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Quale app di tracciamento? 1/3

Riaprire grazie al digitale

Cosa fanno gli altri Paesi (meglio di noi)

di Luciano Ricci e Massimo Pittarello - 08 aprile 2020

In questi giorni di quarantena, in cui si stanno impiegando anche le forze militari per verificare il rispetto delle norme del “lockdown”, si sta progettando la fase 2, con una ripresa graduale delle attività. Purtroppo il governo non sembra avere, né appare al lavoro, per la preparazione dettagliata di questo piano. Che, ovviamente, si compone di diversi elementi: protezioni sanitarie (guanti e mascherine), differenziamento geografico, fasce di età, come tanti altri elementi. Tra cui uno, tanto indispensabile quanto possibile, è cioè il tracciamento digitale degli spostamenti delle persone. Così da identificare i positivi e, eventualmente, avvertire chi vi è entrato in contatto. Apriamo allora un’analisi su come questo sia fattibile – e lo faremo con alcuni approfondimenti sulla privacy, sulle tecnologie già esistenti e su tutti i nodi fondamentali – ma prima di tutto, è necessario guardare a chi è più avanti di noi. Se more solito, l’Italia è piuttosto indietro, altri Paesi hanno possono essere già degli esempi da seguire.

Per esempio, in Cina, Corea del Sud, Singapore ed Israele, i cittadini hanno dovuto installare delle applicazioni che tracciano i loro spostamenti per consentire alle autorità di verificare il rispetto della quarantena, tracciamento degli spostamenti dei positivi al fine di identificare le persone con cui sono entrati in contatto, avere una mappa della dislocazione esatta di tutti i positivi. La raccolta di questi dati su larga scala consente di tracciare i patterns di comportamento sociale in situazioni di emergenza al fine di mettere in evidenza situazioni di panico, fuga dalle città, saccheggi, rivolte nelle carceri, etc. …. ed in alcuni casi ha consentito di rallentare la diffusione del virus. Quindi sarebbe giusto, per noi, capire effettivamente come hanno fatto.

A Singapore l’approccio adottato è stato quello di controllare i contagi direttamente alla fonte. Forti dell’esperienza delle recenti epidemie (Aviaria e H1N1) hanno creato un Centro Nazionale per le Malattie Infettive (NCID) che, oltre all’organizzazione di esercito e protezione civile sul territorio, ha sviluppato tecnologie avanzate per il controllo delle persone contagiate.

Quindi, ad un’azione di ricerca a tappeto sui singoli cittadini degli anticorpi che persistono anche dopo la scomparsa dell’infezione, si sono dotati di strumenti per ricostruire tutti i contatti in modo accurato, così da estendere la quarantena a questo gruppo di persone. L’App sviluppata è stata installata solo a coloro a cui è stata confermata la notifica di positività ed ha consentito di rilevare le persone di sospetto contagio a causa di prossimità con soggetti positivi o per confermata positività degli stessi. L’app consente di condividere la propria posizione e di effettuare delle video chiamate di controllo da remoto.  A questa sottrazione di privacy e libertà è stato corrisposto un indennizzo di circa 75 dollari al giorno per le persone in quarantena ed il riconoscimento di permesso di malattia che non erode il montante ferie. Per i trasgressori non solo multe salata (circa 10.000 dollari), ma 6 mesi di reclusione o addirittura la perdita della cittadinanza.  I risultati sembrano aver avuto ragione.

In Corea del Sud è stata lanciata un’applicazione governativa chiamata “Corona 100” che avvisa i cittadini che si avvicinano a meno di 100 mt da un luogo che è stato visitato da un sospetto o un contagiato.  Questa applicazione si basa sull’incrocio dei dati di geo-localizzazione dell’utente con quelli forniti dal governo. Inoltre, ha obbligato le persone soggette a quarantena ad installare una applicazione che ne controlli il rispetto. Ciò fa leva su un aspetto culturale coreano, che è quello della stima della famiglia e dell’approvazione della comunità. In particolare, chi infrange la quarantena – e tramite questa tecnologia è difficile non scoprirlo – viene posto in condizione di vergogna di fronte alla propria famiglia, al datore di lavoro compromettendone l’onorabilità. Non viene diffuso il nome della persona, ma i dettagli del comportamento anomalo così minuziosi che le persone si riconoscono e li fa sentire sotto osservazione. La vergona al posto del controllo coercitivo.

In Cina sono state sfruttate delle applicazioni già esistenti come WeChat e Aplipay (entrambe altamente diffuse). Il governo ha dunque creato un codice di salute che rappresenta il grado di contagio (verde, giallo, rosso) sulla base dei viaggi effettuati dal singolo cittadino, dal transito e tempo di permanenza nelle zone dell’epidemia, al contatto con potenziali portatori del virus e ai controlli effettuati sugli individui. E questi non si limitano solo ai tamponi per conclamare la positività o meno, ma anche i dati raccolti nelle farmacie per l’acquisto di antivirali, anti infiammatori o antibiotici. Questi dati vengono poi integrati con Gaode Maps (quello che da noi è Google Maps). La strategia del governo è dunque quella di creare un Patrimonio Big Data alimentato dalle attività quotidiane dei cittadini: muoversi, chattare, pagare, comperare. Ovviamente, visto che la penetrazione degli strumenti digitali è molto alta (90%) ma non completa, per i cittadini che non utilizzano questi strumenti, vengono raccolti i dati manualmente per fare data enrichment del campione di utenze. Questo ha consentito al governo di dotare i cittadini di un “lasciapassare” un ‘QR code’ per la fase di ripresa graduale delle attività. Infatti con il QR code i cittadini verranno controllati nell’accesso ai locali pubblici, agli uffici pubblici, sui mezzi di trasporto e per chi vive nei condomini ad alta automazione di aprire la propria porta di casa. Per consentire una più ampia diffusione dell’utilizzo di questi strumenti è stato pensato anche ad un sistema premiante per i cittadini, sia sulla base del loro comportamento, sia sulla base delle segnalazioni di altri cittadini ammalati.

In Israele, visto lo stato di emergenza di guerra che si intreccia spesso con la quotidianità stanno integrando le informazioni sanitarie dei contagiati a Waze- GPS. Queste informazioni andranno a costituire una mappa pubblica ed anonima in cui vengono indicati i luoghi (data ed ora) frequentati dai contagiati al fine di allertare le persone che hanno frequentato quei luoghi per mettersi in auto isolamento ed avvertire le autorità sanitarie. Il progetto è in fase di realizzazione ed è sotto segreto nazionale.

Anche l’India ha appena rilasciato un’app per il tracciamento del contagio, si chiama “un ponte di salute” ed attraverso i dati di geolocalizzazione ed il bluetooth  consente di valutare se un utente è stato a contatto con un positivo. I dati sono conservati in forma criptografata sul dispositivo e vengono condivisi con il governo solo in caso di positività del possessore del dispositivo o di contatto con un soggetto positivo. l’App scaricabile dai principali store digitali supporta 11 lingue e consente anche un triage digitale per aiutare la comprensione dei sintomi del Covi 19. Nel frattempo gli Stato Uniti stanno pianificando la risposta al coronavirus attraverso i dati sulla posizione dei cellulari dei suoi cittadini. I Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) unitamente ai governi statali e quelli locali utilizzano questi dati in modo aggregato ed anonimo per analizzare la presenza ed i flussi delle persone in determinate aree geografiche. L’obiettivo è quello di monitorare le prime 500 città degli US al fine di analizzare quali destinazioni sono ancora frequentate dalla folla. E anche l’Irlanda si sta muovendo verso un app orientata agli small data, cioè al tracciamento dei contatti di un utente positivo in modo rapido al fine di porli immediatamente in quarantena. Questa applicazione dovrà rispettare il regolamento Europeo sulla protezione dei dati GDPR e prevede un utilizzo su base consenziente dell’utente.

E l’Europa, e in particolare l’Italia? lo sapremo nelle  prossime puntante con un approfondimento, appunto, anche delle norme sulla privacy.

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