ultimora
Public Policy
  • Home » 
  • Articoli » 
  • 20200202 - Liberare la liquidità

Soldi fermi, economia moribonda

Liberare la liquidità

Il risparmio è una miniera parte la terza fase dei "Pir"

di Enrico Cisnetto - 02 febbraio 2020

In Italia c’è un tesoro enorme, che potrebbe contribuire in modo decisivo allo sviluppo dell’economia, e che invece è fermo e inutilizzato. Si tratta del risparmio degli italiani, che con lo sviluppo boccheggiante per via degli investimenti ridotti al lumicino, se fosse smobilizzato e convogliato verso impieghi produttivi, rappresenterebbe quella svolta rivoluzionaria che per davvero ridarebbe fiato all’anemica crescita italiana, certificata dall’Istat anche nell’ultimo trimestre del 2019, nel quale il pil è arretrato di tre decimi di punto (peggiore risultato assoluto in Europa).

Eppure ce ne sarebbero tutte le condizioni che questo accadesse, visto che alla minima iniziativa, i risultati arrivano immediati, e netti. Per esempio, a fine 2019 è stata lanciata la “terza generazione” dei piani individuali di risparmio (PIR), strumento con cui i patrimoni individuali possono essere veicolati collettivamente verso le piccole imprese. E per quest’anno dovrebbero raccogliere 3 miliardi, arrivando a coprire l’8% del listino AIM. Purtroppo lo strumento si era impallato per le riforme del governo Conte1 che, con troppe regole e prescrizioni, ne ingessavano l’operatività. Ma prima di allora i risultati erano già stati assai positivi. Lanciati nel 2017 allo scopo di agevolare il finanziamento a medio e lungo termine delle imprese, nei primi due anni i PIR avevano raccolto la considerevole cifra di 12 miliardi. Insomma, c’è molto margine.

D’altra parte, ci sono almeno 1.500 miliardi di liquidità bloccati sui conti correnti, principalmente perché gli italiani non sanno cosa farne. Per cui l’obiettivo dei 3 miliardi di quest’anno deve essere considerato solo un minuscolo inizio. Tanto più che il patrimonio privato, quantificato da Bankitalia in 9.500 miliardi, è pari a 9 volte il reddito, mentre per i tedeschi si ferma a un moltiplicatore di 6,3 e negli Usa di 4,8. Al contrario il nostro pil pro-capite, oltre ad essere stagnante, perde 10 punti rispetto alla media europea, 23 punti verso la Germania e 43 con gli Stati Uniti.Per cui è evidente che la sfida delle sfide è mobilitare tutta questa liquidità. Tanto più che gli investimenti, quelli pubblici come quelli privati, sono ormai al minimo storico. E ancor di più perché la nostra economia è ancora troppo dipendente dalle banche, da cui dipendono il 90% dei finanziamenti alle aziende contro il 78% dell’Europa e appena il 19% degli Stati Uniti.

Insomma, proporzionalmente abbiamo tanti soldi, ma li lasciamo marcire sotto al materasso. Per questo non bisogna solo sostenere, ma anche implementare meccanismi che aiutino a trasformare in sviluppo il patrimonio improduttivo e “immobile” (perché costituito in prevalenza da abitazioni): dal prestito vitalizio ipotecario ai PIR, passando per le risorse gestite da casse previdenziali (circa 100 miliardi), fondi pensione e assicurazioni. Siamo un Paese nominalmente povero, ma abitato da gente ricca. Con i soldi fermi e l’economia moribonda. Per cui quello che serve è un ponte, robusto ed efficiente, per far viaggiare il risparmio verso lo sviluppo. (twitter @ecisnetto)

Social feed




documenti

Test

chi siamo

Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.