I privati finanzino la politica
Seguire il modello americano per aumentare trasparenza e partecipazione
di Alessandro Strozzi - 02 ottobre 2019
Il Russia Gate in salsa leghista, il ruolo della Fondazione Open nell’ascesa di Renzi, il legame tra Forza Italia e le aziende del suo padrone o il potere della Casaleggio Associati sul Movimento 5 Stelle. Ancora oggi quello dei finanziamenti privati ai partiti politici resta un nodo irrisolto, che necessiterebbe invece di una revisione generale basata sul buonsenso.
L’istituto in Italia è regolato da un decreto legge del 2013, convertito nel 2014. Tale legge ha determinato dal 2017 il venir meno il sistema dei finanziamenti pubblici ai partiti, uno degli istituti più travagliati e discussi dall’inizio della storia repubblica. Questo “addio” ha rappresentato l’inizio di una grande sfida per il mondo politico italiano in merito all’adozione di un corretto approccio alla questione dei finanziamenti privati. La caduta della Prima Repubblica, con Mani Pulite, arrivò proprio sulle modalità di finanziamento della politica.
Indubbiamente, con il nuovo assetto istituzionale, è necessario che il mondo politico inneschi un fruttuoso dialogo con il mondo imprenditoriale ed economico/finanziario per una chiara definizione della questione. Tutto ciò a beneficio della trasparenza e della correttezza, al fine di tranquillizzare l’opinione pubblica, ridurre le dietrologie ed assicurare più risorse ad un sistema, quello dei partiti, che è ormai agonizzante, trascinato solamente da finalità contingenti e strutture contraddistinte da parossismo leaderistico. Insomma, anche per difendere la politica, renderla più solida, meno aggredibile.
Finanziamenti privati: USA e Italia a confronto
Gli Stati Uniti possono rappresentare un buon esempio per il nostro paese, avendo consolidato nel corso del tempo una chiara consapevolezza sul funzionamento dei finanziamenti privati, che ad ogni tornata elettorale supportano con miliardi di dollari la politica locale e federale. Il fund-raising dal basso, a colpi da 10 dollari, che ha condotto Obama prima a vincere le primarie e poi alla Casa Bianca, è ormai un dato assodato. La maggior parte dei finanziamenti non arriva, infatti, da leviatani quali grande banche o corporations multinazionali; al contrario, gli stessi miliardi sono versati, con grande senso civico, dalla stragrande maggioranza dei cittadini americani. In Italia, invece, il rapporto partiti-cittadini è andato deteriorandosi sempre più, con uno dei principali strumenti di finanziamento privato, quello della destinazione del 2X1000, che viene utilizzato circa dal solo 3% dei cittadini italiani. Spiccioli in confronto ai 2,4 miliardi di dollari provenienti dai privati cittadini americani che, secondo di dati della Federal Election Commission, son stati raccolti per la campagna elettorale USA del 2000 (oltre l’80% dei 3 miliardi totali).
In Italia i destinatari di finanziamenti possono essere solo i partiti politici iscritti presso il Registro Nazionale dei partiti politici che si trova presso la Commissione di garanzia degli statuti per la trasparenza e per il controllo dei rendiconti dei partiti politici. I requisiti per l’ammissione al finanziamento privato sono basati su criteri relativi al numero di eletti del partito. I partiti che ricevono i finanziamenti sono obbligati a rendere edotta la Presidenza della Camera dei Deputati in merito all’elenco dei soggetti che hanno erogatori di finanziamenti. Le fondazioni e le associazioni che erogano donazioni o contribuiscono al finanziamento di iniziative e servizi in favore di partiti o movimenti politici in misura superiore al 10% delle proprie attività nell’esercizio dell’oggetto sociale, sono obbligate al rispetto di criteri di trasparenza e pubblicità degli statuti e dei bilanci.
Negli USA il trait d’union principale tra politica e finanziamenti sono i Political action committee (PAC), che raccolgono fondi tra i propri membri per effettuare donazioni a sostegno o per ostacolare candidati, referendum o iniziative legislative. Tra i più importanti quelli per il sostegno a un candidato alla presidenza degli Stati Uniti d’America. Questi enti sono oggetto di una regolamentazione molto stringente con limiti di spesa e un tetto alle donazioni che possono ricevere. Al loro fianco, da una sentenza del 2010 della Corte Suprema, sono nati i super PAC, che per una diversa situazione giuridica possono invece accettare denaro da qualsiasi fonte, sempre con obbligo di trasparenza. I PAC e i super PAC intervengono nelle campagne elettorali come enti separati e indipendenti dal candidato o dal suo partito. La Federal Election Commission pubblica i rendiconti presentati dalle campagne del Senato, della Camera dei rappresentanti e della Presidenza, che specificano il denaro raccolto e speso da ciascuna campagna nonché un elenco di tutti i donatori che hanno contribuito con importi superiori a 200 dollari. Come risulta a questo punto chiaro, le aziende non hanno la facoltà di finanziare direttamente la politica statunitense e per questo motivo hanno la necessità di costituire dei PAC oppure sensibilizzare i dipendenti ad orientare le proprie donazioni.
Le tipologie di finanziamento privato in Italia sono tre: il 2%1000; erogazioni liberali in denaro, consentite a condizione che il versamento delle somme sia eseguito tramite banca o ufficio postale o mezzi che garantiscano la tracciabilità dell’operazione e l’esatta identificazione soggettiva e reddituale del suo autore; le accolte telefoniche di fondi. È previsto un tetto massimo di 100.000 euro per il finanziamento delle persone fisiche al singolo partito, tetto massimo che vale invece in assoluto per le persone giuridiche. Al contrario non è previsto alcun limite per i conferimenti mortis causa. I benefici economici che possono conseguire ai finanziamenti sono di due tipologie, ovvero detrazioni e spese detraibili. Negli States esistono limiti precisi a quanto in un anno solare individui, comitati nazionali dei partiti, comitati statali e locali dei partiti e PACs possono donare, come in Italia. I contributi superiori a 100 dollari devono essere erogati utilizzando strumenti come assegno, vaglia postale o altro strumento scritto. Da notare che invece negli stati uniti i contributi individuali non sono detraibili dalle tasse. Sono fiscalmente detraibili solamente i contributi a favore degli enti appartenenti alla sezione 501 dello United States Code, che raggruppa una serie di organizzazioni svincolate dal pagamento di alcune tasse federali.
Diversamente dal caso americano, la normativa approvata dal Parlamento italiano permette alle imprese di poter finanziare direttamente i partiti politici, esponendosi maggiormente ad alcuni rischi che, se si procedesse verso un sistema sul modello americano, verrebbero se non annullati, almeno mitigati: un rischio economico, relativo al ritorno rispetto al proprio contributo, davvero incerto; un rischio reputazionale, che soggiace ad ogni tipo di connessione tra aziende e figure governative; un rischio di governance interno all’azienda, in cui la decisione di finanziare un determinato partito potrebbe non essere condivisa da stakeholders o azionisti; infine un rischio giudiziario, con la possibilità di avvio di indagini che posso avere un effetto disastroso sull’immagine dell’azienda e sulla sua attività. Un primo passo di avvicinamento verso un sistema maturo come quello statunitense potrebbe essere l’attuazione di alcun misure di buon senso mirate a mitigare i rischi suddetti: lo stabilire una chiara responsabilità in capo ad AD e CdA in merito a finanziamenti (negli USA la responsabilità è in capo allo steering committee del PAC); la definizione di un chiaro processo decisionale interno all’azienda sui finanziamenti che vengono effettuati; una compliance assoluta con la 231 2001, tramite l’istituzione di presidi organizzativi adeguati per evitare la responsabilità ente per mala gesto dei finanziamenti ai partiti.
Bisogna poi aggiungere che talvolta quello che sembra uscire dalla porta, rientra dalla finestra. In Italia è stato abolito il finanziamento pubblico ai partiti, ma non quello ai gruppi parlamentari, che ricevano finanziamenti ad hoc dai bilanci delle rispettive Camere di appartenenza, secondo norme stabilite nei regolamenti del 1971 così come novellati nel 2012. E spesso i dipendenti dei partiti, non a caso, sono finiti a lavorare per i gruppi parlamentari.
Finanziamenti Esteri
Il Federal Election Campaign Act (FECA) vieta a qualunque straniero di contribuire, donare o spendere denaro con riferimento alle elezioni federali, statali o locali negli Stati Uniti, direttamente o indirettamente. È inoltre illegale aiutare uno straniero a infrangere il suddetto divieto oppure richiedere, ricevere o accettare contributi o donazioni da stranieri. Chi agisce non rispettando queste disposizioni potrebbe essere soggetto a sanzioni, anche detentive. La FEC vieta anche alle aziende, alle organizzazioni sindacali, agli appaltatori del governo federale, agli stranieri e ai minori di versare fondi; i contribuiti erogati in nome di terzi sono proibiti. Questo è un punto di particolare rilevanza completamente ignorato nel nostro sistema paese, dove il Parlamento dovrebbe prendersi carico di normare la spinosa ed attualissima questioni dei finanziamenti esteri. Negli USA gli stranieri non possono erogare contributi o sostenere spese per le elezioni, mentre in Italia si fa sempre più pesante l’assenza di un divieto espresso di finanziamenti provenienti dall’estero, nel senso di paesi extra ue, cosa che invece applicano la maggior parte degli stati membri e altre democrazie occidentali.
Intervento Auspicabile
Sarebbe per quanto detto opportuno valutare la possibilità di un cambiamento legislativo che permetta di seguire l’esempio americano, ovvero l’inserimento di un’entità terza che sia posta in posizione intermedia tra il mondo economico e quello politico. Il modello di riferimento può essere proprio quello dei PAC e dei Super PAC. Dalle fondazioni politiche, alle associazioni, passando per gruppi parlamentari e think tank, la galassia di strutture che svolgono attività politiche in Italia sono aumentate, come la vecchia Vedrò di Letta, la SUM di Casaleggio e la Open di Renzi. Ma aumentando la complessità, le leggi del nostro paese stanno avendo difficoltà ad intervenire in maniera appropriata con regole chiare e dirette. Quando negli ultimi anni si è intervenuto per richiedere maggiori e migliori informazioni, spesso ci si è dimenticati di mettere in piedi un giusto sistema per il monitoraggio del rispetto delle regole. Con l'approvazione della legge anticorruzione e del decreto crescita il si è intervenuto nuovamente sulla materia, ma il tema principale non è risolto. L’unico grande passo in avanti è stata l’equiparazione ai partiti di tutte le fondazioni, associazioni e comitati che presentino determinate caratteristiche.
Bisognerebbe a questo punto costituire una tipologia di struttura che venga posta realmente sotto la sorveglianza della Commissione di garanzia degli statuti per la trasparenza e per il controllo dei rendiconti dei partiti politici oppure di un ente autonomo come l’ANAC, con garanzie più stringenti di trasparenza e di certezza della pena in caso di violazioni della normativa. Questa ipotetica struttura sarebbe un soggetto e terzo rispetto ad associazioni, fondazioni e comitati, tramite cui le aziende potrebbero finanziare i partiti, in modo esclusivo. Le scelte sulla destinazione dei finanziamenti verranno prese da un organo esecutivo interno sul modello della steering committee dei PAC.
Un nuovo flusso di capitali ben regolato e costante verso la politica italiana sarebbe di certo un’iniezione di linfa vitale nell’intero sistema istituzionale. Ne beneficerebbero tutti, dai partiti ai singoli parlamentari, alle aziende, sino alla cittadinanza tutta, che sarebbe messa in grado di tornare a coltivare la propria fiducia verso la cosa pubblica, rincuorata da maggiore trasparenza e desiderio di partecipazione. E se, parafrasando il Barone Nathan Rothschild, bisogna investire proprio quando un mercato è in crisi, allora, mai come oggi, occorre investire nella politica.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.