Il suicidio dell'europa
Articolo pubblicato su Quotidiano Nazionale del 18-10-2018
di Enrico Cisnetto - 18 ottobre 2018
Siamo appesi a un filo. Se le sagge parole di Draghi, che predicava un generale abbassamento dei toni in modo che tra Roma e Bruxelles si possa trovare un onorevole “compromesso” sulla manovra di bilancio, avevano indotto i mercati ad imboccare la via della moderazione, con lo spread sceso a 290 punti e la Borsa in recupero, è bastata un’improvvida dichiarazione, pur successivamente corretta, del commissario Ue tedesco Günther Oettinger, secondo cui la manovra italiana non essendo in linea con le direttive europee sarà bocciata, per rimandare agli inferi piazza Affari e risospingere il differenziale tra Btp e Bund a quota 310. C’è troppa tensione, anche perché mancano pochi giorni al “giorno del giudizio” – la pagella delle società di rating, che potrebbero declassare il nostro debito portandolo ad un solo passo dalla zona rossa dei titoli spazzatura – e indubbiamente l’Italia è la prima a farne le spese. Ma anche l’Europa finirà col pagare un prezzo alto a questa tenzone. E rischia di accorgersene il prossimo maggio, quando le elezioni europee finiranno per tradursi in una guerra di religione tra europeisti e sovranisti.
Così non si può e non si deve andare avanti. Il presidente della Bce era stato chiaro: dopo aver fatto visita al presidente Mattarella, aveva richiamato tutti alla ragionevolezza, consapevole che l’esplodere del “caso Italia” finirebbe per comportare una destabilizzazione dell’eurosistema di una tale gravità da mettere in pericolo la continuità della moneta unica e generare una nuova recessione. Il messaggio non era rivolto solo ai governanti italiani, cui basterebbe chiudere la bocca e mettere per un momento la mordacchia ai proclami, ma anche ai leader e ai burocrati europei, invitati a riflettere sul fatto che lo sforamento dei parametri previsto nella manovra pentaleghista non è il primo e non sarà l’ultima a manifestarsi in Europa. Come a dire a tedeschi e francesi, oltre che ai commissari Ue: non impuntatevi più di tanto, perché finirete col fare il gioco dei sovranisti. Ma evidentemente non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, al di qua come al di là delle Alpi.
Eppure l’analisi di Draghi non fa una grinza: l’Italia senza l’Europa è destinata a naufragare nel mare troppo grande della globalizzazione, e l’Europa senza l’Italia non può sopravvivere a se stessa e andrebbe rifondata. Dunque non conviene a nessuno farsi una guerra che, al di là delle ragioni e dei torti, finirebbe per concludersi mortalmente per entrambi i fronti combattenti. O meglio, conviene solo a chi, nella lotta per nuovi equilibri geo-politici e per la divisione delle risorse planetarie, ha interesse a che l’Europa soccomba. (twitter @ecisnetto)
L'EDITORIALE
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