Il Paese degli eccessi
Perché la somma di Italicum, riforme istituzionali e Renzi a Palazzo Chigi è un potenziale corto circuito
di Massimo Pittarello - 27 aprile 2015
Quando niente e quando troppo. L’Italicum è al rush finale alla Camera, il ddl riforme istituzionali al Senato a metà percorso, Matteo Renzi residente a Palazzo Chigi. Tre elementi che, singolarmente sono la fisiologica reazione ad anni di immobilismo nei rispettivi campi ma che, sommati, potrebbero costituire un pericoloso eccesso.
In passato ogni iniziativa per superare l’attuale sistema istituzionale e, in particolare, il bicameralismo perfetto, è sempre naufragata nel nulla. A lungo siamo rimasti impantanati in un modello unico al mondo e che ci obbliga a doppi passaggi parlamentari e doppio vincolo di fiducia, che ha moltiplicato i veti, allungato i tempi, complicato le procedure. Con tutti i dubbi e gli interrogativi esistenti su diversi aspetti della riforma costituzionale, è indubbio che essa rappresenti una novità radicale potenzialmente in grado di scardinare un sistema istituzionale ingessato.
Noi, però, siamo quelli del tutto e subito, incapaci di avanzare per gradi. Tra qualche giorno l’aula della Camera procederà all’esame dell’Italicum, legge elettorale partita “con il più ampio consenso possibile”, passata al Senato grazie ai voti di Forza Italia, ma su cui il governo potrebbe ora imporre il voto di fiducia. Se così fosse le nuove regole del gioco non sarebbero figlie di una condivisione, ma il frutto di una prova di forza della maggioranza, tra l’altro più instabile di quella che approvò il Porcellum.
Sommate legge elettorale e riforme istituzionali e avrete di fronte il potenziale mutamento radicale del nostro sistema politico-istituzionale. Finalmente, dirà qualcuno. Certo, ma guai a sottovalutare il terzo elemento: Matteo Renzi a Palazzo Chigi.
Dopo un “re che non governava” (Berlusconi) e primi ministri ostaggio delle fazioni interne (i governi del centrosinistra), l’attuale premier ha rivoluzionato il metodo di gestione del potere. Ha nominato amici e fedelissimi nei centri di comando, ha costituito una sorta di “governo informale” a Palazzo Chigi che ha esautorato i ministri ufficiali, ha abolito il pre-consiglio dei Ministri, approva decreti che vengono pubblicati in Gazzetta Ufficiale più tardi di qualunque altro nella storia, interrompe i Consigli dei Ministri per twittare o rilasciare qualche dichiarazione alla stampa. Finalmente il ritorno della politica, di qualcuno che è in grado di decidere, gioiscono in molti e ovviamente il successo di Renzi è dovuto anche a questa sua immagine, che in qualche modo l’elettorato aspettava da tempo.
Però, se è vero che la costituzione materiale non si compone solo delle norme formali, ma anche dalla realtà e dai poteri effettivi, qui si rischia di passare da un eccesso ad un altro. L’attuale premier si muove con disinvoltura e piega parlamento e minoranze al suo volere anche con l’attuale sistema istituzionale, qui che a Berlusconi “non permetteva di governare”.
Ora, date al giovin fiorentino una maggioranza schiacciante in una sola Camera, un solo vincolo di fiducia, la frammentazione delle opposizioni, una legge elettorale fortemente maggioritaria, la riforma in senso governativo della Rai, uno Iphone con connessione a internet e qui, dalla paralisi più totale si rischia di passare, da un eccesso all’altro ad un vortice inarrestabile. In medio stat virtus, diceva Aristotele. Beato lui. (twitter @gingerrosh)
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.