Una sinergia fra moderati, laici e liberali
Verso una coalizione a quattro
Costruire con Gianfranco Fini l'alternativa Gollista e Liberaldemocratica per l'Italiadi Luca Bagatin - 26 aprile 2010
Da oltre un anno Gianfranco Fini si sta muovendo per l"alternativa.
L"alternativa a che cosa?
Ad una maggioranza di governo capitanata - "ad interim" - da un Silvio Berlusconi che, checchè ne dica, è al traino di una Lega Nord conservatrice e statalista.
Un Silvio Berlusconi neo-filo-sovietico amico di Putin e di Gheddafi in chiave anti-occidentale.
Un Silvio Berlusconi che ha selezionato la sua classe dirigente sulla base più del "sex appeal" che delle reali competenze politiche. Un Silvio Berlusconi che, da troppo tempo, ha dimostrato di non voler fare alcuna riforma liberale e garantista del mondo del lavoro e della giustizia. Gianfranco Fini è passato dunque al contrattacco fondando prima un "think-tank", Fare Futuro, ed oggi una corrente interna al PdL. Ovviamente ci aspettiamo molto, ma molto di più. Il PdL non è un partito, ma un "comitato d"affari" al pari del suo omologo Pd. Non ha un"ossatura ideale né tantomeno un progetto politico di ampio respiro.
Gianfranco Fini, è vero, proviene dalle file del principale partito della destra italiana. Un partito, il Msi prima e An poi, che certo non ha mai avuto nulla a che spartire con la destra liberale europea. Purtuttavia, poiché solo i cretini non cambiano mai idea, Fini ha dimostrato di essersi evoluto sia ideologicamente che politicamente.
A differenza dei cattocomunisti, ha abiurato in toto al suo passato postfascista e ha contribuito - già con An - a dare un"impronta gollista al suo partito. Il che, infatti, gli è costata la scissione dei fascisti della destra sociale di Storace e della Santanchè. Oggi Gianfranco Fini ed i suoi fedelissimi mirano alla costruzione di un partito moderno, laico, gollista e di destra liberale. Che guarda a Sarkozy, a Cameron e persino ai Liberaldemocratici inglesi.
In questo senso, infatti, sarebbe utile una spaccatura costruttiva del PdL, come sostengo da tempo, per la costruzione di un"alternativa liberal-moderata alla conservazione esistente. Un"alternativa capace di attrarre non solo i voti di quanti non si riconoscono nell"attuale leadership berlusconiana, ma anche di coloro i quali non vanno più a votare o sono delusi dall"attuale centrosinistra. In questo senso, Fini, potrebbe costruire un suo movimento politico che da subito potrebbe attrarre - approssimativamente - il 10% dell"elettorato. E partire con la costruzione di una nuova coalizione di centro-destra (con il trattino!) in alternativa alla Lega ed a Berlusconi, ma anche, certamente, all"ormai marginalissimo Pd.
Una coalizione che potrebbe contare sul sostegno dell"Udc di Casini e dell"Api di Rutelli e Tabacci, alla quale si sono già aggregati anche i liberali di Zanone. E a noi laici, repubblicani del PRI, liberali del PLI e - se lo volessero - anche i Radicali, non rimarrebbe che costituire un rassemblement denominabile, preferibilmente, "Unione Liberaldemocratica" a sostegno dello stesso Gianfranco Fini. Forse corro troppo con la fantasia, ma ritengo che una coalizione a quattro (Movimento di Fini, Udc, Api, Laici-Libdem) di tal fatta potrebbe certamente scompaginare i giochi e puntare a rappresentare quasi un terzo dell"elettorato.
Coalizione unita su pochi ma condivisi punti programmatici: politica estera filo-occidentale senza tentennamenti o connivenze con dittature o presunte tali; politica di integrazione dell"immigrazione con il riconoscimento dei diritti di cittadinanza, ma anche di rigore nei confronti dei clandestini; politica economica di sostegno alle piccole e medie imprese che miri alla detassazione dei redditi ed all"erogazione di congrui ammortizzatori sociali; riforma della giustizia che punti alla separazione delle carriere dei magistrati ed alla responsabilità civile del giudice ed alla spoliticizzazione del CSM; abolizione delle Province, dei consorzi, delle comunità montane ed accorpamento dei piccoli comuni. Con Gianfranco Fini leader ed una sinergia fra moderati, laici e liberali, tutto ciò, forse, sarà possibile. Diversamente, la stagnazione regnerà sovrana.
Un Silvio Berlusconi che ha selezionato la sua classe dirigente sulla base più del "sex appeal" che delle reali competenze politiche. Un Silvio Berlusconi che, da troppo tempo, ha dimostrato di non voler fare alcuna riforma liberale e garantista del mondo del lavoro e della giustizia. Gianfranco Fini è passato dunque al contrattacco fondando prima un "think-tank", Fare Futuro, ed oggi una corrente interna al PdL. Ovviamente ci aspettiamo molto, ma molto di più. Il PdL non è un partito, ma un "comitato d"affari" al pari del suo omologo Pd. Non ha un"ossatura ideale né tantomeno un progetto politico di ampio respiro.
Gianfranco Fini, è vero, proviene dalle file del principale partito della destra italiana. Un partito, il Msi prima e An poi, che certo non ha mai avuto nulla a che spartire con la destra liberale europea. Purtuttavia, poiché solo i cretini non cambiano mai idea, Fini ha dimostrato di essersi evoluto sia ideologicamente che politicamente.
A differenza dei cattocomunisti, ha abiurato in toto al suo passato postfascista e ha contribuito - già con An - a dare un"impronta gollista al suo partito. Il che, infatti, gli è costata la scissione dei fascisti della destra sociale di Storace e della Santanchè. Oggi Gianfranco Fini ed i suoi fedelissimi mirano alla costruzione di un partito moderno, laico, gollista e di destra liberale. Che guarda a Sarkozy, a Cameron e persino ai Liberaldemocratici inglesi.
In questo senso, infatti, sarebbe utile una spaccatura costruttiva del PdL, come sostengo da tempo, per la costruzione di un"alternativa liberal-moderata alla conservazione esistente. Un"alternativa capace di attrarre non solo i voti di quanti non si riconoscono nell"attuale leadership berlusconiana, ma anche di coloro i quali non vanno più a votare o sono delusi dall"attuale centrosinistra. In questo senso, Fini, potrebbe costruire un suo movimento politico che da subito potrebbe attrarre - approssimativamente - il 10% dell"elettorato. E partire con la costruzione di una nuova coalizione di centro-destra (con il trattino!) in alternativa alla Lega ed a Berlusconi, ma anche, certamente, all"ormai marginalissimo Pd.
Una coalizione che potrebbe contare sul sostegno dell"Udc di Casini e dell"Api di Rutelli e Tabacci, alla quale si sono già aggregati anche i liberali di Zanone. E a noi laici, repubblicani del PRI, liberali del PLI e - se lo volessero - anche i Radicali, non rimarrebbe che costituire un rassemblement denominabile, preferibilmente, "Unione Liberaldemocratica" a sostegno dello stesso Gianfranco Fini. Forse corro troppo con la fantasia, ma ritengo che una coalizione a quattro (Movimento di Fini, Udc, Api, Laici-Libdem) di tal fatta potrebbe certamente scompaginare i giochi e puntare a rappresentare quasi un terzo dell"elettorato.
Coalizione unita su pochi ma condivisi punti programmatici: politica estera filo-occidentale senza tentennamenti o connivenze con dittature o presunte tali; politica di integrazione dell"immigrazione con il riconoscimento dei diritti di cittadinanza, ma anche di rigore nei confronti dei clandestini; politica economica di sostegno alle piccole e medie imprese che miri alla detassazione dei redditi ed all"erogazione di congrui ammortizzatori sociali; riforma della giustizia che punti alla separazione delle carriere dei magistrati ed alla responsabilità civile del giudice ed alla spoliticizzazione del CSM; abolizione delle Province, dei consorzi, delle comunità montane ed accorpamento dei piccoli comuni. Con Gianfranco Fini leader ed una sinergia fra moderati, laici e liberali, tutto ciò, forse, sarà possibile. Diversamente, la stagnazione regnerà sovrana.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.