La batosta elettorale e la fine del berlusconismo
Verso la svolta
Il "dopo" non può che essere una nuova Assemblea Costituente che dia vita alla Terza Repubblicadi Angelo Romano - 31 maggio 2011
Sandro Bondi, con eleganza, si é già dimesso. Sotto a chi tocca. La batosta elettorale del Pdl non può lasciare nessuno impunito, dal centro alla periferia.
Il Cavaliere ha le sue colpe, prima fra tutte la rottura con Fini che lo conteneva, che ne incanalava l"esuberanza nell"alveo della politica, ma ancora più colpevoli sono gli ottusi consiglieri, gli acritici lacché, gli yes-man con la sindrome del no, i tanti, quelli si, "senza cervello", cresciuti all"ombra e nella venerazione del capo, nutriti acriticamente dal suo "carisma" e mai da una buona lettura, irrobustiti dal pensiero unico, incapaci di critica e mai desiderosi di confronto, i teorizzatori del partito carismatico, i costruttori delle "macchine del fango", i mezzani compiacenti, i procacciatori di puttane, gli organizzatori di cricche, i cacciatori di appalti contro mazzette, gli elargitori di benefici in cambio di "massaggi", di appartamenti che piovono dal cielo e di vacanze dorate, i sostenitori del parlamento dei nominati, del falso bipolarismo, della consociazione perpetua, del mercato dei parlamentari, gli alfieri di una Seconda Repubblica promessa e mai nata.
Parassiti, zecche sul corpo della Repubblica che Berlusconi, nel suo delirio di onnipotenza, non ha visto o non ha voluto vedere o ha sottovalutato e tollerato. Quanto basta per processarlo davanti al tribunale della storia - altro che toghe rosse - e condannarlo all"esilio dalla politica per alto tradimento delle speranze di un popolo che gliele aveva affidate, confidando in lui. Queste elezioni sono il presagio della fine di un mondo che non ci piace: edonista, consumista, narcisista, egoista, arrogante e conformista, sono il presagio del cambiamento che rompe gli schemi, del nuovo che si coagula, di un popolo che si scuote dal letargo, dalla monotonia soporifera dell"imbonimento televisivo, per riappropriarsi del suo destino, della libertà non più marchiata Berlusconi.
E rappresentano anche l"epilogo della Seconda Repubblica e del falso assetto bipolare visto che, spontaneamente, nasce a Napoli come a Milano, un altro Polo: quello della protesta liberatoria e libertaria, che già aveva messo radici con gli exploit, a macchia di leopardo, dei grillini. Occorre pensare al "dopo" e per questo é tempo di autocritica. Per tutti. Per la sinistra, che deve imparare a rifiutare ogni rapporto di vicinanza o di scambio con la magistratura politicizzata (che esiste e non é un"invenzione del Cavaliere), affinché tutta torni ad essere un potere davvero indipendente, che deve reimpostare le sue "relazioni sindacali", per non perpetuare l"ingiustizia sociale tra ceti protetti ad oltranza ed altri abbandonati alle tempeste del mercato.
Per la destra, che deve imparare che non esistono "uomini della provvidenza", ma solo persone più capaci e disponibili a perseguire il bene collettivo. Per il Centro che non può sempre pretendere di farsi ago della bilancia. Per la Lega che non può non capire che l"Italia é una e indivisibile e che il federalismo può essere benefico solo se si supera l"attuale regionalismo. E il "dopo" non può che essere una nuova Assemblea Costituente che dia vita alla Terza Repubblica.
Parassiti, zecche sul corpo della Repubblica che Berlusconi, nel suo delirio di onnipotenza, non ha visto o non ha voluto vedere o ha sottovalutato e tollerato. Quanto basta per processarlo davanti al tribunale della storia - altro che toghe rosse - e condannarlo all"esilio dalla politica per alto tradimento delle speranze di un popolo che gliele aveva affidate, confidando in lui. Queste elezioni sono il presagio della fine di un mondo che non ci piace: edonista, consumista, narcisista, egoista, arrogante e conformista, sono il presagio del cambiamento che rompe gli schemi, del nuovo che si coagula, di un popolo che si scuote dal letargo, dalla monotonia soporifera dell"imbonimento televisivo, per riappropriarsi del suo destino, della libertà non più marchiata Berlusconi.
E rappresentano anche l"epilogo della Seconda Repubblica e del falso assetto bipolare visto che, spontaneamente, nasce a Napoli come a Milano, un altro Polo: quello della protesta liberatoria e libertaria, che già aveva messo radici con gli exploit, a macchia di leopardo, dei grillini. Occorre pensare al "dopo" e per questo é tempo di autocritica. Per tutti. Per la sinistra, che deve imparare a rifiutare ogni rapporto di vicinanza o di scambio con la magistratura politicizzata (che esiste e non é un"invenzione del Cavaliere), affinché tutta torni ad essere un potere davvero indipendente, che deve reimpostare le sue "relazioni sindacali", per non perpetuare l"ingiustizia sociale tra ceti protetti ad oltranza ed altri abbandonati alle tempeste del mercato.
Per la destra, che deve imparare che non esistono "uomini della provvidenza", ma solo persone più capaci e disponibili a perseguire il bene collettivo. Per il Centro che non può sempre pretendere di farsi ago della bilancia. Per la Lega che non può non capire che l"Italia é una e indivisibile e che il federalismo può essere benefico solo se si supera l"attuale regionalismo. E il "dopo" non può che essere una nuova Assemblea Costituente che dia vita alla Terza Repubblica.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.