Il vero problema non è il Grillo sparlante
Urgono riforme istituzionali
Di fronte al vaniloquio della piazza risponde il turpiloquio della politicadi Davide Giacalone - 14 settembre 2007
In democrazia è normale che vi sia la protesta, che il malumore agiti la piazza, che qualche capopopolo si presti alla sorte di Tommaso Aniello. I guai cominciano non quando un Grillo dà voce alla rabbia ed alla sfiducia, ma quando la politica si mostra tremula ed impotente, colma d’omarini che inseguono l’ultimo privilegio, vogliosa di sfruttare quella piazza gettando sulla forca l’avversario. Il dramma si produce quando l’unico cambiamento possibile sembra essere la distruzione dell’esistente. Non ci si preoccupi per gli strilli degli agitatori, ma per il silenzio delle idee.
A destra ed a sinistra si dice di voler costruire due nuovi partiti, che già partono male perché pretendono d’essere “unici”. Da ambo le parti non si comincia dalle idee e dai programmi, ma si fa un gran parlare delle modalità, degli equilibri, degli alleati. Roba che dovrebbe venire dopo. Se vorranno essere “unici”, per vincere toccherà loro imbarcare più identità possibili, il che li renderà simili alle due coalizioni esistenti: buone per le elezioni e non per il governo. Se, invece, vorranno puntare a governare, dovranno attirare voti promettendo risultati, il che significa scegliere quali interessi ed idee rappresentare. A sinistra, invece, si confrontano più candidati ma non più programmi, ed il vincitore annunciato è un prodotto vivente della non-identità. A destra c’è chi vorrebbe un partito con regole democratiche e chi preferisce uno strumento che renda possibile il governo del premier. Da una parte e dall’altra si sfugge alla domanda: ma per fare cosa?
Abbiamo bisogno di riforme costituzionali che siano levatrici di un nuovo mondo politico. Di tagliare drasticamente la spesa pubblica e di rivoluzionare il sistema fiscale. Di restituire dignità alle istituzioni e di far tornare la giustizia nei tribunali. Dobbiamo strappare l’Italia ai cadaveri del secolo scorso. Non sappiamo che farcene di buonismi incoscienti, utili solo a farsi benvolere da tutti, abbiamo bisogno di proposte che dividono, ma spingono al cambiamento. Quello della piazza bolognese è vaniloquio, il turpiloquio è di una classe dirigente, non solo politica, che non sa essere tale, che per salvarsi asseconda il brutto che ci circonda, essa stessa espressione dei peggiori costumi, come il culto del tornaconto.
Pubblicato su Libero di venerdì 14 settembre
A destra ed a sinistra si dice di voler costruire due nuovi partiti, che già partono male perché pretendono d’essere “unici”. Da ambo le parti non si comincia dalle idee e dai programmi, ma si fa un gran parlare delle modalità, degli equilibri, degli alleati. Roba che dovrebbe venire dopo. Se vorranno essere “unici”, per vincere toccherà loro imbarcare più identità possibili, il che li renderà simili alle due coalizioni esistenti: buone per le elezioni e non per il governo. Se, invece, vorranno puntare a governare, dovranno attirare voti promettendo risultati, il che significa scegliere quali interessi ed idee rappresentare. A sinistra, invece, si confrontano più candidati ma non più programmi, ed il vincitore annunciato è un prodotto vivente della non-identità. A destra c’è chi vorrebbe un partito con regole democratiche e chi preferisce uno strumento che renda possibile il governo del premier. Da una parte e dall’altra si sfugge alla domanda: ma per fare cosa?
Abbiamo bisogno di riforme costituzionali che siano levatrici di un nuovo mondo politico. Di tagliare drasticamente la spesa pubblica e di rivoluzionare il sistema fiscale. Di restituire dignità alle istituzioni e di far tornare la giustizia nei tribunali. Dobbiamo strappare l’Italia ai cadaveri del secolo scorso. Non sappiamo che farcene di buonismi incoscienti, utili solo a farsi benvolere da tutti, abbiamo bisogno di proposte che dividono, ma spingono al cambiamento. Quello della piazza bolognese è vaniloquio, il turpiloquio è di una classe dirigente, non solo politica, che non sa essere tale, che per salvarsi asseconda il brutto che ci circonda, essa stessa espressione dei peggiori costumi, come il culto del tornaconto.
Pubblicato su Libero di venerdì 14 settembre
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DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.