E’ la più grande fusione avvenuta in Europa
Unicredito-Hvb, mossa vincente
Dall’unione tra le due banche nascono per l’Italia e per l’Ue cinque grosse opportunitàdi Enrico Cisnetto - 15 giugno 2005
Incrociamo le dita. Sarebbe davvero molto importante che nulla ostacoli la nascita di Unicredito-Hvb. Se così sarà, si verificheranno almeno cinque circostanze di straordinario valore, per l’Italia e per l’Europa proprio mentre il nostro declino e la caduta verticale della popolarità del processo d’integrazione continentale sembrano avere il sopravvento.
La prima conseguenza riguarda naturalmente Unicredito. La miglior banca italiana nel mix tra dimensione, efficienza e rendimento (oltre il 16% del capitale), che già si è aperta un varco significativo nel processo di internazionalizzazione sbarcando nell’Est europeo, ora sposandosi con la tedesca Hvb darebbe vita da protagonista pur senza essere predatrice – giusto, da questo punto di vista, aver puntato sullo scambio azionario anziché sull’opa – alla nona banca continentale con 750 miliardi di attivo, 550 di raccolta e 420 di impieghi e con una capitalizzazione complessiva di oltre 41 miliardi. Certo, Hvb pur essendo la seconda banca in Germania è carica di costi e sofferenze tanto che ha perso 7,6 miliardi nell’ultimo triennio (a riprova che ogni mondo è paese), ma gli spazi per creare valore sono enormi. E poi, finalmente, un istituto italiano riesce a realizzare, e nel migliore dei modi, un’operazione cross-border di serie A, la più grande mai realizzata in Europa.
Questo significa – e siamo alla seconda importante conseguenza di questa operazione – che Alessandro Profumo, cui sarà affidata la guida operativa del nuovo raggruppamento, si laurea sul campo miglior banchiere di Eurolandia: chapeau. Ma significa anche – ed è la terza conseguenza – una boccata d’ossigeno per un’Europa che solo tredici anni dopo la nascita della Ue e 42 mesi dal changeover dell’euro, taglia il traguardo della prima intesa transfrontaliera di una certa consistenza.
La quarta conseguenza positiva riguarda il sistema bancario italiano nel suo insieme. Lo avevo già scritto nel momento in cui Enrico Salza aveva cercato di unire – speriamo ritenti e che abbia maggiore sostegno – Sanpaolo e Dexia: l’unica via per far internazionalizzare le nostre banche è quella di farle sposare “pariteticamente” con le loro cugine europee, studiando governance che non penalizzino nessuno. Profumo con questa fusione non solo si è sottratto dal gioco troppo di potere e poco di mercato che tiene banco in Italia, ma ha anche aperto uno squarcio di luce nelle tenebre che avvolgono i casi Bnl e Antonveneta. Il suo è quasi un “liberi tutti”: per gli stranieri che vogliono venire in Italia – a proposito: bene il rilancio di Abn-Amro, ma le ops devono far nascere una governance comune, altrimenti servono solo a non tirar fuori quattrini – ma anche per gli italiani, banche e investitori, cui la dimensione europea deve diventare familiare. Ed è uno straordinario assist – ecco il quinto fattore positivo di Unicredito-Hvb – anche per Antonio Fazio. Ora il Governatore ha la possibilità, proprio partendo dall’operazione realizzata da Profumo, di rinverdire il suo decennale lavoro di ristrutturazione del sistema bancario, attuando l’ultima fase, quella delle grandi dimensioni europee. Ce n’è urgente bisogno, proprio mentre si profila una guerra tra un establishment residuale e una squadretta di “nuovisti” rampanti.
Pubblicato sulla Sicilia del 12 giugno 2005
La prima conseguenza riguarda naturalmente Unicredito. La miglior banca italiana nel mix tra dimensione, efficienza e rendimento (oltre il 16% del capitale), che già si è aperta un varco significativo nel processo di internazionalizzazione sbarcando nell’Est europeo, ora sposandosi con la tedesca Hvb darebbe vita da protagonista pur senza essere predatrice – giusto, da questo punto di vista, aver puntato sullo scambio azionario anziché sull’opa – alla nona banca continentale con 750 miliardi di attivo, 550 di raccolta e 420 di impieghi e con una capitalizzazione complessiva di oltre 41 miliardi. Certo, Hvb pur essendo la seconda banca in Germania è carica di costi e sofferenze tanto che ha perso 7,6 miliardi nell’ultimo triennio (a riprova che ogni mondo è paese), ma gli spazi per creare valore sono enormi. E poi, finalmente, un istituto italiano riesce a realizzare, e nel migliore dei modi, un’operazione cross-border di serie A, la più grande mai realizzata in Europa.
Questo significa – e siamo alla seconda importante conseguenza di questa operazione – che Alessandro Profumo, cui sarà affidata la guida operativa del nuovo raggruppamento, si laurea sul campo miglior banchiere di Eurolandia: chapeau. Ma significa anche – ed è la terza conseguenza – una boccata d’ossigeno per un’Europa che solo tredici anni dopo la nascita della Ue e 42 mesi dal changeover dell’euro, taglia il traguardo della prima intesa transfrontaliera di una certa consistenza.
La quarta conseguenza positiva riguarda il sistema bancario italiano nel suo insieme. Lo avevo già scritto nel momento in cui Enrico Salza aveva cercato di unire – speriamo ritenti e che abbia maggiore sostegno – Sanpaolo e Dexia: l’unica via per far internazionalizzare le nostre banche è quella di farle sposare “pariteticamente” con le loro cugine europee, studiando governance che non penalizzino nessuno. Profumo con questa fusione non solo si è sottratto dal gioco troppo di potere e poco di mercato che tiene banco in Italia, ma ha anche aperto uno squarcio di luce nelle tenebre che avvolgono i casi Bnl e Antonveneta. Il suo è quasi un “liberi tutti”: per gli stranieri che vogliono venire in Italia – a proposito: bene il rilancio di Abn-Amro, ma le ops devono far nascere una governance comune, altrimenti servono solo a non tirar fuori quattrini – ma anche per gli italiani, banche e investitori, cui la dimensione europea deve diventare familiare. Ed è uno straordinario assist – ecco il quinto fattore positivo di Unicredito-Hvb – anche per Antonio Fazio. Ora il Governatore ha la possibilità, proprio partendo dall’operazione realizzata da Profumo, di rinverdire il suo decennale lavoro di ristrutturazione del sistema bancario, attuando l’ultima fase, quella delle grandi dimensioni europee. Ce n’è urgente bisogno, proprio mentre si profila una guerra tra un establishment residuale e una squadretta di “nuovisti” rampanti.
Pubblicato sulla Sicilia del 12 giugno 2005
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.