Sanità: una malattia cronica
Una struttura disorganizzata
Lo svantaggio competitivo in cui versa il sistema sanitario italianodi Davide Giacalone - 03 ottobre 2007
La malattia del nostro sistema sanitario è una tara genetica, che riguarda anche il resto. Da noi si trovano individui di gran valore, spesso anche di gran cuore, ma la macchina collettiva funziona male. Ciascuno ha vizi e virtù, ma la proiezione pubblica ed organizzata ingigantisce i primi. In altri Paesi avviene l’esatto contrario.
Secondo l’Euro Health Consumer Index la nostra sanità si colloca al diciottesimo posto in Europa, retrocedendoci di sette. Decisamente male. Se, però, si va a vedere l’aspettativa di vita e gli “esiti” degli interventi, siamo la secondo posto. Ottimo. Il contrasto è evidente fra la valutazione del personale medico (ed aggiungo paramedico), che non solo è tecnicamente preparato, ma spesso si fa in quattro, e la trascuratezza che avvolge il mondo nel quale lavora. Il cittadino malato riceve pochissime informazioni, e spesso è costretto ad estorcerle placcando un medico nei corridoi. Non parliamo di quelle telefoniche, che nessuno da, quindi nessuno prova a chiedere. A questo s’aggiungono i ritardi con cui si accede a specialisti, esami ed interventi. Ritardi spesso causati più da un’organizzazione barocca che dalla reale penuria di uomini e mezzi.
L’ambiente medico è vissuto (dagli stessi medici) come dominato dalle baronie. Il che da una parte è il frutto di una società con scarsa mobilità interna, con scarsa attenzione al merito; dall’altra è una garanzia che almeno qualcuno risponda dei camici bianchi in giro per le corsie. La sfiducia nei sistemi normali di selezione genera chiusure del mercato e, difatti, il direttore della ricerca accusa i medici italiani di mandare i pazienti dagli specialisti amici. Ma è uno specialista da lui conosciuto quello che, di solito, chiedo al mio medico di fiducia. Crediamo più alla garanzia amicale che a quella istituzionale. Sintetizzando si potrebbe dire: la sanità italiana è buona, l’organizzazione sanitaria fa pena. Ma si potrebbe dirlo di tante altre cose, constatando che gli italiani si difendono, ma il “sistema” è pericolante. La colpa è nostra se a far politica, ad occuparsi del collettivo, mandiamo le terze e quarte file, magari lasciando che siano i comici a dirlo. E’ scarso senso civico. Nell’economia globalizzata si chiama svantaggio competitivo, fa perdere posizioni e si paga.
Pubblicato su Libero di mercoledì 3 ottobre
L’ambiente medico è vissuto (dagli stessi medici) come dominato dalle baronie. Il che da una parte è il frutto di una società con scarsa mobilità interna, con scarsa attenzione al merito; dall’altra è una garanzia che almeno qualcuno risponda dei camici bianchi in giro per le corsie. La sfiducia nei sistemi normali di selezione genera chiusure del mercato e, difatti, il direttore della ricerca accusa i medici italiani di mandare i pazienti dagli specialisti amici. Ma è uno specialista da lui conosciuto quello che, di solito, chiedo al mio medico di fiducia. Crediamo più alla garanzia amicale che a quella istituzionale. Sintetizzando si potrebbe dire: la sanità italiana è buona, l’organizzazione sanitaria fa pena. Ma si potrebbe dirlo di tante altre cose, constatando che gli italiani si difendono, ma il “sistema” è pericolante. La colpa è nostra se a far politica, ad occuparsi del collettivo, mandiamo le terze e quarte file, magari lasciando che siano i comici a dirlo. E’ scarso senso civico. Nell’economia globalizzata si chiama svantaggio competitivo, fa perdere posizioni e si paga.
Pubblicato su Libero di mercoledì 3 ottobre
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.