La politica intervenga in modo coraggioso
Una Costituzione di tutti e per tutti
Lettera aperta al Presidente emerito della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampidi Società Aperta - 28 giugno 2006
Gentilissimo Presidente,
sia consentito ad un’associazione come Società Aperta – che da tempo si batte per il rinnovamento politico, economico e sociale dell’Italia – di esprimere tutto il suo apprezzamento per la Sua recente intervista sulle colonne di “La Repubblica” in merito al referendum del 25 giugno.
Il nostro movimento non è entrato né nel merito del SI, né del NO, consapevole che le ragioni più importanti per cui militare sono quelle di un passaggio condiviso, successivo al referendum, capace di sanare le ferite inferte in questi anni alla Costituzione. E poi, troppo confuso è stato il dibattito che ha accompagnato le rispettive posizioni, intriso di posizioni politiche a favore o contro l’attuale maggioranza parlamentare. Ridisegnare la carta fondamentale del Paese, come Ella giustamente sostiene, richiede un esame sereno e pacato che prescinda dalle vicende più interne alla congiuntura politica. Con Ella, l’associazione è convinta che una Costituzione, qualunque essa sia, “non è di destra né di sinistra, ma di tutti e per tutti”. Dunque, non può essere cambiata a colpi di maggioranza. Occorre, poi, un rispetto assoluto dell’articolo 138 e 139 che ne calibra, con grande saggezza, le procedure per eventuali interventi correttivi.
Società Aperta è tuttavia convinta che l’impianto della Costituzione del 1948 vada aggiornato ai tempi, che sono profondamente cambiati. E’ un dibattito da tempo aperto nelle sedi più autorevoli della nostra Repubblica. Diverse stagioni parlamentari vi hanno dedicato tempo ed impegno, nel tentativo di trovare le forme necessarie per giungere ad uno sforzo condiviso, se non da tutto almeno dalla maggioranza del corpo elettorale. Purtroppo i risultati, almeno finora, sono stati deludenti. Il problema, tuttavia, resta. L’attuale assetto dei pubblici poteri è, infatti, causa non secondaria di una crisi economica che si trascina da più di un decennio senza trovare soluzioni, nonostante l’alternarsi delle maggioranze e le continue modifiche della legge elettorale. Queste ultime viste come un surrogato di un intervento più coraggioso e trasparente.
Cosa fare, quindi? Se l’utilizzo dell’articolo 138 e 139 – come Ella sostiene, con piena concordanza di Società Aperta – si presta solo a produrre “modifiche puntuali e circoscritte”, come si può andare al cuore del problema? Come si può modernizzare l’impianto complessivo della sua architettura per rendere l’Italia un paese più emancipato e competitivo, non solo dal punto di vista dell’economia, ma nell’insieme degli istituti che regolano la vita politica e sociale del Paese? Certo, un tentativo potrebbe essere quello di una somma di piccoli interventi. Ma chi assicura circa la coerenza ultima dell’operazione? Maggioranze diverse potrebbero portare ad un “abito di arlecchino”, quando invece gli assetti costituzionali di un paese devono rispondere ad un principio di coerenza e di razionalità complessivo. E’ un problema serio, che rischia di essere senza soluzioni.
Società Aperta ha da tempo indicato una via diversa. E’ necessario aprire una nuova fase costituente che abbia l’obiettivo di giungere alla convocazione di una vera e propria Assemblea Costituente. Il suo mandato può essere più contenuto, ma dopo tanti fallimenti, occorre forse uno sforzo di innovazione, che faccia decollare il dibattito fuori delle stanze chiuse del potere. Società Aperta si rende perfettamente conto delle implicazioni ed anche dei rischi di questa proposta, ma la crisi non solo economica del Paese richiede uno atto di coraggio, che la Nazione apprezzerà. Se la sua classe dirigente sarà in grado di riaprire un canale di comunicazione effettivo con tutto il popolo italiano, nelle cui mani rimettere, in definitiva, le scelte fondamentali per il proprio destino.
Con la stima che Ella merita
Società Aperta
sia consentito ad un’associazione come Società Aperta – che da tempo si batte per il rinnovamento politico, economico e sociale dell’Italia – di esprimere tutto il suo apprezzamento per la Sua recente intervista sulle colonne di “La Repubblica” in merito al referendum del 25 giugno.
Il nostro movimento non è entrato né nel merito del SI, né del NO, consapevole che le ragioni più importanti per cui militare sono quelle di un passaggio condiviso, successivo al referendum, capace di sanare le ferite inferte in questi anni alla Costituzione. E poi, troppo confuso è stato il dibattito che ha accompagnato le rispettive posizioni, intriso di posizioni politiche a favore o contro l’attuale maggioranza parlamentare. Ridisegnare la carta fondamentale del Paese, come Ella giustamente sostiene, richiede un esame sereno e pacato che prescinda dalle vicende più interne alla congiuntura politica. Con Ella, l’associazione è convinta che una Costituzione, qualunque essa sia, “non è di destra né di sinistra, ma di tutti e per tutti”. Dunque, non può essere cambiata a colpi di maggioranza. Occorre, poi, un rispetto assoluto dell’articolo 138 e 139 che ne calibra, con grande saggezza, le procedure per eventuali interventi correttivi.
Società Aperta è tuttavia convinta che l’impianto della Costituzione del 1948 vada aggiornato ai tempi, che sono profondamente cambiati. E’ un dibattito da tempo aperto nelle sedi più autorevoli della nostra Repubblica. Diverse stagioni parlamentari vi hanno dedicato tempo ed impegno, nel tentativo di trovare le forme necessarie per giungere ad uno sforzo condiviso, se non da tutto almeno dalla maggioranza del corpo elettorale. Purtroppo i risultati, almeno finora, sono stati deludenti. Il problema, tuttavia, resta. L’attuale assetto dei pubblici poteri è, infatti, causa non secondaria di una crisi economica che si trascina da più di un decennio senza trovare soluzioni, nonostante l’alternarsi delle maggioranze e le continue modifiche della legge elettorale. Queste ultime viste come un surrogato di un intervento più coraggioso e trasparente.
Cosa fare, quindi? Se l’utilizzo dell’articolo 138 e 139 – come Ella sostiene, con piena concordanza di Società Aperta – si presta solo a produrre “modifiche puntuali e circoscritte”, come si può andare al cuore del problema? Come si può modernizzare l’impianto complessivo della sua architettura per rendere l’Italia un paese più emancipato e competitivo, non solo dal punto di vista dell’economia, ma nell’insieme degli istituti che regolano la vita politica e sociale del Paese? Certo, un tentativo potrebbe essere quello di una somma di piccoli interventi. Ma chi assicura circa la coerenza ultima dell’operazione? Maggioranze diverse potrebbero portare ad un “abito di arlecchino”, quando invece gli assetti costituzionali di un paese devono rispondere ad un principio di coerenza e di razionalità complessivo. E’ un problema serio, che rischia di essere senza soluzioni.
Società Aperta ha da tempo indicato una via diversa. E’ necessario aprire una nuova fase costituente che abbia l’obiettivo di giungere alla convocazione di una vera e propria Assemblea Costituente. Il suo mandato può essere più contenuto, ma dopo tanti fallimenti, occorre forse uno sforzo di innovazione, che faccia decollare il dibattito fuori delle stanze chiuse del potere. Società Aperta si rende perfettamente conto delle implicazioni ed anche dei rischi di questa proposta, ma la crisi non solo economica del Paese richiede uno atto di coraggio, che la Nazione apprezzerà. Se la sua classe dirigente sarà in grado di riaprire un canale di comunicazione effettivo con tutto il popolo italiano, nelle cui mani rimettere, in definitiva, le scelte fondamentali per il proprio destino.
Con la stima che Ella merita
Società Aperta
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.