Raccontando a chi non sa una storia errata
Un ragionare radicalmente sbagliato
Amendola, Berlinguer, Napoletano: dubbi sul perché parlare di riscatto di una generazionedi Davide Giacalone - 12 maggio 2006
Paolo Mieli, in buona compagnia, ci ha spiegato perché Giorgio Napolitano non sarà mai il Presidente di tutti gli italiani. C’è di buono che il suo ragionare è radicalmente sbagliato. Sostiene Mieli che l’elezione di Napolitano è una gran bella cosa, giacché risarcisce quel mondo comunista a suo tempo sconfitto da Enrico Berlinguer, quel mondo che avrebbe voluto essere socialdemocratico ed antisovietico ben prima del 1989. Ma questa è una storia che non esiste, raccontata a chi non la conosce.
Non sono mai stato comunista, ma ammiravo Giorgio Amendola (oggi evocato quale padre spirituale di Napolitano). Uomo coraggioso, figlio di un grande liberale, formatosi alla scuola crociana. Amendola seppe portare il peso del suo dissenso, seppe condurre battaglie serie ed a viso aperto sul terreno economico e sociale, ma fu sempre filosovietico. E con lui tutti quelli che stavano nel parito comunista italiano. Non si raccontino balle: il pci ha cambiato nome non perché ha capito la fine del comunismo, ma perché il comunismo era crollato per i fatti suoi. E fin dopo la fine del comunismo hanno preso soldi sporchi di sangue provenienti dall’Unione Sovietica. Berlinguer era dentro quella storia e quelle faccende, esattamente come e quanto Napolitano.
Poi esisteva un piano diverso, interno, nel quale contava l’appoggio di Amendola alla politica sindacale di Lama, e contava la sua durissima avversità alle Brigate Rosse, avendo colto prima di altri che alcuni canali di finanziamento erano i medesimi che abbeveravano il partito. Napolitano era su questa linea, che, però, non previde e non provocò alcuna frattura. E nulla, ma proprio nulla, autorizza a credere che se nel 1972 la segreteria fosse andata a Napolitano il Pci avrebbe abbandonato l’internazionale comunista e sarebbe divenuto socialista. Tanto più che la politica estera venne affidata proprio a Napolitano, che non disse mai una parola una contro i campi di sterminio, contro la logica di miseria e morte intrinseca al comunismo. Disse di più Berlinguer, se la mettiamo in questi termini. E, infine, ma quand’è che l’intelligenza di sinistra imparerà che certe cose si pensano, si dicono e si scrivono prima? Fino a ieri mattina ho sentito dire di Berlinguer che era grande persona e grande politico, giustamente sostenitore della questione morale, adesso scopro che è il responsabile dell’arretratezza. Dire prima, per cortesia.
In ogni caso, se la presidenza Napolitano è il riscatto per quel mondo, la faccenda riguarda la minoranza di meno di un terzo degli elettori (di allora). Se volevano stroncare Napolitano, questa è la via. Noi, invece, che non lo abbiamo mai amato, pensiamo sarà migliore di quel che l’esordio (ed il tifo mendace) lascia intendere. Si barcamenerà, come per il resto della vita, e non sarà un male.
www.davidegiacalone.it
Pubblicato su Libero del 12 maggio 2006
Non sono mai stato comunista, ma ammiravo Giorgio Amendola (oggi evocato quale padre spirituale di Napolitano). Uomo coraggioso, figlio di un grande liberale, formatosi alla scuola crociana. Amendola seppe portare il peso del suo dissenso, seppe condurre battaglie serie ed a viso aperto sul terreno economico e sociale, ma fu sempre filosovietico. E con lui tutti quelli che stavano nel parito comunista italiano. Non si raccontino balle: il pci ha cambiato nome non perché ha capito la fine del comunismo, ma perché il comunismo era crollato per i fatti suoi. E fin dopo la fine del comunismo hanno preso soldi sporchi di sangue provenienti dall’Unione Sovietica. Berlinguer era dentro quella storia e quelle faccende, esattamente come e quanto Napolitano.
Poi esisteva un piano diverso, interno, nel quale contava l’appoggio di Amendola alla politica sindacale di Lama, e contava la sua durissima avversità alle Brigate Rosse, avendo colto prima di altri che alcuni canali di finanziamento erano i medesimi che abbeveravano il partito. Napolitano era su questa linea, che, però, non previde e non provocò alcuna frattura. E nulla, ma proprio nulla, autorizza a credere che se nel 1972 la segreteria fosse andata a Napolitano il Pci avrebbe abbandonato l’internazionale comunista e sarebbe divenuto socialista. Tanto più che la politica estera venne affidata proprio a Napolitano, che non disse mai una parola una contro i campi di sterminio, contro la logica di miseria e morte intrinseca al comunismo. Disse di più Berlinguer, se la mettiamo in questi termini. E, infine, ma quand’è che l’intelligenza di sinistra imparerà che certe cose si pensano, si dicono e si scrivono prima? Fino a ieri mattina ho sentito dire di Berlinguer che era grande persona e grande politico, giustamente sostenitore della questione morale, adesso scopro che è il responsabile dell’arretratezza. Dire prima, per cortesia.
In ogni caso, se la presidenza Napolitano è il riscatto per quel mondo, la faccenda riguarda la minoranza di meno di un terzo degli elettori (di allora). Se volevano stroncare Napolitano, questa è la via. Noi, invece, che non lo abbiamo mai amato, pensiamo sarà migliore di quel che l’esordio (ed il tifo mendace) lascia intendere. Si barcamenerà, come per il resto della vita, e non sarà un male.
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Pubblicato su Libero del 12 maggio 2006
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