Onu: i contagiati sono oltre 40 milioni
Udite udite: dall’Aids non si guarisce
Africa tartassata, recrudescenza del virus in Europa e negli Stati Uniti. E’ pandemiadi Paolo Bozzacchi - 22 novembre 2005
Altro che influenza aviaria! La pandemia provocata dall’Aids continua a estendersi nel mondo e la messa a punto di un vaccino efficace sembra ancora lontana. Nel 2005, secondo l’ultimo rapporto Onu, il numero di sieropositivi ha raggiunto il picco di 40,3 milioni (quasi l’1,5% della popolazione mondiale!), pari al doppio rispetto al 1995 (19,9 milioni).
I decessi hanno superato quest’anno i 3,1 milioni, tra cui 570mila bambini. E la tendenza in atto è ancora all’aumento. Da quando la sindrome di immunodeficienza acquisita è stata identificata nel 1981, più di 25 milioni di persone ne sono morte nel mondo. Un bilancio pesantissimo, che fa dell’Aids una sorta di “peste moderna”.
La regione più colpita resta l’Africa subsahariana, con 25,8 milioni di sieropositivi, 3,2 milioni di nuove infezioni nel 2005 (pari al 64% del totale) e 2,4 milioni di decessi. Ma se il Continente nero fa da traino, anche l’Europa occidentale, dotata di mezzi terapeutici di gran lunga più efficaci, non rappresenta l’eccezione alla regola della diffusione del virus. Nonostante i passi in avanti compiuti dalla terapia combinata di tre farmaci antiretrovirali che riescono a rallentare moltissimo il diffondersi del virus anche tra le cellule umane, nel 2005 sono state diagnosticate in Europa oltre 20mila nuove infezioni, un terzo delle quali a donne. Il dato più allarmante è quello che sottolinea come i successi dei farmaci antiretrovirali vengano del tutto annullati da un ritorno a comportamenti sessuali poco sicuri che aiutano la diffusione del virus.
Ma per quale motivo in Italia i riflettori si sono spenti su un fenomeno così preoccupante, diffuso nel mondo e in aumento? Si ha l’impressione che l’onda mediatica, su temi “scomodi” come questi, da noi sia limitata nel tempo, e il battage di comunicazione non riesca a tradursi in informazione utile ai cittadini. Lo conferma proprio il rapporto Onu, che nella parte dedicata al nostro Paese parla di “ritorno delle pratiche sessuali a rischio”. E lo ribadisce Mariangela Cavicchi, Responsabile relazioni con i donatori Unaids, che sottolinea come “l’Hiv in Italia continua ad aumentare tra eterosessuali e all’interno delle coppie sposate, con le donne che spesso vengono contagiate dagli stessi mariti”.
Come mai le campagne d’informazione sulla necessità dell’uso del preservativo degli anni ’90, nelle scuole così come negli ospedali, sono sparite? E quanto è stata strumentalizzata la malattia per criminalizzare gli omosessuali o altre minoranze portatrici di comportamenti bollati come “devianti”? Inquietanti, infine, i consigli del Ministero della Salute: “l’amore per noi stessi è il primo che ci protegge dall’Aids”. Un vero inno alla chiusura, che sintetizza come la disinformazione regni ancora sovrana. Se questo è il primo segnale delle campagne d’informazione e prevenzione promesse dal governo, forse sarebbe meglio risparmiare.
I decessi hanno superato quest’anno i 3,1 milioni, tra cui 570mila bambini. E la tendenza in atto è ancora all’aumento. Da quando la sindrome di immunodeficienza acquisita è stata identificata nel 1981, più di 25 milioni di persone ne sono morte nel mondo. Un bilancio pesantissimo, che fa dell’Aids una sorta di “peste moderna”.
La regione più colpita resta l’Africa subsahariana, con 25,8 milioni di sieropositivi, 3,2 milioni di nuove infezioni nel 2005 (pari al 64% del totale) e 2,4 milioni di decessi. Ma se il Continente nero fa da traino, anche l’Europa occidentale, dotata di mezzi terapeutici di gran lunga più efficaci, non rappresenta l’eccezione alla regola della diffusione del virus. Nonostante i passi in avanti compiuti dalla terapia combinata di tre farmaci antiretrovirali che riescono a rallentare moltissimo il diffondersi del virus anche tra le cellule umane, nel 2005 sono state diagnosticate in Europa oltre 20mila nuove infezioni, un terzo delle quali a donne. Il dato più allarmante è quello che sottolinea come i successi dei farmaci antiretrovirali vengano del tutto annullati da un ritorno a comportamenti sessuali poco sicuri che aiutano la diffusione del virus.
Ma per quale motivo in Italia i riflettori si sono spenti su un fenomeno così preoccupante, diffuso nel mondo e in aumento? Si ha l’impressione che l’onda mediatica, su temi “scomodi” come questi, da noi sia limitata nel tempo, e il battage di comunicazione non riesca a tradursi in informazione utile ai cittadini. Lo conferma proprio il rapporto Onu, che nella parte dedicata al nostro Paese parla di “ritorno delle pratiche sessuali a rischio”. E lo ribadisce Mariangela Cavicchi, Responsabile relazioni con i donatori Unaids, che sottolinea come “l’Hiv in Italia continua ad aumentare tra eterosessuali e all’interno delle coppie sposate, con le donne che spesso vengono contagiate dagli stessi mariti”.
Come mai le campagne d’informazione sulla necessità dell’uso del preservativo degli anni ’90, nelle scuole così come negli ospedali, sono sparite? E quanto è stata strumentalizzata la malattia per criminalizzare gli omosessuali o altre minoranze portatrici di comportamenti bollati come “devianti”? Inquietanti, infine, i consigli del Ministero della Salute: “l’amore per noi stessi è il primo che ci protegge dall’Aids”. Un vero inno alla chiusura, che sintetizza come la disinformazione regni ancora sovrana. Se questo è il primo segnale delle campagne d’informazione e prevenzione promesse dal governo, forse sarebbe meglio risparmiare.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.