L'Ulivo al lavoro
Tutti in fabbrica...per varare il programma
Molte incertezze progettuali, in attesa che dalla "fabbrica" esca un prodotto finitodi Roberto Paglialonga - 22 marzo 2005
Un altro programma di governo per calamitare nuovi elettori? Se lo chiedono in tanti, probabilmente anche all'interno dell'Unione. L'unico che nei fatti ha risposto sì con convinzione (e ci mancherebbe) pare essere proprio il suo leader Romano Prodi, che più di ogni altro si sta prodigando nella raccolta delle proposte. Ma i dubbi rimangono. Viene spontaneo chiedersi che fine abbia fatto il programma di Giuliano Amato per le europee del 2004, e se in meno di un anno abbia perso completamente valore. Non vi è nei vertici ulivisti il tentativo di voler raccogliere dei frutti senza aver lasciato ai semi la possibilità di germogliare? O forse quei semi erano stati gettati già vecchi? Domande legittime che necessitano di risposte chiare, affinché l'operazione non si riveli dispendiosa e metodologicamente inutile.
Intanto si tira dritto. Si aprono siti internet (governareper.com e romanoprodi.it) e blog per coinvolgere l'elettorato e coglierne i bisogni e i desideri. Si inaugura la grande "fabbrica del programma" nella quale produrre idee vincenti e convincenti. Senza accorgersi che al termine di questo can can d'iniziative sarà necessario aver creato un filo unitario. Perché fino ad oggi, ogni tentativo in questo senso è stato seguito da brucianti scintille incendiarie: fosse essa l'Iraq o la tassa di successione, la fecondazione assistita o il gioco delle primarie. Troppi gli interessi da conciliare, troppe le teste da accordare. E l'elettore? Nel marasma rischia di perdersi, e di preferire al battibecco il "mi consenta" di chi idee ne avrà poche, ma almeno pungenti ed efficaci quanto basta.
Ne segue un'inevitabile impotenza (o allergia?) nel dare risposte a domande che paiono ineludibili per una squadra che voglia in futuro governare il Paese. E molti rimangono i punti oscuri, come ricordato giustamente da Sabino Cassese e Beppe Severgnini sul Corriere della Sera. Mentre è in corso di approvazione, seppur con qualche inciampo, la riforma istituzionale, il centro-sinistra non ha ancora deciso che cosa ne farà se dal 2006 andrà al governo. E l'unico appiglio unitario si è rivelato il ben noto slogan hamilton-prodiano contro la "dittatura della maggioranza". Lo stesso dicasi per il federalismo, approntato già dallo stesso Ulivo, ed ora largamente rivisto dalla Casa delle libertà: fatto un ulteriore (disastroso) passo avanti verso la disgregazione statale, Prodi e soci ne faranno un altro indietro? Sulle grandi opere, sui tagli fiscali, sul conflitto d'interessi è sceso un mutismo tattico, che può solo evitare frantumazioni nella coalizione, ma non certo chiarire le idee all'elettorato. Gran parte del quale potrebbe essere rappresentato da giovani. La Commissione europea sta predisponendo addirittura un Patto per giovani, l'Ulivo che ne pensa? Da anni si parla di un loro riscatto, ma di effettive politiche di ricambio generazionale neppure l'ombra.
Infine, il metodo: il coinvolgimento cittadino nella formulazione delle proposte contribuirà anche a ridurre la distanza tra elettori e rappresentanza politica. Ma è uno strumento che può andare bene in una fase di gestazione. Perché a lungo andare può diventare la testimonianza che non esiste un sentiero tracciato all'interno del quale incanalare le idee che dovessero trovare posto nel grande magazzino della "fabbrica". Che così rischia di rimanere un cantiere aperto, o - peggio ancora - di diventare un rudere da itinerario archeologico per la successiva tornata elettorale.
Intanto si tira dritto. Si aprono siti internet (governareper.com e romanoprodi.it) e blog per coinvolgere l'elettorato e coglierne i bisogni e i desideri. Si inaugura la grande "fabbrica del programma" nella quale produrre idee vincenti e convincenti. Senza accorgersi che al termine di questo can can d'iniziative sarà necessario aver creato un filo unitario. Perché fino ad oggi, ogni tentativo in questo senso è stato seguito da brucianti scintille incendiarie: fosse essa l'Iraq o la tassa di successione, la fecondazione assistita o il gioco delle primarie. Troppi gli interessi da conciliare, troppe le teste da accordare. E l'elettore? Nel marasma rischia di perdersi, e di preferire al battibecco il "mi consenta" di chi idee ne avrà poche, ma almeno pungenti ed efficaci quanto basta.
Ne segue un'inevitabile impotenza (o allergia?) nel dare risposte a domande che paiono ineludibili per una squadra che voglia in futuro governare il Paese. E molti rimangono i punti oscuri, come ricordato giustamente da Sabino Cassese e Beppe Severgnini sul Corriere della Sera. Mentre è in corso di approvazione, seppur con qualche inciampo, la riforma istituzionale, il centro-sinistra non ha ancora deciso che cosa ne farà se dal 2006 andrà al governo. E l'unico appiglio unitario si è rivelato il ben noto slogan hamilton-prodiano contro la "dittatura della maggioranza". Lo stesso dicasi per il federalismo, approntato già dallo stesso Ulivo, ed ora largamente rivisto dalla Casa delle libertà: fatto un ulteriore (disastroso) passo avanti verso la disgregazione statale, Prodi e soci ne faranno un altro indietro? Sulle grandi opere, sui tagli fiscali, sul conflitto d'interessi è sceso un mutismo tattico, che può solo evitare frantumazioni nella coalizione, ma non certo chiarire le idee all'elettorato. Gran parte del quale potrebbe essere rappresentato da giovani. La Commissione europea sta predisponendo addirittura un Patto per giovani, l'Ulivo che ne pensa? Da anni si parla di un loro riscatto, ma di effettive politiche di ricambio generazionale neppure l'ombra.
Infine, il metodo: il coinvolgimento cittadino nella formulazione delle proposte contribuirà anche a ridurre la distanza tra elettori e rappresentanza politica. Ma è uno strumento che può andare bene in una fase di gestazione. Perché a lungo andare può diventare la testimonianza che non esiste un sentiero tracciato all'interno del quale incanalare le idee che dovessero trovare posto nel grande magazzino della "fabbrica". Che così rischia di rimanere un cantiere aperto, o - peggio ancora - di diventare un rudere da itinerario archeologico per la successiva tornata elettorale.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.