Trichet ottiene solo schiaffi dai governi
Tra tassi e politica
L’Ue soffre per la mancanza di un’unica guida economica e per l’insufficienza della Bcedi Davide Giacalone - 22 novembre 2005
L’Europa sbanda vistosamente, ma la cosa sembra avvenire su un altro pianeta, interessa, quando li interessa, alcuni gruppi dirigenti, ma non fa breccia nella pubblica opinione. Le istituzioni dell’Unione Europea sono vissute come surreali, si può condannarle con i referendum o esaltarle nelle domeniche celebrative, ma non sembrano essere una cosa concreta, tangibile, funzionale a qualcosa. La faccenda di tassi d’interesse, a tal proposito, la dice lunga.
La Federal Reserve statunitense sta pilotando un graduale ed annunciato aumento dei tassi d’interesse, senza per questo provocare scossoni nell’economia reale, che continua a segnare una crescita che noi europei (almeno per ora) ce la sogniamo. L’euro perde valore rispetto al dollaro, il che consente di ridare fiato alle esportazioni, ma porta con sé anche effetti negativi, che vanno governati.
Invece di governare, dato che l’Unione non la governa nessuno, il presidente della Banca Centrale Europea, Jean-Claude Trichet, se ne esce annunciando ai mercati che, datosi che cresce l’inflazione (in modo molto contenuto, considerati i prezzi del petrolio ed il fatto che sono espressi in dollari) e dato che i tassi d’interesse sono divenuti, di fatto, negativi, lui provvederà a farli crescere. Ne ha il potere. Ma pur avendone il potere si becca qualche ceffone, assestatogli a sangue caldo da governi e Parlamento europei. Pazienza, si dirà, è nella sorte dei banchieri centrali subire polemiche e reagire solo con i fatti. Invece no, il buon Trichet spende gran parte della giornata a spiegare che aumenterà i tassi una sola volta, di pochino pochino e senza l’andamento seriale adottato dagli statunitensi (e che tanto era piaciuto ai mercati). Morale: lui annuncia l’aumento dei tassi ed ottiene effetti tipici dell’averli diminuiti. Il danno e le beffe.
Ma perché, in Europa, non si può fare la stessa cosa che fa la Federal Reserve? Semplice, perché quest’ultima non è un Raimundo Navarro (citazione dal mitico Alto Gradimento), “da otto anni disperso nello spazio”. La ripresa statunitense si deve, certo, all’accorta politica della Fed, ma anche all’essere stata finanziata in deficit, dallo Stato, che ha osato aumentare le spese a fronte di una diminuita pressione fiscale. In Europa si pretende di applicare la ricetta della Fed, ma nel mentre si costringono i singoli Stati a tagliare violentemente il debito, cioè diminuire gli investimenti (giacché le spese correnti diminuiscono solo nelle favole) ed aumentare le tasse, o non farle scendere, che, dato il livello medio, è la stessa cosa.
Il simpatico Navarro della Bce gioca con i tassi, anzi, s’esibisce nel virtuosismo di giocare con le parole, i mercati lo prendono in giro e, dall’altra parte, non c’è uno straccio di governo che provveda a dare una direzione di marcia. Il Navarro di Arbore e Boncompagni lamentava gli otto anni senza “muchacha”, a noi rischiano di essere fatali quelli senza politica economica. E guarda dove m’ha portato lo scarso appeal di Bruxelles.
La Federal Reserve statunitense sta pilotando un graduale ed annunciato aumento dei tassi d’interesse, senza per questo provocare scossoni nell’economia reale, che continua a segnare una crescita che noi europei (almeno per ora) ce la sogniamo. L’euro perde valore rispetto al dollaro, il che consente di ridare fiato alle esportazioni, ma porta con sé anche effetti negativi, che vanno governati.
Invece di governare, dato che l’Unione non la governa nessuno, il presidente della Banca Centrale Europea, Jean-Claude Trichet, se ne esce annunciando ai mercati che, datosi che cresce l’inflazione (in modo molto contenuto, considerati i prezzi del petrolio ed il fatto che sono espressi in dollari) e dato che i tassi d’interesse sono divenuti, di fatto, negativi, lui provvederà a farli crescere. Ne ha il potere. Ma pur avendone il potere si becca qualche ceffone, assestatogli a sangue caldo da governi e Parlamento europei. Pazienza, si dirà, è nella sorte dei banchieri centrali subire polemiche e reagire solo con i fatti. Invece no, il buon Trichet spende gran parte della giornata a spiegare che aumenterà i tassi una sola volta, di pochino pochino e senza l’andamento seriale adottato dagli statunitensi (e che tanto era piaciuto ai mercati). Morale: lui annuncia l’aumento dei tassi ed ottiene effetti tipici dell’averli diminuiti. Il danno e le beffe.
Ma perché, in Europa, non si può fare la stessa cosa che fa la Federal Reserve? Semplice, perché quest’ultima non è un Raimundo Navarro (citazione dal mitico Alto Gradimento), “da otto anni disperso nello spazio”. La ripresa statunitense si deve, certo, all’accorta politica della Fed, ma anche all’essere stata finanziata in deficit, dallo Stato, che ha osato aumentare le spese a fronte di una diminuita pressione fiscale. In Europa si pretende di applicare la ricetta della Fed, ma nel mentre si costringono i singoli Stati a tagliare violentemente il debito, cioè diminuire gli investimenti (giacché le spese correnti diminuiscono solo nelle favole) ed aumentare le tasse, o non farle scendere, che, dato il livello medio, è la stessa cosa.
Il simpatico Navarro della Bce gioca con i tassi, anzi, s’esibisce nel virtuosismo di giocare con le parole, i mercati lo prendono in giro e, dall’altra parte, non c’è uno straccio di governo che provveda a dare una direzione di marcia. Il Navarro di Arbore e Boncompagni lamentava gli otto anni senza “muchacha”, a noi rischiano di essere fatali quelli senza politica economica. E guarda dove m’ha portato lo scarso appeal di Bruxelles.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.