Aumentano i Ministri. Vince la partitocrazia
Squadra che pareggia gioca in 12
Prodi ignora la riforma Bassanini e non mantiene la promessa sulle donne al poteredi Paolo Bozzacchi - 17 maggio 2006
Un primo passaggio a vuoto. Con la presentazione della squadra di governo, Romano Prodi e la coalizione di centro-sinistra dimostrano le prime effettive difficoltà di tenuta. Oltre ai piedi puntati dei Comunisti italiani e della Rosa nel Pugno, infatti, il dato che più sorprende, in totale controtendenza rispetto alla riforma Bassanini, è quello del numero dei ministeri: ben 26, il più alto degli ultimi 10 anni.
E’ la riprova che il bipolarismo non solo è morto, ma è stato seppellito ancora agonizzante da un prepotente ritorno della partitocrazia, e del famoso “bilancino” con il quale sono state assegnate le poltrone che contano. Lo scorporo dei dicasteri dell’istruzione e del settore infrastrutture e trasporti ne sono la prova più lampante. Altro che valorizzazione della ricerca e dei trasporti. E’ stato semplicemente un modo, alla luce del pareggio elettorale, per essere in grado di accontentare tutti e sopratutto poter giocare una metaforica partita di calcio dagli esiti assai incerti in 12 o 13, senza contare che ciò comporterà maggiori spese e un ingarbugliamento ulteriore dell’apparato burocratico dello Stato.
Segnali altrettanto contrastanti arrivano dallo scarso coinvolgimento delle donne nell’esecutivo. La promessa di averne “almeno un terzo” è stata disattesa da Prodi, con sole 6 rappresentanti su 26 componenti il governo (23,07%), tra cui solo una (Livia Turco alla Salute), occupante un ministero con portafoglio di una certa rilevanza.
Fanno riflettere, quindi, le prime dichiarazioni del premier, costretto dalle circostanze ad affermare: “il governo durerà cinque anni” e “speravo di più, ma siamo passati comunque da 2 a 6 donne”. Nel primo caso Prodi tenta con scarso successo di rassicurare gli osservatori e gli addetti ai lavori. Nel secondo, ahinoi, si smentisce e rivela più di qualche lacuna in fatto di leadership.
E’ la riprova che il bipolarismo non solo è morto, ma è stato seppellito ancora agonizzante da un prepotente ritorno della partitocrazia, e del famoso “bilancino” con il quale sono state assegnate le poltrone che contano. Lo scorporo dei dicasteri dell’istruzione e del settore infrastrutture e trasporti ne sono la prova più lampante. Altro che valorizzazione della ricerca e dei trasporti. E’ stato semplicemente un modo, alla luce del pareggio elettorale, per essere in grado di accontentare tutti e sopratutto poter giocare una metaforica partita di calcio dagli esiti assai incerti in 12 o 13, senza contare che ciò comporterà maggiori spese e un ingarbugliamento ulteriore dell’apparato burocratico dello Stato.
Segnali altrettanto contrastanti arrivano dallo scarso coinvolgimento delle donne nell’esecutivo. La promessa di averne “almeno un terzo” è stata disattesa da Prodi, con sole 6 rappresentanti su 26 componenti il governo (23,07%), tra cui solo una (Livia Turco alla Salute), occupante un ministero con portafoglio di una certa rilevanza.
Fanno riflettere, quindi, le prime dichiarazioni del premier, costretto dalle circostanze ad affermare: “il governo durerà cinque anni” e “speravo di più, ma siamo passati comunque da 2 a 6 donne”. Nel primo caso Prodi tenta con scarso successo di rassicurare gli osservatori e gli addetti ai lavori. Nel secondo, ahinoi, si smentisce e rivela più di qualche lacuna in fatto di leadership.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.