Sud: una bomba a orologeria
Spezzare il maleficio
Lo spazio per reagire c’è. Occorre coraggiodi Davide Giacalone - 28 settembre 2011
Le difficoltà economiche del Sud non sono una novità, ma quella descritta dall’ultimo rapporto Svimez è una bomba a orologeria: basso sviluppo, alta disoccupazione giovanile e una micidiale trappola demografia, che comporterà spese insostenibili.
Si aggiunga che il Sud non è poi così povero come i dati mostrano, ma solo perché è diffusa l’economia nera, sconfinante nel criminale, che segnala una progressiva perdita di sovranità statale e legale. A fronte di ciò il secessionismo leghista è una barzelletta, che non fa più ridere e che spaventa solo quelli che fanno finta di crederci. Il rischio di spezzarsi l’Italia lo corre al Sud. Tutto questo è inaccettabile: proprio perché sviluppato meno di quel che potrebbe il Sud è un’opportunità. Se legge e ordine si accompagnassero a investimenti e sviluppo l’intero Paese avrebbe tassi di crescita oltre la media europea. Ma non capita, perché nulla cambia.
Ieri Berlusconi e Tremonti si sono parlati. Ne siamo felici, ma i loro rapporti personali sono irrilevanti. L’Italia vive ore di grande difficoltà non (solo) per l’alto debito pubblico, ma per il basso sviluppo, che si trascina da quindici anni. Non è la speculazione di un mese è il languore dell’intera seconda Repubblica. Questo maleficio va spezzato, e solo su questo ciascuno sarà giudicato. Il resto è fuffa, distrazioni per tifoserie. L’indicatore decisivo è quello del prodotto interno: se resta fermo si trascina dietro il resto, in un’orgia di rabbia sociale e desideri di vendetta.
Lo spazio per reagire c’è, ma se pensano che basti il comunicato del dialogo e la ridicola “cabina di regia” vuol dire che hanno perso il senno. Occorre coraggio. Ma ce ne vuole di più a non far niente.
Pubblicato da Il Tempo
Si aggiunga che il Sud non è poi così povero come i dati mostrano, ma solo perché è diffusa l’economia nera, sconfinante nel criminale, che segnala una progressiva perdita di sovranità statale e legale. A fronte di ciò il secessionismo leghista è una barzelletta, che non fa più ridere e che spaventa solo quelli che fanno finta di crederci. Il rischio di spezzarsi l’Italia lo corre al Sud. Tutto questo è inaccettabile: proprio perché sviluppato meno di quel che potrebbe il Sud è un’opportunità. Se legge e ordine si accompagnassero a investimenti e sviluppo l’intero Paese avrebbe tassi di crescita oltre la media europea. Ma non capita, perché nulla cambia.
Ieri Berlusconi e Tremonti si sono parlati. Ne siamo felici, ma i loro rapporti personali sono irrilevanti. L’Italia vive ore di grande difficoltà non (solo) per l’alto debito pubblico, ma per il basso sviluppo, che si trascina da quindici anni. Non è la speculazione di un mese è il languore dell’intera seconda Repubblica. Questo maleficio va spezzato, e solo su questo ciascuno sarà giudicato. Il resto è fuffa, distrazioni per tifoserie. L’indicatore decisivo è quello del prodotto interno: se resta fermo si trascina dietro il resto, in un’orgia di rabbia sociale e desideri di vendetta.
Lo spazio per reagire c’è, ma se pensano che basti il comunicato del dialogo e la ridicola “cabina di regia” vuol dire che hanno perso il senno. Occorre coraggio. Ma ce ne vuole di più a non far niente.
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L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.