Il Fisco batte dove il dente duole
Soldi veri, parole meno
Quando è lo Stato il pessimo pagatore…di Davide Giacalone - 24 marzo 2009
Soldi veri sono quelli che lo Stato deve al sistema delle imprese, essendo un pessimo pagatore, lentissimo nello sganciare e minaccioso se il cittadino chiede giustizia. Dopo l’incontro fra il presidente del Consiglio e quello della Confindustria è stato detto che sono “allo studio” misure per effettuare i pagamenti entro 60 o 90 giorni. Il che sarebbe normale. Dovrebbe essere una notizia rassicurante, invece contiene elementi preoccupanti.
Ammesso che si arrivi a quella conquista, che, lo ripeto, dovrebbe essere la normalità, riguarderebbe i pagamenti da quel momento in poi. Per i pregressi, che attendono da un anno, non solo non si dice nulla, ma c’è il rischio che si debba attendere più a lungo, visto che il gettito fiscale flette e la cassa è impegnata per i creditori più freschi. Insomma, è come dire che siccome la fila allo sportello è troppo lunga, dalle ore dodici in poi chi arriva passa prima, e chi era in fila aspetta che sia servito. Lo Stato, inoltre, non paga quanti sono in contenzioso con il fisco. Non si devono avere esperienze amministrative per capire che se ti costringono a far da banca a favore dello Stato, non potendo ritardare altri pagamenti, è facile che gli strozzati siano in lite con l’erario.
Sempre in tema fiscale: ma non si era annunciato che l’iva si sarebbe pagata per cassa, solo una volta incassate le fatture? Tale era il contenuto di un decreto legge, approvato il 28 novembre scorso e presentato come un concreto aiuto alle aziende. A parte il fatto che non era un aiuto, perché l’iva è una partita di giro e si tratta solo di non pretenderla prima che il cliente l’abbia versata, chi l’ha visto? Da allora ad oggi, nessuno, o pochissimi, con fatturati minimi, per i quali, oltre tutto, era già vigente un regime speciale. E’ vero che i professionisti si salvano grazie all’avviso di fattura, ma solo perché, appunto, la fattura la fanno dopo e secondo un costume assai precedente a quel decreto.
E se il creditore non paga? Stai fresco, perché la giustizia è capace di metterci una decina d’anni, nel corso dei quali paghi anche le spese. Nel frattempo il fisco vuole quel che gli spetta, sull’unghia, altrimenti vai in contenzioso e poi non ti pagano. Sembra il cane che si morde la coda, salvo rendersene conto ed azzannare un passante.
Pubblicato su Libero di martedì 24 marzo
Ammesso che si arrivi a quella conquista, che, lo ripeto, dovrebbe essere la normalità, riguarderebbe i pagamenti da quel momento in poi. Per i pregressi, che attendono da un anno, non solo non si dice nulla, ma c’è il rischio che si debba attendere più a lungo, visto che il gettito fiscale flette e la cassa è impegnata per i creditori più freschi. Insomma, è come dire che siccome la fila allo sportello è troppo lunga, dalle ore dodici in poi chi arriva passa prima, e chi era in fila aspetta che sia servito. Lo Stato, inoltre, non paga quanti sono in contenzioso con il fisco. Non si devono avere esperienze amministrative per capire che se ti costringono a far da banca a favore dello Stato, non potendo ritardare altri pagamenti, è facile che gli strozzati siano in lite con l’erario.
Sempre in tema fiscale: ma non si era annunciato che l’iva si sarebbe pagata per cassa, solo una volta incassate le fatture? Tale era il contenuto di un decreto legge, approvato il 28 novembre scorso e presentato come un concreto aiuto alle aziende. A parte il fatto che non era un aiuto, perché l’iva è una partita di giro e si tratta solo di non pretenderla prima che il cliente l’abbia versata, chi l’ha visto? Da allora ad oggi, nessuno, o pochissimi, con fatturati minimi, per i quali, oltre tutto, era già vigente un regime speciale. E’ vero che i professionisti si salvano grazie all’avviso di fattura, ma solo perché, appunto, la fattura la fanno dopo e secondo un costume assai precedente a quel decreto.
E se il creditore non paga? Stai fresco, perché la giustizia è capace di metterci una decina d’anni, nel corso dei quali paghi anche le spese. Nel frattempo il fisco vuole quel che gli spetta, sull’unghia, altrimenti vai in contenzioso e poi non ti pagano. Sembra il cane che si morde la coda, salvo rendersene conto ed azzannare un passante.
Pubblicato su Libero di martedì 24 marzo
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.