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Tra la stampa italiana e quella internazionale

Sinistra di governo, gioie e dolori

Cofferati e Veltroni, sindaci diversi e protagonisti opposti dell’attenzione dei media

di Carmelo Dragotta - 12 maggio 2005

Sergio Cofferati si appresta a compiere il suo primo anno da sindaco di Bologna, ma l’anniversario rischia di non andare per il verso giusto. L’operato dell’ex segretario della Cgil, infatti, nei giorni scorsi è divenuto oggetto di pesanti critiche mosse direttamente dalle forze di sinistra che sostengono la sua giunta, in particolare da Rifondazione comunista. Liberazione, il quotidiano del partito di Bertinotti, l’8 maggio apriva con questo titolo: «Bologna si giudica dopo un anno di giunta Cofferati: niente da festeggiare». I motivi dello scontento all’origine dell’articolo sono molti. Innanzi tutto, Cofferati viene rimproverato di aver messo in atto una politica decisionista truccata da democrazia partecipativa e bollata come “peronismo partecipativo” dagli attivisti di sinistra, che non gli perdonano gli sgomberi di edifici occupati e il divieto di nuove occupazioni. Inoltre, “il cinese” è accusato da alcuni esponenti di Rifondazione, tra cui il capogruppo alla Camera Franco Giordano, di agire «in una logica aziendalistica ed autoritaria», e di contribuire alla «disgregazione del modello emiliano di welfare», in cui Bologna «rischia di diventare un modello al contrario, anche con ripercussioni su scala nazionale». A prendere le difese del sindaco di Bologna però ci pensa Pierluigi Bersani. Intervistato il 9 maggio dal Corriere della Sera, l’europarlamentare Ds dichiara che la polemica innescata da Liberazione è dovuta al fatto che «nei suoi confronti (di Cofferati, ndr), Rifondazione alimenta ancora del rancore», e che in realtà «a Bologna c’è una richiesta di “sicurezza democratica” che Cofferati ha interpretato bene e che, ovviamente, può non piacere». Anche al Giornale non sfugge la polemica tra Rifondazione ed il sindaco di Bologna. In un editoriale del 10 maggio, intitolato «Compagni di chiacchiere», Mario Giordano scrive che «Cofferati si rende conto che è facile riempire le piazze urlando ciò che tutti vogliono sentire urlare, ma poi è difficile … trasformare quelle urla in fatti». Paolo Franchi sul Corriere della Sera parla di un vero e proprio presagio per il futuro governo di Centrosinistra: se Rifondazione non resta nella giunta di Cofferati, per non incrinare il suo rapporto con i movimenti, incomincerebbero i problemi anche per Prodi e compagni. Su Repubblica di oggi Cofferati interviene duro e ribatte rigirando le critiche al mittente, dichiarandosi sì un decisionista ma non un peronista: “servono decisioni rapide, a volte riservate. La polizia del resto non preannuncia le sue operazioni”. Il Sole 24 ore interviene nel dibattito dichiarandosi dalla parte di Cofferati “perché quando c’era da prendere decisioni importanti per bloccare demagogicamente gli aumenti ai dipendenti” lo ha fatto. Sempre il Sole 24ore pone un giusto dualismo tra il Cofferati di governo e il Cofferati di opposizione, il difensore dei diritti dei lavoratori che si trincera nel fortino dell’opposizione e il decisionista al governo di una difficile giunta che fa dell’equità il punto centrale della sua azione di governo. Ma per la sinistra che governa le città non ci sono solo dolori. Negli stessi giorni in cui il sindaco di Bologna è investito da queste polemiche, infatti, un altro sindaco, quello di Roma, finisce sulla copertina del Time, che lo ha inserito nella lista dei «Big city bosses», i primi cinque sindaci più bravi d’Europa. La cover story dell’edizione europea del mensile americano vede Walter Veltroni nel ruolo di un sindaco “idraulico”, per via del suo approccio al governo della città. Come un idraulico infatti, Veltroni non può essere sempre presente quando i cittadini hanno bisogno del suo aiuto, ma ha messo in piedi una macchina organizzativa fatta da impiegati e volontari che fa tutto ciò che lui non è in grado di fare da solo. E sebbene vi sia qualche oppositore, come Antonio Tajani, che sostiene che quella dell’ex segretario Ds sia una fama effimera, secondo il Time Veltroni gode di un gradimento popolare tra il 60 e l’80%, mentre i due leader nazionali, Berlusconi e Prodi, lottano per arrivare al 50%. Gioie e dolori, insomma, per due primi cittadini di una sinistra che sembra doversi apprestare a tornare al governo del Paese.

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