Il 9 aprile un mega-sondaggio, dal 10 gli scontri
Se l’Unione perde identità ed elezioni
Dal 94 Berlusconi fa l’agenda politica. E la sinistra si adopera per destare antipatiedi Davide Giacalone - 17 febbraio 2006
Appena dodici anni fa, nel 1994, i sondaggi erano considerati, dalle menti fini e ben cresciute, roba da baluba. Berlusconi “scendeva in campo” (sovvertendo l’idea che la politica stesse in alto) armato di sondaggi, ricerche di mercato, focus group, e tutti i possessori di almeno un libro edito da Adelphi lo guardarono con sussiego: inguaribile venditore di prosciutti. Sono passati solo dodici anni, ed una volta esaurito l’alato dibattito su fascisti e trotzkisti, adesso non si parla altro che di sondaggi. Dodici anni dopo la politica è berlusconizzata, specie nel suo versante che pretende d’essere antiberlusconiano.
Solo che quando si subisce l’influenza culturale di altri, inevitabilmente, si perde di personalità e di lucidità. Se così non fosse i signori della sinistra avrebbero già percepito che c’è un solo modo per rimettere l’avversario sulla via della rimonta, c’è un solo modo per aiutarlo in modo decisivo, e consiste nel far credere che Prodi & D’Alema hanno già vinto. Se è vero che a Berlusconi non si attaglia l’abito del perdente, è anche vero che la vittoria ad un tandem di quel tipo disturba più di un elettore.
I sondaggi non sono roba demoniaca, solo che si deve saperli utilizzare. A poco più di un mese dalle elezioni non serve a nulla farsi dire di quanto si è in vantaggio, servirebbe capire qual è l’umore che determina un quarto degli elettori a mandare tutti a quel paese, decidendo di non votare. A che servono due, tre, quattro punti di vantaggio se poi il 25 per cento se ne sta in bilico sul burrone? Quel quarto d’italiani è composto da gente che non ci crede più, che non si entusiasma per quei brodi riscaldati che sono i programmi elettorali. Non sono i soli, perché dello stesso umore è anche gran parte di quelli che a votare ci andranno, e ci andranno non a manifestare un voto “per” qualche cosa o qualcuno, ma “contro” le cose e gli uomini degli altri. Ma mentre il fronte degli elettori contro Berlusconi è saldo e compatto da tempo, quello di chi voterà contro Prodi si va ricomponendo mano a mano che la campagna elettorale procede e la vittoria della sinistra s’annuncia imminente.
Se la sinistra avesse veramente il “polso del Paese”, se disponesse realmente del vantato rapporto con i cittadini, la smetterebbe di accettare lo scucuzzarsi percentualistico e trascinerebbe il confronto sulle proprie buone ragioni programmatiche. Ad avercele! Perché io le 281 pagine del programma le ho lette, e sono rimasto atterrito dalla confusione, contraddittorietà, conservatorismo, corporativismo e cattivo italiano.
Voteremo il 9 di aprile, come fosse un sondaggio sui sondaggi. Ed il giorno dopo si aprirà il vero conflitto politico, fra i vincitori.
Solo che quando si subisce l’influenza culturale di altri, inevitabilmente, si perde di personalità e di lucidità. Se così non fosse i signori della sinistra avrebbero già percepito che c’è un solo modo per rimettere l’avversario sulla via della rimonta, c’è un solo modo per aiutarlo in modo decisivo, e consiste nel far credere che Prodi & D’Alema hanno già vinto. Se è vero che a Berlusconi non si attaglia l’abito del perdente, è anche vero che la vittoria ad un tandem di quel tipo disturba più di un elettore.
I sondaggi non sono roba demoniaca, solo che si deve saperli utilizzare. A poco più di un mese dalle elezioni non serve a nulla farsi dire di quanto si è in vantaggio, servirebbe capire qual è l’umore che determina un quarto degli elettori a mandare tutti a quel paese, decidendo di non votare. A che servono due, tre, quattro punti di vantaggio se poi il 25 per cento se ne sta in bilico sul burrone? Quel quarto d’italiani è composto da gente che non ci crede più, che non si entusiasma per quei brodi riscaldati che sono i programmi elettorali. Non sono i soli, perché dello stesso umore è anche gran parte di quelli che a votare ci andranno, e ci andranno non a manifestare un voto “per” qualche cosa o qualcuno, ma “contro” le cose e gli uomini degli altri. Ma mentre il fronte degli elettori contro Berlusconi è saldo e compatto da tempo, quello di chi voterà contro Prodi si va ricomponendo mano a mano che la campagna elettorale procede e la vittoria della sinistra s’annuncia imminente.
Se la sinistra avesse veramente il “polso del Paese”, se disponesse realmente del vantato rapporto con i cittadini, la smetterebbe di accettare lo scucuzzarsi percentualistico e trascinerebbe il confronto sulle proprie buone ragioni programmatiche. Ad avercele! Perché io le 281 pagine del programma le ho lette, e sono rimasto atterrito dalla confusione, contraddittorietà, conservatorismo, corporativismo e cattivo italiano.
Voteremo il 9 di aprile, come fosse un sondaggio sui sondaggi. Ed il giorno dopo si aprirà il vero conflitto politico, fra i vincitori.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.