Nota a margine delle euforie francofile
Sarkozy, Chirac e il berlusconismo
Sarko (grazie a Bayrou) ha solo ucciso estremismi. Passi alla Politica e farà gli esamidi Antonio Gesualdi - 10 maggio 2007
Ho l"impressione che i troppi commenti "a caldo" rivelino anche una qualche linea di febbre.
Torno sul voto in Francia perché Terza Repubblica se ne occupa da oltre un anno e un qualche
titolo per alcune precisazioni ce l"ha.
Non è vero che Sarko e Sego (chissà perché uno col cognome e una col nome) hanno mandato in soffitta i vecchi schemi di partito o ideologici. E" vero il contrario: Sarkozy e Royal vengono da una carriera lunghissima - di almeno trent"anni - all"interno dei propri partiti e in vita loro non hanno fatto nessun altro mestiere oltre quello della politica. Sono l"uno il frutto di una lunga presa di potere di Chirac e dei gollisti e l"altra perfino di una commistione tra vita pubblica e vita privata; Segolene Royal è la moglie (finché dura a leggere i quotidiani francesi
di oggi) del segretario nazionale del Partito socialista.
Dunque che si tratti di due personaggi nuovi alla politica che si sono affermati con metodi e percorsi al di fuori dei partiti possono dirlo e scriverlo soltanto dei commentatori obluminati o interessati. Le candidature di Sarkozy e Royal sono state il frutto di lunghe e feroci guerre intestine all"interno dei rispettivi partiti. Quanto agli argomenti; chi ha seguito, dall"inizio alla fine e non per stralci, il dibattito tra i due contendenti ricorderà che la Royal ha sempre glissato sulle questioni di economia perché non ne capisce niente. Mentre Sarkozy si è sempre rivolto a "Madame Royal" puntando su generici richiami all"identità nazionale e all"ordine. Dimenticando che se ci sono stati disordini, in Francia, negli ultimi tempi, sono avvenuti mentre lo stesso Sarkozy era Ministro dell"Interno. I due, durante il dibattito pre-ballottaggio, si sono accesi solo quando hanno affrontato il tema dei bambini handicappati nella scuola. Pochino per dire che la campagna elettorale francese si è basata su nuovi temi e modernità.
La campagna elettorale francese è stata vinta da due candidati, appartenenti a due grandi schieramenti politici del Novecento (e pure dell"Ottocento), che sono riusciti, insieme, ad imporre grandi temi da gossip (donna in politica, quante donne al governo, l"uomo forte, l"antiamericanismo, l"ordine che si impegna a non farvi scassare l"automobile...) e far dimenticare i temi seri. In Francia nessuno ha parlato a fondo di delocalizzazioni, deflazione salariale, ineguaglianza dei redditi e delle condizioni di vita. O meglio se ne parla, ma indirettamente; sprecando fiumi di inchiostro sulla brevissima vacanza maltese del neoeletto. Come se uno dopo una lunga maratona del genere non avesse diritto a prendersi un paio di giorni di respiro. Ma questa non è politica, o nuova politica, questo è gossip alla Dagospia.
I due candidati dei due "vecchi" e maggiori partiti francesi - insieme - hanno realizzato l"assorbimento delle derive estremiste: Sarkozy svuotando il Fronte nazionale di Le Pen e Royal ricompattando, ma svuotando, i frammenti della sinistra. Questo è stato il grande gioco dei francesi di questa campagna elettorale. Una specie di "Grossa coalizione" pregovernativa moderata che - per i più consapevoli significava votare Bayrou - per i meno consapevoli ha significato scegliere tra i due grandi e rassicuranti schieramenti storici. Si è trattato di un passaggio squisitamente politico e che riporta la Politica in primo piano, questo sì. Ma non è stato un passaggio di modernizzazione e di pragmatismo Le Pen ha invitato i suoi elettori ad astenersi per non sporcare il voto a Sarkozy, ma è chiaro che si è trattato di tattica. Così come i candidati di sinistra hanno spinto i propri elettori a ricompattarsi sulla Royal, sempre per tattica, non per altro. L"estremismo ha perduto non perché Ps e Ump erano forti, ma perché si è indebolito. E chi l"ha - seriamente - indebolito e sfidato è stato il centrismo di Bayrou. Il voto del primo turno, a questo proposito, è chiaro ed esplicito! I francesi, così, si sono trovati a votare non per le idee - non ce ne sono di forti - ma per le persone e soprattutto per evitare il degrado e la devianza del 2002.
Si è parlato di capri espiatori come l"immigrazione, la violenza dei quartieri poveri, ma, appunto, di capri espiatori si è parlato. Ci si è dilungati sull"altezza (fisica) di Sarkozy, sui vestitini bianco-candidi della donna socialista, sui conti in banca e gli appartamenti dei candidati, sui mariti e le mogli. Altro che politica. In soldoni - e per essere chiari - il sarkozysmo ha vinto per aver fatto coesistere una tendenza liberale inscritta nella popolazione francese assieme a quella egualitaria altrettanto forte che viene dalla tradizione rivoluzionaria. Tradizioni, tutte, moderate dal centrismo di Bayrou che per questo motivo ha precisato di non poter votare Sarkozy. Il vero avversario di Bayrou era Le Pen e il radicalismo di sinistra.
Così il cuore della Francia si è trovato con Sarkozy e ora il tutto sta nell"uscire dal gossip della campagna elettorale e tornare a fare politica. E il grado di questo passaggio lo vedremo già da subito; alle legislative del prossimo mese. Quanto al Sarkozy impertinente, per il quale anche Chirac c"ha messo del tempo a decidere se assecondarlo o meno, ha già bacchettato i tecnocrati europei, ha già messo i puntini sulle "i" per l"Europa allargata, e dovrà spiegarci meglio cosa intende quando parla di Europa più "protetta". Ha detto anche che promuoverà la meritocrazia, licenzierà i dipendenti pubblici parassitari e rivedrà il sistema pensionistico. Su questo non si scherza e il nuovo Presidente francese se promuoverà seriamente queste idee - e non si fisserà sulla fomentazione dei poveri cristi delle banlieu - potrà sicuramente aspirare a trasformarsi in un grande uomo di Stato. Su questo Sarkozy rischia il berlusconismo, non su altro. Su questa speranza che possa diventare un grande uomo di Stato e che non si faccia impantanare dalle logiche dei vecchi schieramenti e dalle vecchie tattiche di fomentazione dei popoli ci potrà essere qualche paragone con le esperienze dei governi Berlusconi (che, al contrario, sugli estremismi al governo ha costruito il proprio successo). Per ora è solo finita una campagna elettorale "ammazzaestremismi". Ecco perché è piaciuta tanto ai politici e ai commentatori italiani che, però, non hanno il coraggio di mettere in campo un Bayrou.
Dunque che si tratti di due personaggi nuovi alla politica che si sono affermati con metodi e percorsi al di fuori dei partiti possono dirlo e scriverlo soltanto dei commentatori obluminati o interessati. Le candidature di Sarkozy e Royal sono state il frutto di lunghe e feroci guerre intestine all"interno dei rispettivi partiti. Quanto agli argomenti; chi ha seguito, dall"inizio alla fine e non per stralci, il dibattito tra i due contendenti ricorderà che la Royal ha sempre glissato sulle questioni di economia perché non ne capisce niente. Mentre Sarkozy si è sempre rivolto a "Madame Royal" puntando su generici richiami all"identità nazionale e all"ordine. Dimenticando che se ci sono stati disordini, in Francia, negli ultimi tempi, sono avvenuti mentre lo stesso Sarkozy era Ministro dell"Interno. I due, durante il dibattito pre-ballottaggio, si sono accesi solo quando hanno affrontato il tema dei bambini handicappati nella scuola. Pochino per dire che la campagna elettorale francese si è basata su nuovi temi e modernità.
La campagna elettorale francese è stata vinta da due candidati, appartenenti a due grandi schieramenti politici del Novecento (e pure dell"Ottocento), che sono riusciti, insieme, ad imporre grandi temi da gossip (donna in politica, quante donne al governo, l"uomo forte, l"antiamericanismo, l"ordine che si impegna a non farvi scassare l"automobile...) e far dimenticare i temi seri. In Francia nessuno ha parlato a fondo di delocalizzazioni, deflazione salariale, ineguaglianza dei redditi e delle condizioni di vita. O meglio se ne parla, ma indirettamente; sprecando fiumi di inchiostro sulla brevissima vacanza maltese del neoeletto. Come se uno dopo una lunga maratona del genere non avesse diritto a prendersi un paio di giorni di respiro. Ma questa non è politica, o nuova politica, questo è gossip alla Dagospia.
I due candidati dei due "vecchi" e maggiori partiti francesi - insieme - hanno realizzato l"assorbimento delle derive estremiste: Sarkozy svuotando il Fronte nazionale di Le Pen e Royal ricompattando, ma svuotando, i frammenti della sinistra. Questo è stato il grande gioco dei francesi di questa campagna elettorale. Una specie di "Grossa coalizione" pregovernativa moderata che - per i più consapevoli significava votare Bayrou - per i meno consapevoli ha significato scegliere tra i due grandi e rassicuranti schieramenti storici. Si è trattato di un passaggio squisitamente politico e che riporta la Politica in primo piano, questo sì. Ma non è stato un passaggio di modernizzazione e di pragmatismo Le Pen ha invitato i suoi elettori ad astenersi per non sporcare il voto a Sarkozy, ma è chiaro che si è trattato di tattica. Così come i candidati di sinistra hanno spinto i propri elettori a ricompattarsi sulla Royal, sempre per tattica, non per altro. L"estremismo ha perduto non perché Ps e Ump erano forti, ma perché si è indebolito. E chi l"ha - seriamente - indebolito e sfidato è stato il centrismo di Bayrou. Il voto del primo turno, a questo proposito, è chiaro ed esplicito! I francesi, così, si sono trovati a votare non per le idee - non ce ne sono di forti - ma per le persone e soprattutto per evitare il degrado e la devianza del 2002.
Si è parlato di capri espiatori come l"immigrazione, la violenza dei quartieri poveri, ma, appunto, di capri espiatori si è parlato. Ci si è dilungati sull"altezza (fisica) di Sarkozy, sui vestitini bianco-candidi della donna socialista, sui conti in banca e gli appartamenti dei candidati, sui mariti e le mogli. Altro che politica. In soldoni - e per essere chiari - il sarkozysmo ha vinto per aver fatto coesistere una tendenza liberale inscritta nella popolazione francese assieme a quella egualitaria altrettanto forte che viene dalla tradizione rivoluzionaria. Tradizioni, tutte, moderate dal centrismo di Bayrou che per questo motivo ha precisato di non poter votare Sarkozy. Il vero avversario di Bayrou era Le Pen e il radicalismo di sinistra.
Così il cuore della Francia si è trovato con Sarkozy e ora il tutto sta nell"uscire dal gossip della campagna elettorale e tornare a fare politica. E il grado di questo passaggio lo vedremo già da subito; alle legislative del prossimo mese. Quanto al Sarkozy impertinente, per il quale anche Chirac c"ha messo del tempo a decidere se assecondarlo o meno, ha già bacchettato i tecnocrati europei, ha già messo i puntini sulle "i" per l"Europa allargata, e dovrà spiegarci meglio cosa intende quando parla di Europa più "protetta". Ha detto anche che promuoverà la meritocrazia, licenzierà i dipendenti pubblici parassitari e rivedrà il sistema pensionistico. Su questo non si scherza e il nuovo Presidente francese se promuoverà seriamente queste idee - e non si fisserà sulla fomentazione dei poveri cristi delle banlieu - potrà sicuramente aspirare a trasformarsi in un grande uomo di Stato. Su questo Sarkozy rischia il berlusconismo, non su altro. Su questa speranza che possa diventare un grande uomo di Stato e che non si faccia impantanare dalle logiche dei vecchi schieramenti e dalle vecchie tattiche di fomentazione dei popoli ci potrà essere qualche paragone con le esperienze dei governi Berlusconi (che, al contrario, sugli estremismi al governo ha costruito il proprio successo). Per ora è solo finita una campagna elettorale "ammazzaestremismi". Ecco perché è piaciuta tanto ai politici e ai commentatori italiani che, però, non hanno il coraggio di mettere in campo un Bayrou.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.