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Non si può più aspettare

Sì TAV

Dopo 21 anni è giunto il momento di aprire il cantiere

di Enrico Cisnetto - 28 giugno 2011

La Tav si deve fare, il cantiere il Val di Susa va aperto e fatto funzionare. Senza se e senza ma. Sono passati 21 anni da quando si è iniziato a parlare del progetto, un tempo sufficientemente lungo – è un eufemismo, naturalmente – per analizzare, discutere, valutare. Alla fine, seppure con qualche titubanza di troppo e con colpevole ritardo, il governo ha scelto di stare in Europa. E anche la sinistra riformista, in questo caso rappresentata dall’ottimo sindaco di Torino Chiamparino (ma anche Fassino ieri ha dato prova di volersi muovere in quel solco), si assunta l’onere di appoggiare la scelta, in nome della crescita economica e della competitività. Dunque, ora è il momento di agire. Poi, può darsi che la decisione di procedere a creare la linea ferroviaria veloce Torino-Lione si rivelerà, a realizzazione eseguita, un errore: tuttavia il governo ha fatto in piena legittimità questa scelta e nessuno, in una democrazia degna di questo nome, può permettersi di frapporre ostacoli, tanto meno usando la violenza. Io, peraltro, credo il contrario: la scelta si rivelerà lungimirante. Anche perché chi vi si oppone è quantomeno sospetto quando mischia l’analisi dei costi-benefici, che è sempre opportuno fare, con discorsi di presunto ambientalismo che hanno tutt’altra logica. Delle due l’una: o si definisce illegittimo e criminale costruire quella linea ferroviaria, e allora non ha senso parlare della sua economicità, oppure si ragiona sulla sua convenienza economica, e allora non si possono agitare le parole d’ordine dei comitati e comitatini che ieri, come in tutti questi anni, hanno cercato con metodi illegali di fermare l’inizio dei lavori.

Bene hanno fatto, dunque, il ministro Maroni, il capo della polizia, il prefetto e il questore di Torino a usare la fermezza di fronte a chi protestava pretendendo di bloccare l’apertura del cantiere. E bene ha fatto il ministro Matteoli a ribadire che si tratta di una opzione strategica, che alla prossima riunione del Cipe si approverà il progetto preliminare e che il 6 luglio sarà firmato con la Francia un nuovo accordo bilaterale. Anche perché siamo maledettamente in ritardo: Bruxelles ci ha già formalmente richiamato, e se non ci sbrighiamo (deadline il 30 giugno) si rischia di perdere sia i 672 milioni della Ue stanziati finora sia i futuri finanziamenti. Anche per questo, oltre che per non dare un altro colpo mortale allo stato di diritto e alla credibilità del Paese, è bene che sia chiaro da chi è composto il “partito trasversale no Tav”: da chi a sinistra fiancheggia i violenti, da chi a destra tituba, e da chi sull’uno come sull’altro fronte si nasconde dietro i distinguo.

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Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.