Il protocollo del Welfare e la politica
Rizzo e i brogli al referendum
Una polemica che rivela molti retroscena sulla crisi della sinistradi Alessandro D'Amato - 09 ottobre 2007
Vi è un qualcosa di malato nella polemica sui brogli nel referendum sul Welfare che in queste ore sta montando tra politici e sindacalisti. Una polemica che dovrebbe infiammare il pubblico, e invece, come si legge dalle cronache dei giornali on line, si è già sopita. Cosa è successo? E" successo che ieri a Porta a Porta Marco Rizzo dei Comunisti Italiani ha rivelato che due suoi sodali sono andati nei seggi dove si vota per il referendum, e hanno messo la scheda nell"urna per tre o quattro volte, con tanto di foto dimostrative del fatto. La "denuncia", da Vespa, ha visto contrapposto per l"occasione Bonanni della Cisl, che a precise accuse di merito ha rivoltato il tutto attaccando "chi vuole far fallire la consultazione", e prendendosela quindi proprio con Rizzo. Però senza rispondere di fatto a nessuna delle argomentazioni del parlamentare dei Comunisti Italiani. La cosa carina è che al traino di Bonanni - che ieri a Porta a Porta, a chi ascoltava, è parso semplicemente penoso - sono arrivati Bertinotti, che dice di non essere a conoscenza di brogli (è il presidente della Camera, a quanto risulta: perché dovrebbe?), i Verdi e Rifondazione. Così, senza che nessuno li abbia interpellati, aprono bocca per prendere le distanze da quanto avvenuto.
E veniamo alla malattia. Che, secondo me, è particolarmente riconoscibile da un paio di sintomi. Il primo: Bonanni, che sa benissimo cosa significa quello che Rizzo gli sta dimostrando perché i brogli stanno avvenendo non nelle fabbriche - dove vigilano gli operai - ma nelle sedi dello Spi, ovvero delle organizzazioni dei pensionati. E Bonanni dovrebbe anche sapere che se il risultato disaggregato del referendum dovesse portare alla vittoria del No nelle fabbriche e a quella del sì, e per giunta schiacciante, nelle sedi sindacali, questo sarebbe ben più che sospetto. Tutto ciò a prescindere dalla qualità dell"accordo sottoscritto (che non è il tema di cui sto dibattendo), si potrebbe affermare a questo punto che le rappresentanze dei lavoratori ormai NON rappresentano la volontà di quelli che dovrebbero rappresentare. E questo sarebbe più che grave.
Il secondo sintomo è peggiore. Come a molti che hanno dimestichezza con la politica dovrebbe essere chiaro - e mi scusino le "vergini" - accade spesso che le consultazioni con voto vengano in qualche misura truccate. Non sto parlando di brogli monumentali, ma di qualche preferenza scippata, di aiutini, di matite correttive abili che tracciano X a bella posta. Questo accade soprattutto in certi paesini dell"Emilia Romagna, dove altrimenti alcune percentuali "bulgare" sarebbero difficili da raggiungere. E questi "broglietti" fanno sicuramente il paio con quelle percentuali "bulgare" che invece finiscono per arrivare anche all"altra parte, ad esempio in quei tanti Pii Alberghi Trivulzi dove, per spiegare un certo voto, non si può certo fare appello al fatto che esiste un televisore comune a tutti, ed è sempre acceso su Rete 4. Ma queste cose, come le sa Bonanni, le sa anche Rizzo. Fanno parte del gioco, si potrebbe dire con un certo tasso di cinismo.
Il fatto che Rizzo le "scopra" soltanto ora ci fa capire in primo luogo che alcuni della sinistra radicale, i quali venivano accreditati di un "finto-movimentismo" ("fanno un po" di casino, ma alla fine non vogliono far cadere il governo", si diceva), in realtà non scherzano proprio. In secondo luogo, che un comportamento del genere autorizza a credere che siano "saltate le marcature", nella testa di qualcuno (tutti?). Il che, se fosse vero, mi farebbe davvero pensare che per la sinistra italiana sia arrivato il tempo della resa dei conti. O di qua, o di là.
E veniamo alla malattia. Che, secondo me, è particolarmente riconoscibile da un paio di sintomi. Il primo: Bonanni, che sa benissimo cosa significa quello che Rizzo gli sta dimostrando perché i brogli stanno avvenendo non nelle fabbriche - dove vigilano gli operai - ma nelle sedi dello Spi, ovvero delle organizzazioni dei pensionati. E Bonanni dovrebbe anche sapere che se il risultato disaggregato del referendum dovesse portare alla vittoria del No nelle fabbriche e a quella del sì, e per giunta schiacciante, nelle sedi sindacali, questo sarebbe ben più che sospetto. Tutto ciò a prescindere dalla qualità dell"accordo sottoscritto (che non è il tema di cui sto dibattendo), si potrebbe affermare a questo punto che le rappresentanze dei lavoratori ormai NON rappresentano la volontà di quelli che dovrebbero rappresentare. E questo sarebbe più che grave.
Il secondo sintomo è peggiore. Come a molti che hanno dimestichezza con la politica dovrebbe essere chiaro - e mi scusino le "vergini" - accade spesso che le consultazioni con voto vengano in qualche misura truccate. Non sto parlando di brogli monumentali, ma di qualche preferenza scippata, di aiutini, di matite correttive abili che tracciano X a bella posta. Questo accade soprattutto in certi paesini dell"Emilia Romagna, dove altrimenti alcune percentuali "bulgare" sarebbero difficili da raggiungere. E questi "broglietti" fanno sicuramente il paio con quelle percentuali "bulgare" che invece finiscono per arrivare anche all"altra parte, ad esempio in quei tanti Pii Alberghi Trivulzi dove, per spiegare un certo voto, non si può certo fare appello al fatto che esiste un televisore comune a tutti, ed è sempre acceso su Rete 4. Ma queste cose, come le sa Bonanni, le sa anche Rizzo. Fanno parte del gioco, si potrebbe dire con un certo tasso di cinismo.
Il fatto che Rizzo le "scopra" soltanto ora ci fa capire in primo luogo che alcuni della sinistra radicale, i quali venivano accreditati di un "finto-movimentismo" ("fanno un po" di casino, ma alla fine non vogliono far cadere il governo", si diceva), in realtà non scherzano proprio. In secondo luogo, che un comportamento del genere autorizza a credere che siano "saltate le marcature", nella testa di qualcuno (tutti?). Il che, se fosse vero, mi farebbe davvero pensare che per la sinistra italiana sia arrivato il tempo della resa dei conti. O di qua, o di là.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.