Gli "allarmi" lanciati da Jacopo Morelli
Rivoluzionari in Ferrari
La rivolta di plastica dei giovani imprenditoridi Enrico Cisnetto - 14 giugno 2013
Rivoltosi in doppiopetto. Non è la prima volta nella storia di questo Paese ipocrita che si manifestano degli pseudo rivoluzionari con i capelli azzimati, blazer e pochette d’ordinanza. Ecco, ora abbiamo Morelli Jacopo, nientemeno che leader dei Giovani Imprenditori. Il quale, avendo saputo che l’attenzione dei media è proporzionale alla forza della “sparata”, da Santa Margherita lancia un avvertimento dal sapore grillesco: “l’unica prospettiva è la rivolta”. Boom. E di chi? Ma degli imprenditori under 40, of course. E contro chi? Ma la politica, of course.
Ora, che questa politica meriti la più severa delle sanzioni, non ci sono dubbi. Ma per mandare dei “vaffa” c’è già Grillo, che nonostante l’inizio della fine del suo movimento pentastellare rimane mille volte più bravo del cotonato Morelli. Non basta dire “occhio che ci scateniamo”. È ridicolo, prima ancora che inutile. No, caro Morelli, bisogna spiegare perché questo sistema politico, ventannale, è stato fallimentare fin dal primo vagito e avere l’onestà intellettuale di dire che esso consiste proprio in quel bipolarismo che Confindustria, senior e junior senza distinzioni, ha invocato e benedetto fin dai tempi di Tangentopoli. Ma per poterlo fare occorre leggere, studiare, riflettere. Non soltanto imparare i trucchi della (pseudo) comunicazione.
Lo so, conosco bene i Giovani di Confindustria, e – confesso – ho persino partecipato alla realizzazione dei primi Santa Margherita (1978-79-80). Erano i tempi di Piero Pozzoli, e poi di Abete e Patrucco, e dopo di D’Amato. Erano tempi in cui i Giovani erano “ruvidi” prima di tutto con i padroni della Confindustria, e quando parlavano alla politica lo facevano con proposte – ricordo, tra le tante, il “patto dei produttori” – davvero spiazzanti. Ora, invece, sento suonare sempre la stessa musica: le solite richieste – spesso giuste, per carità, ma le fa già la Confindustria senior – innaffiate da abbondante antipolitica. Puro conformismo, altro che rivoluzione.
Per esempio, Morelli lei ha detto che: si potrebbe tagliare la spesa pubblica dell’1% per cinque anni, ricavare 16 miliardi da alienazioni del patrimonio pubblico e 2 miliardi dall’abolizione delle province, e, udite-udite, 140 milioni dal dimezzamento dei parlamentari. E questo sarebbe “scatenarsi”? Ma mi faccia il piacere, direbbe Totò. Con quattro spiccioli non si va da nessuna parte. E poi la spesa – che si taglia non con spending review, ma con riforme strutturali – è soprattutto da convertire da corrente in investimenti. E l’operazione da fare sul patrimonio pubblico – e collateralmente su quello privato, compreso il suo, signor Morelli – è da centinaia non da nemmeno due decine di miliardi. E dalle province si ricava molto di più, se si ha il coraggio di dire che i dipendenti non devono essere ricollocati automaticamente. Un grande progetto liberal-keynesiano, ecco quello che ci vuole. Ma bisogna studiare…
Ora, che questa politica meriti la più severa delle sanzioni, non ci sono dubbi. Ma per mandare dei “vaffa” c’è già Grillo, che nonostante l’inizio della fine del suo movimento pentastellare rimane mille volte più bravo del cotonato Morelli. Non basta dire “occhio che ci scateniamo”. È ridicolo, prima ancora che inutile. No, caro Morelli, bisogna spiegare perché questo sistema politico, ventannale, è stato fallimentare fin dal primo vagito e avere l’onestà intellettuale di dire che esso consiste proprio in quel bipolarismo che Confindustria, senior e junior senza distinzioni, ha invocato e benedetto fin dai tempi di Tangentopoli. Ma per poterlo fare occorre leggere, studiare, riflettere. Non soltanto imparare i trucchi della (pseudo) comunicazione.
Lo so, conosco bene i Giovani di Confindustria, e – confesso – ho persino partecipato alla realizzazione dei primi Santa Margherita (1978-79-80). Erano i tempi di Piero Pozzoli, e poi di Abete e Patrucco, e dopo di D’Amato. Erano tempi in cui i Giovani erano “ruvidi” prima di tutto con i padroni della Confindustria, e quando parlavano alla politica lo facevano con proposte – ricordo, tra le tante, il “patto dei produttori” – davvero spiazzanti. Ora, invece, sento suonare sempre la stessa musica: le solite richieste – spesso giuste, per carità, ma le fa già la Confindustria senior – innaffiate da abbondante antipolitica. Puro conformismo, altro che rivoluzione.
Per esempio, Morelli lei ha detto che: si potrebbe tagliare la spesa pubblica dell’1% per cinque anni, ricavare 16 miliardi da alienazioni del patrimonio pubblico e 2 miliardi dall’abolizione delle province, e, udite-udite, 140 milioni dal dimezzamento dei parlamentari. E questo sarebbe “scatenarsi”? Ma mi faccia il piacere, direbbe Totò. Con quattro spiccioli non si va da nessuna parte. E poi la spesa – che si taglia non con spending review, ma con riforme strutturali – è soprattutto da convertire da corrente in investimenti. E l’operazione da fare sul patrimonio pubblico – e collateralmente su quello privato, compreso il suo, signor Morelli – è da centinaia non da nemmeno due decine di miliardi. E dalle province si ricava molto di più, se si ha il coraggio di dire che i dipendenti non devono essere ricollocati automaticamente. Un grande progetto liberal-keynesiano, ecco quello che ci vuole. Ma bisogna studiare…
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.