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Eccezionalità tutta italiana dell’era Rovati

Quotazioni finanziarie della politica

Ma questa classe dirigente non ha la minima attitudine ad affrontare seriamente il problema

di Davide Giacalone - 27 ottobre 2006

Uno sì ed uno no, non si può dire che Prodi non abbia le idee chiare. Per le banche gli stranieri andavano bene e sostenere la proprietà italiana era considerato un errore, ma per la Telecom valeva l’esatto contrario, poi per Autostrade si va fino in Spagna per dare il benvenuto, ed ora tocca ad Alitalia dove, secondo la rigorosa regola di “uno sì uno no” si vorrà far valere l’italianità. Prima di procedere, però, ci s’industria a farsi del male.
Pochi giorni fa Prodi aveva definito “fuori controllo” i conti di Alitalia. Dopo di che si è aperto un alato dibattito su se privilegiare Fiumicino o Malpensa, volendo così dimostrarsi che il mondo politico non ha la minima attitudine ad affrontare seriamente il problema. Ieri ha preso la parola il ministro dell’economia, affermando risolutamente che “non lasceremo fallire l’azienda”. Il tutto, oltre ad essere contraddittorio, c’induce a credere che sia imminente la spesa di altri soldi pubblici, che non solo prenderanno il volo, faranno da anestetico e rinvieranno tutto a babbo morto, ma ci segnaleranno come potenziali violatori di regole europee. Per completare il quadretto si ricordi che Alitalia è quotata in Borsa, è priva di un decente piano industriale, mentre il suo futuro, il suo patrimonio e le sue eventuali alleanze internazionali sono oggetto di discussione politica e non di scelte aziendali. Allora, che cos’è che la Borsa sta quotando, cosa gli investitori stanno esaminando? Risposta: la politica, stiamo quotando la politica. Sento Prodi e corro a vendere tutto, prima della bancarotta, sento Padoa-Schioppa e resisto perché non la faranno fallire, la Consob non la sento, perché tanto controllare l’effetto di voci ed annunci sulle eventuali alterazioni del mercato non è considerato di moda.
Il Financial Times ci prende pure per le chiappe e pubblica le regole cui gli stranieri devono attenersi se proprio voglio investire in Italia: sopportare i politici, prepararsi alle lentezze, inciuciarsi pagando i lobbisti. Regole che, credetemi, valgono in tutto il mondo, ma che a noi vengono rinfacciate proprio per la grossolanità di certe condotte. Perché solo da noi si vive l’“era Rovati”, nella quale il governo parla e straparla delle società quotate e ne influenza il corso facendosene gli affari e le strategie.

www.davidegiacalone.it

Pubblicato su Libero del 27 ottobre 2006

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