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In Svezia già abbassato il costo del denaro

Pressioni sulla Bce per tagliare i tassi

Poco probabile, però, che Francoforte cambi nei prossimi giorni la propria politica

di Andrea Marini - 22 giugno 2005

La Banca centrale svedese ha effettuato un taglio aggressivo e inatteso dei tassi di interesse (dal 2% all’1,5%), e già i politici europei, assetati come sono di liquidi per rilanciare le proprie abuliche economie, chiedono una mossa simile da parte della Bce. Fiato sprecato.

Sebbene Jean-Claude Trichet, il presidente della Banca centrale europea, non abbia escluso un abbassamento del costo del denaro se la ripresa dell’economia dell’Ue non si verificherà entro la fine dell’anno, è poco probabile che da Francoforte arrivino buone notizie.

L’obiettivo principale della Banca centrale europea, come messo nero su bianco nel suo statuto, è quello di mantenere il tasso di inflazione dell’eurozona “sotto ma vicino al 2%”. Mentre a maggio tale valore in Svezia è stato dello 0,2%, quello medio dell’area dell’euro oscilla ancora intorno al 2 per cento. Inoltre, il mix di svalutazione della moneta unica e aumento del prezzo del petrolio lascia intravedere per la Bce tempi duri.

Come se ciò non bastasse, l’area dell’euro non è ancora perfettamente omogenea dal punto di vista economico, e quindi Trichet deve fare i conti con i differenti tassi di inflazione degli Stati membri. Da una parte c’è sì la Finlandia con un aumento dei prezzi a maggio dello 0,8 per cento, ma c’è anche la Spagna con un +3,1 per cento. Se venissero abbassati i tassi di interesse, i paesi che hanno già una crescita dei prezzi superiore alla media europea ne soffrirebbero, a causa soprattutto di un aumento del costo di rifinanziamento dei debiti pubblici.

La Bce, infine, non ha mai nascosto il proprio disappunto per la modifica (cioè l’annacquamento), il 20 marzo scorso, del Patto di stabilità e crescita. La previsione di “attenuanti” nell’esame delle situazioni fiscali degli Stati membri e un allungamento dei tempi previsti per la correzione dei loro disavanzi eccessivi sono per Francoforte un rischio per la stabilità dei prezzi. Fino a quando i conti pubblici delle più grandi economie del continente non saranno in ordine, la Banca centrale europea sarà sempre riluttante a ridurre il costo del denaro.

I politici dell’Ue, invece di aspettare poco probabili buone notizie da Francoforte, per rilanciare le loro economie farebbero meglio a contare solo sulle loro forze, attuando finalmente le riforme strutturali di cui l’Europa ha bisogno.



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