Nessuna nostalgia per baracche e paludi
Per un ambientalismo lungimirante
Non si possono sottovalutare le proteste in Val di Susa. Ma il progresso sano è un benedi Davide Giacalone - 02 novembre 2005
Il paesaggio, in Italia, non è solo bellezza (che già è molto), ma anche ricchezza. Il rispetto per il paesaggio, quindi, non è solo prudenza, ma anche saggezza. Non mi convincono, però, i focolai di resistenza ad una ferrovia, ad una strada, ad una centrale elettrica.
In Val di Susa protestano perché non vogliono i binari della linea ferroviaria Torino-Lione. Ma quello è un corridoio europeo fondamentale, destinato a giungere fino in Russia, ed il vero dramma sarebbe proprio quello di esserne esclusi. Una comunità locale, inoltre, non può, con la sua opposizione, bloccare un progetto il cui interesse è nazionale ed europeo.
La protesta in Val di Susa, però, ha anche aspetti che sarebbe colpevole sottovalutare. C’è il rischio, sostiene una parte della popolazione, che gli scavi per la ferrovia dissotterrino le infiltrazioni di amianto che avvelenano il terreno. Un rischio grave. Per questo se la protesta s’indirizza a chiedere cautela nei lavori, o contropropone un diverso tracciato, non solo sarà del tutto ragionevole, ma anche condivisibile. Temo, invece, che vi sia anche dell’altro, che altri sentimenti agitino l’anima dei manifestanti, la solita opposizione ad una grande opera, in omaggio ad un assai malinteso ambientalismo.
L’ambiente non è monumento da conservare. A me non piace la via Gluk di Celentano, non mi piacciono le baracche e non mi piacciono le zone non urbanizzate, preferisco case, fogne, strade e treni. Non mi piace neanche la pasoliniana nostalgia per le lucciole (che ancora oggi, meravigliosamente, illuminano le notti appresso alla mietitura) in quella parte della periferia dove s’era tanto buoni a guardare con umana compassione i ragazzi che tirano calci nel fango. Credo sia meglio, per loro, star sotto i lampioni, avere un campo da calcio, non dover dipendere dal buonismo del regista famoso e non disinteressato. Mi piace la Maremma selvaggia e forte, ma non rimpiango certo la bianciardiana vita agra, o la fatica dei minatori. Insomma, il progresso è una gran bella cosa, nel progresso si sta meglio, ed il progresso, con le sue luci, le sue strade, le sue case, il suo riscaldamento, i suoi ospedali, le sue scuole, modifica l’ambiente.
E’ sano non il progresso che lascia inviolato l’ambiente, ma che non ne fa inutile sfregio. Ed è lungimirante quell’ambientalista capace di ricordare che un mondo con più treni e meno macchine sarà un mondo migliore.
In Val di Susa protestano perché non vogliono i binari della linea ferroviaria Torino-Lione. Ma quello è un corridoio europeo fondamentale, destinato a giungere fino in Russia, ed il vero dramma sarebbe proprio quello di esserne esclusi. Una comunità locale, inoltre, non può, con la sua opposizione, bloccare un progetto il cui interesse è nazionale ed europeo.
La protesta in Val di Susa, però, ha anche aspetti che sarebbe colpevole sottovalutare. C’è il rischio, sostiene una parte della popolazione, che gli scavi per la ferrovia dissotterrino le infiltrazioni di amianto che avvelenano il terreno. Un rischio grave. Per questo se la protesta s’indirizza a chiedere cautela nei lavori, o contropropone un diverso tracciato, non solo sarà del tutto ragionevole, ma anche condivisibile. Temo, invece, che vi sia anche dell’altro, che altri sentimenti agitino l’anima dei manifestanti, la solita opposizione ad una grande opera, in omaggio ad un assai malinteso ambientalismo.
L’ambiente non è monumento da conservare. A me non piace la via Gluk di Celentano, non mi piacciono le baracche e non mi piacciono le zone non urbanizzate, preferisco case, fogne, strade e treni. Non mi piace neanche la pasoliniana nostalgia per le lucciole (che ancora oggi, meravigliosamente, illuminano le notti appresso alla mietitura) in quella parte della periferia dove s’era tanto buoni a guardare con umana compassione i ragazzi che tirano calci nel fango. Credo sia meglio, per loro, star sotto i lampioni, avere un campo da calcio, non dover dipendere dal buonismo del regista famoso e non disinteressato. Mi piace la Maremma selvaggia e forte, ma non rimpiango certo la bianciardiana vita agra, o la fatica dei minatori. Insomma, il progresso è una gran bella cosa, nel progresso si sta meglio, ed il progresso, con le sue luci, le sue strade, le sue case, il suo riscaldamento, i suoi ospedali, le sue scuole, modifica l’ambiente.
E’ sano non il progresso che lascia inviolato l’ambiente, ma che non ne fa inutile sfregio. Ed è lungimirante quell’ambientalista capace di ricordare che un mondo con più treni e meno macchine sarà un mondo migliore.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.