Sulla morte del generale Gustavo Pignero
Osservazione umanamente scorretta
Evidente differenza di trattamento giornalistico dal caso Consorte. Perché?di Davide Giacalone - 12 settembre 2006
Quella che segue è un’osservazione scorretta, politicamente ed umanamente. Si tratta di due innocenti, perché nessun tribunale ha mai accertato una loro colpevolezza. Si tratta di due persone malate. Si tratta, però, anche di due pesi e due misure, di un’evidente disparità di trattamento, almeno giornalistico.
E’ giunta la notizia della morte del generale Gustavo Pignero, coinvolto nelle indagini sul Sismi, tratto in arresto, tenuto ai domiciliari, sottoposto a numerosi interrogatori e per il quale era stato chiesto un immediato incidente probatorio. L’indagato, fin dall’inizio, si era difeso ed aveva difeso anche il suo direttore, Nicolò Pollari, affermando che tutti avevano agito nell’interesse nazionale. Poi era stato oggetto di una registrazione, nel corso di una conversazione che riteneva privata, dalla quale sarebbero emerse le responsabilità dei suoi superiori in quello che viene definito il rapimento di Abu Omar. A quel punto era stato costretto a cambiare versione e, appunto in considerazione delle sue precarie condizioni di salute, come prevede la legge, i pubblici ministeri avevano chiesto l’incidente probatorio. Il cancro lo ha ucciso prima.
Ricordo che quando furono avviate le indagini relative al presidente della Unipol, Giovanni Consorte, il quale, per sua ammissione, assieme ad Ivano Sacchetti, aveva riscosso 50 milioni di euro, all’estero, da Chiccho Gnutti, sostenendo essere il compenso per il lavoro svolto nel vendere Telecom Italia a Tronchetti Provera (e già solo questo meriterebbe un approfondimento che, invece, non arriva mai), il tutto si era presto fermato perché era circolata la notizia che Consorte fosse affetto da cancro. I pubblici ministeri sostenevano (sostengono ancora?) che quei 50 milioni avevano altra origine, ma, in considerazione delle sue condizioni di salute, Consorte fu sottoposto ad un solo interrogatorio.
Per la verità, negli stessi giorni, Consorte rilasciava interviste difendendosi, com’era suo diritto. Poteva farlo, oltre tutto, perché non aveva subito misure cautelari. Sul che non ho nulla da eccepire, né da dire. Ed il rispetto per una persona che stava combattendo una ben più difficile e decisiva battaglia credevo e credo debba essere assoluto. Più recentemente abbiamo saputo, sempre dalla stampa, che Consorte ha dei programmi d’attività per il futuro, del che mi compiaccio vivamente e, benché non abbia il piacere di conoscerlo, gli auguro ogni successo. Però, trattandosi di due esseri umani, due innocenti, due indagati e della stessa Procura, balza agli occhi una qual certa differenza di trattamento. Intendiamoci, a me risulta una differenza di trattamento giornalistica, mentre non ho elementi per dire se vi sia stata un’effettiva diversità di attenzioni anche da parte degli inquirenti. Ma sarebbe interessante saperlo. Magari, chi può, chieda. Sarebbe interessante.
www.davidegiacalone.it
E’ giunta la notizia della morte del generale Gustavo Pignero, coinvolto nelle indagini sul Sismi, tratto in arresto, tenuto ai domiciliari, sottoposto a numerosi interrogatori e per il quale era stato chiesto un immediato incidente probatorio. L’indagato, fin dall’inizio, si era difeso ed aveva difeso anche il suo direttore, Nicolò Pollari, affermando che tutti avevano agito nell’interesse nazionale. Poi era stato oggetto di una registrazione, nel corso di una conversazione che riteneva privata, dalla quale sarebbero emerse le responsabilità dei suoi superiori in quello che viene definito il rapimento di Abu Omar. A quel punto era stato costretto a cambiare versione e, appunto in considerazione delle sue precarie condizioni di salute, come prevede la legge, i pubblici ministeri avevano chiesto l’incidente probatorio. Il cancro lo ha ucciso prima.
Ricordo che quando furono avviate le indagini relative al presidente della Unipol, Giovanni Consorte, il quale, per sua ammissione, assieme ad Ivano Sacchetti, aveva riscosso 50 milioni di euro, all’estero, da Chiccho Gnutti, sostenendo essere il compenso per il lavoro svolto nel vendere Telecom Italia a Tronchetti Provera (e già solo questo meriterebbe un approfondimento che, invece, non arriva mai), il tutto si era presto fermato perché era circolata la notizia che Consorte fosse affetto da cancro. I pubblici ministeri sostenevano (sostengono ancora?) che quei 50 milioni avevano altra origine, ma, in considerazione delle sue condizioni di salute, Consorte fu sottoposto ad un solo interrogatorio.
Per la verità, negli stessi giorni, Consorte rilasciava interviste difendendosi, com’era suo diritto. Poteva farlo, oltre tutto, perché non aveva subito misure cautelari. Sul che non ho nulla da eccepire, né da dire. Ed il rispetto per una persona che stava combattendo una ben più difficile e decisiva battaglia credevo e credo debba essere assoluto. Più recentemente abbiamo saputo, sempre dalla stampa, che Consorte ha dei programmi d’attività per il futuro, del che mi compiaccio vivamente e, benché non abbia il piacere di conoscerlo, gli auguro ogni successo. Però, trattandosi di due esseri umani, due innocenti, due indagati e della stessa Procura, balza agli occhi una qual certa differenza di trattamento. Intendiamoci, a me risulta una differenza di trattamento giornalistica, mentre non ho elementi per dire se vi sia stata un’effettiva diversità di attenzioni anche da parte degli inquirenti. Ma sarebbe interessante saperlo. Magari, chi può, chieda. Sarebbe interessante.
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L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.