Da Tommaso Moro ai contenuti irrinunciabili
Oltre i richiami politici della Chiesa
Scopo della Nota dottrinale di Ruini: ricordare i principi della coscienza cristianadi Alessandra Servidori - 03 aprile 2006
A pochi giorni dal voto la clava settaria dei post comunisti cala sul popolo sovrano che si accinge ad andare alle urne, e lanciando accuse di intrusione, pone il veto di espressione alla Chiesa che naturalmente non rinuncia ad orientare l’elettorato cattolico valutando il merito dei programmi dei due schieramenti. «Contenuti irrinunciabili»: li definiva così il cardinale Ruini aprendo lunedì 20 il Consiglio permanente della Cei. Sono quei princìpi «fondati sul primato e sulla centralità della persona umana»: sono il magnete sul quale orientare la bussola nel momento in cui si è chiamati a fare scelte politiche ponderate e non emotive.Non a caso Ruini richiamava la «Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l"impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica», che la Congregazione per la dottrina della fede pubblicò all"inizio del 2003, e che su quei «contenuti irrinunciabili» argomenta con chiarezza. A firmarla fu l"allora prefetto cardinale Ratzinger. Quel documento non fu scritto in vista di una congiuntura politica determinata né fu condizionato da un particolare momento storico. Lo scopo della "Nota" era di richiamare alcuni principi propri della coscienza cristiana che debbono ispirare e orientare l"impegno sociale e politico dei cattolici nelle società democratiche, tenendo nel medesimo tempo presenti certi indirizzi e posizioni ambigue e discutibili che emergono dal contesto pluralista e relativista della nostra cultura, e che si infiltrano anche nel mondo cattolico. Rivolgendosi ai cristiani, che partecipano alla vita pubblica come cittadini, la Nota ricordava, in concreto, la figura di san Tommaso Moro, proclamato patrono dei governanti e dei politici, che nella difesa della dignità inalienabile della retta coscienza cristiana affermò con la sua vita e con la sua morte che "l"uomo non si può separare da Dio, né la politica dalla morale “. Nel testo della Congregazione è ribadito a chiare lettere il diritto della Chiesa a «richiamare alcuni principi propri della coscienza cristiana “.La coscienza cristiana formata non permette di favorire con il proprio voto l"attuazione di un programma politico in cui i contenuti fondamentali della fede e della morale cristiana siano misconosciuti, contrastati o negati .È in gioco l"essenza dell"ordine morale che riguarda il bene integrale della persona e della comunità. I princìpi sui quali non si può derogare e che devono valere come metro di giudizio peraltro sono : la difesa del diritto alla vita, la salvaguardia dei diritti dell"embrione umano, la protezione della famiglia fondata sul matrimonio monogamico tra uomo e donna, la libertà di educazione, la tutela sociale dei minori, "emancipazione dalle forme moderne di schiavitù (sfruttamento della prostituzione, liberalizzazione delle droghe), il diritto alla libertà religiosa, il rispetto della giustizia sociale, della sussidiarietà e della solidarietà, la difesa della pace (da non confondersi con il pacifismo ideologico) contro ogni forma di violenza e di terrorismo. È certamente vero che non è sempre facile trovare una forza politica o un"alleanza politica in cui la dottrina morale e sociale della Chiesa sia perfettamente e pienamente tradotta e praticata in proposte programmatiche precise, anche se è chiaro poter riconoscere i movimenti e partiti politici della Casa delle libertà che si ispirano alla dottrina morale e sociale cattolica e di orientare le loro scelte sulla base del patrimonio dei valori e dei principi morali dell"ordine naturale e cristiano. Così come pare altrettanto evidente che altre formazioni politiche e culturali hanno una visione dell"uomo e della società incompatibili con la visione cristiana. Sono proprio le prese di posizione circa le esigenze etiche fondamentali a costituire un chiaro criterio e metro di giudizio al riguardo. Tutti ovviamente hanno diritto di proporre le loro opinioni in merito, ma anche la Chiesa ha diritto di esprimere il suo giudizio su ciò che è conforme o meno alla legge morale naturale e ai valori fondamentali che devono guidare una società fedele alla verità della persona umana e al bene comune. I cattolici, per quanto leali con lo Stato, non possono essere statalisti per definizione.Ci sono due millenni di storia a provarlo, santi operosi, migliaia di opere, senza poi dimenticare la dottrina sociale della Chiesa e l"ultima enciclica papale, con un esplicito richiamo alla centralità della sussidiarietà nella politica. Il non-statalismo genetico dei cattolici deriva dalla fiducia radicale nella centralità della persona umana e della sua libertà. Di conseguenza, in qualsiasi scelta politica, anche la più assistenzialisticamente motivata e doverosa per necessità, il cattolico sempre cercherà di preservare, come possibile, un certo tasso di libertà di scelta – tendenzialmente alto – di pluralismo e rispetto delle persona .E così sarà ancora questa volta,nel segreto dell’urna ognuno farà la sua parte.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
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