Subito le riforme istituzionali
Né bipolarismo né maggioritario
Il sistema elettorale penalizza la realtà italiana e, spesso, produce effetti non desideratidi Davide Giacalone - 15 aprile 2008
Gli italiani continuano a votare avendo in mente un sistema bipolare, che, però, non c’è. Si comportano come se vi fossero solo due contendenti. A questo s’aggiunga che i due maggiori gruppi, le due calamite del bipolarismo, non sono dei partiti. Sono essi stessi degli aggregati elettorali, privi di strutturazione democratica interna. Hanno preso forma come se fossero interpreti di un sistema presidenziale, attorno alle figure dei rispettivi leaders, ma senza che questo abbia alcun appiglio nella realtà istituzionale.
Dunque la contraddizione è duplice: a. fingiamo un meccanismo maggioritario, ma ciascuno ha alleati “pesanti”, ed in qualche caso determinanti; b. fingiamo un bipartitismo, ma di partito, nel senso pieno del termine, non ne abbiamo neanche uno. Ciò non di meno gli elettori si adattano alla finzione, producendo un risultato che, una volta calato nella Costituzione reale, restituisce effetti diversi da quelli desiderati. Prodi, nel 2006, volle rendere vera la finzione e, con la sua coalizione, arraffò tutto e non tenne conto dell’evidente pareggio. Il risultato s’è visto, e peggiore non poteva essere, sia in termini di governo che di sorte per l’allora Unione.
Oggi la vittoria di Berlusconi è nettissima, ma sarebbe comunque serio prendere atto che, così andando, l’intero sistema è destinato a sfracellarsi, o consumarsi nell’impotenza. Il vincitore governi, ma lo faccia partendo dalla consapevolezza che le riforme istituzionali, comprese quelle del sistema elettorale, non sono solo necessarie, sono urgentissime. In un certo senso, occorre allineare l’Italia agli italiani. La politica deve ritrovare la forza di selezionare idee e uomini, proposte e capacità. I risultati elettorali non cambiano la realtà di un Paese che non solo s’impoverisce, ma progressivamente s’incattivisce. Guai a non tenerne conto.
Dunque la contraddizione è duplice: a. fingiamo un meccanismo maggioritario, ma ciascuno ha alleati “pesanti”, ed in qualche caso determinanti; b. fingiamo un bipartitismo, ma di partito, nel senso pieno del termine, non ne abbiamo neanche uno. Ciò non di meno gli elettori si adattano alla finzione, producendo un risultato che, una volta calato nella Costituzione reale, restituisce effetti diversi da quelli desiderati. Prodi, nel 2006, volle rendere vera la finzione e, con la sua coalizione, arraffò tutto e non tenne conto dell’evidente pareggio. Il risultato s’è visto, e peggiore non poteva essere, sia in termini di governo che di sorte per l’allora Unione.
Oggi la vittoria di Berlusconi è nettissima, ma sarebbe comunque serio prendere atto che, così andando, l’intero sistema è destinato a sfracellarsi, o consumarsi nell’impotenza. Il vincitore governi, ma lo faccia partendo dalla consapevolezza che le riforme istituzionali, comprese quelle del sistema elettorale, non sono solo necessarie, sono urgentissime. In un certo senso, occorre allineare l’Italia agli italiani. La politica deve ritrovare la forza di selezionare idee e uomini, proposte e capacità. I risultati elettorali non cambiano la realtà di un Paese che non solo s’impoverisce, ma progressivamente s’incattivisce. Guai a non tenerne conto.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.