Cade con Prodi l'illusione del centrosinistra
Nuove elezioni e nuovi equivoci
Un risultato annunciato e posticipato. Ma non si intercetta così il vento dell'antipoliticadi Elio Di Caprio - 28 gennaio 2008
In fondo non è stato difficile mandare all"aria il governo Prodi, era un risultato annunciato e più volte posticipato.
Ma con Prodi non è caduto solo il centro sinistra, è caduta un"intera cultura che non ha saputo porsi in sintonia, per la seconda volta in pochi anni, con i tempi cambiati. Si può resuscitare Berlusconi ma non si può resuscitare Prodi e quello che ha rappresentato negli ultimi anni. I vecchi girotondi, già serviti a poco in passato, sarebbero ora solo capaci di mettere in scena gli interminabili contrasti interni della sinistra “plurale” che se la prende con il Mastella di turno.
E" una sinistra, la nostra, che ha demonizzato inutilmente Berlusconi per più di dieci anni, ma poi, una volta al potere, non è riuscita nemmeno a varare una nuova legge sul conflitto di interessi o a mandare Rete Quattro sul satellite. Ha preferito piuttosto risistemare le sue nomenklature di potere inaugurando il nuovo ciclo con un messaggio di conservazione ed eleggendo alle massime cariche dello Stato l"ex comunista Napolitano, l"ex sindacalista democristiano Marini e il proto-post comunista di sempre fausto Bertinotti, che certamente non sono esemplari di una svolta generazionale. Dopo aver eccitato all"indignazione antiberlusconiana le frange più virulente del suo elettorato si è ritrovata poi a fare i conti con la presenza condizionante delle ali estreme, da Rifondazione, ai comunisti italiani, ai Verdi e ai tanti partitini estremi nati nel frattempo. A nulla sono servite le “ compensazioni” a destra (?) dei vari Mastella, Dini, Follini,Fisichella. Non poteva non venirne fuori un pateracchio immobile pronto a sfaldarsi alla prima occasione. Perchè la rottura non avvenisse ci voleva una leadership forte e carismatica che non c"è stata, tanto che in corso d"opera Walter veltroni si è sostanzialmente sganciato da Prodi e dal suo destino con la speranza che il popolo di centro sinistra abboccasse all"amo dell"improbabile novità rappresentata dal Partito Democratico. Ma è qui che si è riprodotta la lunga storia delle rivalità interne della sinistra che a sua volta ha dovuto fare spazio anche ai cattolici di sinistra.
Certamente la fragilità di una tale variopinta coalizione è stata esaltata dalla sua asfittica maggioranza numerica.
Ma anche questa volta sono venute alla luce le irrimediabili crepe di un"intera cultura politica che ha le sue radici nella supponenza elitaria di una certa sinistra, nella sua inconcludenza rissosa, nella sua pretesa di saper pensare per gli altri senza fare i conti con la realtà. Anche senza eguagliare la “sapienza” mediatica di un Berlusconi che per poco non vinceva le ultime elezioni promettendo l"abolizione dell"ICI, la sinistra poteva almeno risparmiarsi e risparmiarci i suoi appelli boomerang. Non si possono far piovere impunemente su un"opinione pubblica, già di per suo inquieta e insoddisfatta, messaggi devastanti sul fatto che finalmente con la sinistra al potere anche i ricchi piangono- ci risulta che a piangere siano le classi medie e medio basse - o che è bello pagare le tasse o che è “sexy” agire tra mille difficoltà o affermare che se tutti sono egualitariamente scontenti vuol dire che si è intrapresa la via giusta. Il minimo che potesse accadere, ed è accaduto, che l"insofferenza generale si appuntasse non solo sul rigetto della classe politica tutta intera ma su chi negli ultimi anni non ha mantenuto alcuna promessa di rinnovamento e non ha posto un argine alla decadenza economia nonostante le tasse aumentate ed i tesoretti nascosti e neppure previsti. Certamente l"inaffidabile Mastella, il “traditore” della destra e della sinistra ( in questo veramente centrale) poteva muoversi prima e far cadere il governo senza aspettare che fosse la magistratura a sciogliere il rebus.
Se si fosse mosso prima ci saremmo risparmiate tante cose compresa la pantomima delle modifiche alla legge elettorale. Ma forse è un bene che sia accaduto così : almeno nel gioco a rimpallo tra partiti sono venuti alla luce tutti i limiti e le contraddizioni di coloro che per contendersi il consenso elettorale sono già pronti a ricalcare i vecchi schemi senza apportare alcuna sostanziale modifica all"offerta politica.
Così Berlusconi dopo l"annuncio ad effetto di un nuovo partito per fare a destra tutto da solo si ritrova costretto a tornare sui suoi passi e a fare i conti con gli ex alleati. Così Gianfranco Fini, dopo aver sbeffeggiato il Cavaliere fino a ieri, accusandolo di voler andare alla cieca a nuove elezioni prima della necessaria riforma elettorale, è tornato all"ovile di Berslusconi e non gli interessa neppure tanto il referendum che egli stesso ha promosso. Meglio essere realisti che coerenti? Attendiamo solo di sapere a questo punto dove troverà casa Mastella dopo tanto girovagare, se l"ICI sarà veramente abolita, se tornerà sulla scena mediatica il leghista Calderoli ad esibire magliette antiislamiche e magari ad inventarsi allegramente altri pastrocchi elettorali e costituzionali. Ma può finire così? E" questo il modo migliore di intercettare il vento ( che non è un venticello) dell"anti politica che avanza?
Ma con Prodi non è caduto solo il centro sinistra, è caduta un"intera cultura che non ha saputo porsi in sintonia, per la seconda volta in pochi anni, con i tempi cambiati. Si può resuscitare Berlusconi ma non si può resuscitare Prodi e quello che ha rappresentato negli ultimi anni. I vecchi girotondi, già serviti a poco in passato, sarebbero ora solo capaci di mettere in scena gli interminabili contrasti interni della sinistra “plurale” che se la prende con il Mastella di turno.
E" una sinistra, la nostra, che ha demonizzato inutilmente Berlusconi per più di dieci anni, ma poi, una volta al potere, non è riuscita nemmeno a varare una nuova legge sul conflitto di interessi o a mandare Rete Quattro sul satellite. Ha preferito piuttosto risistemare le sue nomenklature di potere inaugurando il nuovo ciclo con un messaggio di conservazione ed eleggendo alle massime cariche dello Stato l"ex comunista Napolitano, l"ex sindacalista democristiano Marini e il proto-post comunista di sempre fausto Bertinotti, che certamente non sono esemplari di una svolta generazionale. Dopo aver eccitato all"indignazione antiberlusconiana le frange più virulente del suo elettorato si è ritrovata poi a fare i conti con la presenza condizionante delle ali estreme, da Rifondazione, ai comunisti italiani, ai Verdi e ai tanti partitini estremi nati nel frattempo. A nulla sono servite le “ compensazioni” a destra (?) dei vari Mastella, Dini, Follini,Fisichella. Non poteva non venirne fuori un pateracchio immobile pronto a sfaldarsi alla prima occasione. Perchè la rottura non avvenisse ci voleva una leadership forte e carismatica che non c"è stata, tanto che in corso d"opera Walter veltroni si è sostanzialmente sganciato da Prodi e dal suo destino con la speranza che il popolo di centro sinistra abboccasse all"amo dell"improbabile novità rappresentata dal Partito Democratico. Ma è qui che si è riprodotta la lunga storia delle rivalità interne della sinistra che a sua volta ha dovuto fare spazio anche ai cattolici di sinistra.
Certamente la fragilità di una tale variopinta coalizione è stata esaltata dalla sua asfittica maggioranza numerica.
Ma anche questa volta sono venute alla luce le irrimediabili crepe di un"intera cultura politica che ha le sue radici nella supponenza elitaria di una certa sinistra, nella sua inconcludenza rissosa, nella sua pretesa di saper pensare per gli altri senza fare i conti con la realtà. Anche senza eguagliare la “sapienza” mediatica di un Berlusconi che per poco non vinceva le ultime elezioni promettendo l"abolizione dell"ICI, la sinistra poteva almeno risparmiarsi e risparmiarci i suoi appelli boomerang. Non si possono far piovere impunemente su un"opinione pubblica, già di per suo inquieta e insoddisfatta, messaggi devastanti sul fatto che finalmente con la sinistra al potere anche i ricchi piangono- ci risulta che a piangere siano le classi medie e medio basse - o che è bello pagare le tasse o che è “sexy” agire tra mille difficoltà o affermare che se tutti sono egualitariamente scontenti vuol dire che si è intrapresa la via giusta. Il minimo che potesse accadere, ed è accaduto, che l"insofferenza generale si appuntasse non solo sul rigetto della classe politica tutta intera ma su chi negli ultimi anni non ha mantenuto alcuna promessa di rinnovamento e non ha posto un argine alla decadenza economia nonostante le tasse aumentate ed i tesoretti nascosti e neppure previsti. Certamente l"inaffidabile Mastella, il “traditore” della destra e della sinistra ( in questo veramente centrale) poteva muoversi prima e far cadere il governo senza aspettare che fosse la magistratura a sciogliere il rebus.
Se si fosse mosso prima ci saremmo risparmiate tante cose compresa la pantomima delle modifiche alla legge elettorale. Ma forse è un bene che sia accaduto così : almeno nel gioco a rimpallo tra partiti sono venuti alla luce tutti i limiti e le contraddizioni di coloro che per contendersi il consenso elettorale sono già pronti a ricalcare i vecchi schemi senza apportare alcuna sostanziale modifica all"offerta politica.
Così Berlusconi dopo l"annuncio ad effetto di un nuovo partito per fare a destra tutto da solo si ritrova costretto a tornare sui suoi passi e a fare i conti con gli ex alleati. Così Gianfranco Fini, dopo aver sbeffeggiato il Cavaliere fino a ieri, accusandolo di voler andare alla cieca a nuove elezioni prima della necessaria riforma elettorale, è tornato all"ovile di Berslusconi e non gli interessa neppure tanto il referendum che egli stesso ha promosso. Meglio essere realisti che coerenti? Attendiamo solo di sapere a questo punto dove troverà casa Mastella dopo tanto girovagare, se l"ICI sarà veramente abolita, se tornerà sulla scena mediatica il leghista Calderoli ad esibire magliette antiislamiche e magari ad inventarsi allegramente altri pastrocchi elettorali e costituzionali. Ma può finire così? E" questo il modo migliore di intercettare il vento ( che non è un venticello) dell"anti politica che avanza?
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.