Un mercato sempre più ricco e “stupefacente”
Non prendiamoci in giro
Quando usciremo dall’ipocrisia e prenderemo seri provvedimenti?di Angi Rossi - 23 maggio 2009
Nel consumo di cocaina, ormai l’Italia supera l’Olanda dove la vendita è libera. Ce lo ha detto già tre anni fa l’apposita Agenzia Europea. C’è da chiedersi, quindi, quando usciremo dall’ipocrisia. Da decenni sentiamo solo frasi fatte sulla droga del tipo “ sviluppare e incrementare i programmi di prevenzione e di disintossicazione”. Ma a che serve? A nulla fin che esiste una così potente rete di distribuzione che nessuno Stato al mondo intende drasticamente sconvolgere.
Ogni Paese cerca di contenere il numero dei drogati entro una quantità socialmente tollerabile per consentire il funzionamento del sistema. L’importante è che la lotta ai narcotrafficanti in qualche modo sembri funzionare, non in maniera eccellente, ma vada avanti anche cigolando, senza troppi scossoni, evitando scontri e responsabilità personali.
In tutto il mondo la burocrazia politica è fatta così, si ferma appena intravede la possibilità di essere contestata e intanto studenti giovanissimi si fanno le canne davanti la scuola.
A livello mondiale, se tutti i Paesi volessero far cessare la coltivazione del papavero nella parte eccedente le necessità mediche, sarebbe possibile, anzi addirittura facile, ma ciò non avviene con la scusa che in tal caso si dovrebbe provvedere a sostituire quei generosissimi proventi, con sussidi e altre regalie per i coltivatori.
La ricchezza dei Paesi produttori derivante dall’esportazione dell’oppio e dei suoi derivati, morfina ed eroina, non porta beneficio alla popolazione tutta, ma solo a pochi, grande ricchezza solo a pochissimi, alla faccia dei contadini produttori. E’ un mercato sicuro e in continua espansione che aggredisce fasce sempre più ampie di gioventù immatura, con un’organizzazione criminale forte, capace e in grado di occupare in modo sistematico ogni parte del territorio per l’ampliamento e il mantenimento del mercato.
Negli ultimi anni l’Afghanistan ha considerevolmente aumentato la produzione di oppio, pur in presenza delle forze militari che, sorvolando il territorio, non fanno certo fatica a individuare i campi di papaveri. Dall’immediato dopoguerra ad oggi la diffusione del problema è sempre più cresciuta fino a raggiungere una pericolosità enorme e destabilizzante, anche nei rapporti economici, data l’ingentissima quantità di capitali che girano.
L’uso continuato di droghe porta al degrado morale, all’instabilità psicologica, a un comportamento asociale anche di carattere criminale poiché i narcotici rimuovono le inibizioni, esaltano la personalità fino a rendere psicopatici. Il termine “assassino” deriva da “hashish”, non casualmente. E se si bloccano i rifornimenti di droga naturale? Arriva quella sintetica, che è anche peggiore. Quindi vanno combattute insieme.
Bisogna maledire il giorno in cui, nel 1938 il chimico svizzero Hoffman sintetizzò LSD nei laboratori di una casa farmaceutica. Bisognerebbe anche chiedersi l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della sanità che ci sta a fare? La tossicomania rappresenta un enorme problema sanitario e sociale, rendendo, tra l’altro, particolarmente drammatiche le situazioni di una sterminata quantità di famiglie, ma tremenda è anche la situazione del drogato allorché rimane privo di rifornimenti.
E’ facilissimo che il tossicomane compia reati, lo vediamo tutti i giorni e di questi fatti è piena la cronaca. Egli si serve di qualsiasi espediente per procurarsi la roba. E la volontà è molto ridotta perché le droghe sono farmaci che modificano in maniera drammatica la personalità di chi li usa.
Il farmaco è di provenienza illegale e quindi mette in contatto il tossicomane con la malavita. E’ fin troppo pesante il tributo di vite umane che si deve versare a questa criminalità e al suo arricchimento spaventoso, come spaventosa è sostanzialmente l’inerzia di contrasto dei singoli Stati.
Queste che dico sono cose ovvie, scontate, che sanno tutti, come tutti sanno dove rifornirsi. Sono già tanti quelli che incominciano a 14 anni nelle scuole e se un ragazzino vuole provare questo tremendo vizio, non ha certo difficoltà a trovare il pusher, mentre la polizia, quando ne arresta uno, fa comunicati stampa di successo professionale, come se avesse fatto una grande scoperta. Ma non è questo il punto. La realtà più grave sta nella normativa.
Se si autorizza il possesso di una modica quantità per uso personale, se ne consente, per forza di cose, anche il relativo commercio, mentre se si vuole combattere seriamente e drasticamente una delle più grandi disgrazie nazionali, non si devono tollerare deroghe perché basta una piccola concessione del genere per allentare gravemente la guardia.
Di questo non ce n’è proprio bisogno, come non c’è affatto bisogno di sentenze tolleranti che ammettano l’aumento della quantità personale. Mi riferisco, per esempio, alla sentenza 39017 – 2008 della sesta sezione penale della Cassazione: “Non è punibile chi detiene sostanze stupefacenti per uso personale, anche se la quantità superi quella prevista dalla legge, in quanto il superamento dei limiti stabiliti dalla legge sull’uso personale di hashish non determina una presunzione di responsabilità penale.”
Ogni Paese cerca di contenere il numero dei drogati entro una quantità socialmente tollerabile per consentire il funzionamento del sistema. L’importante è che la lotta ai narcotrafficanti in qualche modo sembri funzionare, non in maniera eccellente, ma vada avanti anche cigolando, senza troppi scossoni, evitando scontri e responsabilità personali.
In tutto il mondo la burocrazia politica è fatta così, si ferma appena intravede la possibilità di essere contestata e intanto studenti giovanissimi si fanno le canne davanti la scuola.
A livello mondiale, se tutti i Paesi volessero far cessare la coltivazione del papavero nella parte eccedente le necessità mediche, sarebbe possibile, anzi addirittura facile, ma ciò non avviene con la scusa che in tal caso si dovrebbe provvedere a sostituire quei generosissimi proventi, con sussidi e altre regalie per i coltivatori.
La ricchezza dei Paesi produttori derivante dall’esportazione dell’oppio e dei suoi derivati, morfina ed eroina, non porta beneficio alla popolazione tutta, ma solo a pochi, grande ricchezza solo a pochissimi, alla faccia dei contadini produttori. E’ un mercato sicuro e in continua espansione che aggredisce fasce sempre più ampie di gioventù immatura, con un’organizzazione criminale forte, capace e in grado di occupare in modo sistematico ogni parte del territorio per l’ampliamento e il mantenimento del mercato.
Negli ultimi anni l’Afghanistan ha considerevolmente aumentato la produzione di oppio, pur in presenza delle forze militari che, sorvolando il territorio, non fanno certo fatica a individuare i campi di papaveri. Dall’immediato dopoguerra ad oggi la diffusione del problema è sempre più cresciuta fino a raggiungere una pericolosità enorme e destabilizzante, anche nei rapporti economici, data l’ingentissima quantità di capitali che girano.
L’uso continuato di droghe porta al degrado morale, all’instabilità psicologica, a un comportamento asociale anche di carattere criminale poiché i narcotici rimuovono le inibizioni, esaltano la personalità fino a rendere psicopatici. Il termine “assassino” deriva da “hashish”, non casualmente. E se si bloccano i rifornimenti di droga naturale? Arriva quella sintetica, che è anche peggiore. Quindi vanno combattute insieme.
Bisogna maledire il giorno in cui, nel 1938 il chimico svizzero Hoffman sintetizzò LSD nei laboratori di una casa farmaceutica. Bisognerebbe anche chiedersi l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della sanità che ci sta a fare? La tossicomania rappresenta un enorme problema sanitario e sociale, rendendo, tra l’altro, particolarmente drammatiche le situazioni di una sterminata quantità di famiglie, ma tremenda è anche la situazione del drogato allorché rimane privo di rifornimenti.
E’ facilissimo che il tossicomane compia reati, lo vediamo tutti i giorni e di questi fatti è piena la cronaca. Egli si serve di qualsiasi espediente per procurarsi la roba. E la volontà è molto ridotta perché le droghe sono farmaci che modificano in maniera drammatica la personalità di chi li usa.
Il farmaco è di provenienza illegale e quindi mette in contatto il tossicomane con la malavita. E’ fin troppo pesante il tributo di vite umane che si deve versare a questa criminalità e al suo arricchimento spaventoso, come spaventosa è sostanzialmente l’inerzia di contrasto dei singoli Stati.
Queste che dico sono cose ovvie, scontate, che sanno tutti, come tutti sanno dove rifornirsi. Sono già tanti quelli che incominciano a 14 anni nelle scuole e se un ragazzino vuole provare questo tremendo vizio, non ha certo difficoltà a trovare il pusher, mentre la polizia, quando ne arresta uno, fa comunicati stampa di successo professionale, come se avesse fatto una grande scoperta. Ma non è questo il punto. La realtà più grave sta nella normativa.
Se si autorizza il possesso di una modica quantità per uso personale, se ne consente, per forza di cose, anche il relativo commercio, mentre se si vuole combattere seriamente e drasticamente una delle più grandi disgrazie nazionali, non si devono tollerare deroghe perché basta una piccola concessione del genere per allentare gravemente la guardia.
Di questo non ce n’è proprio bisogno, come non c’è affatto bisogno di sentenze tolleranti che ammettano l’aumento della quantità personale. Mi riferisco, per esempio, alla sentenza 39017 – 2008 della sesta sezione penale della Cassazione: “Non è punibile chi detiene sostanze stupefacenti per uso personale, anche se la quantità superi quella prevista dalla legge, in quanto il superamento dei limiti stabiliti dalla legge sull’uso personale di hashish non determina una presunzione di responsabilità penale.”
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.