Nuovi scenari allargati
Nemici dell'Europa
Bisogna a trovare la formula per rendere reale l’Unione tra Statidi Davide Giacalone - 19 aprile 2011
In Italia vanno di moda gli appelli all’importanza e indissolubilità dell’Unione Europea, anche quando ci tocca prendere calci nei denti. Intanto per l’Europa corre il brivido delle forze politiche che accrescono i loro consensi negandola. Da ultimo in Finlandia (che pure era un Paese satellite dell’Urss, quindi dovrebbe apprezzare tutto quello che può tenerla lontana dall’influenza russa).
Quando Sarkozy si mette a fare l’anti-italiano sui temi dell’immigrazione (e non solo), per fare concorrenza neanche più a Le Pen, ma a sua figlia, quando la Merkel riscopre l’egoismo energetico, per inseguire le paure dell’opinione pubblica e far concorrenza ai verdi, quando i leaders di ciascun Paese europeo vivono il loro ciclo elettorale interno come la principale priorità, ottengono due risultati: consegnano centralità politica ai loro avversari e fanno crescere gli anti-europeisti nel resto d’Europa. Da nessuna parte può piacere un’Europa tenuta assieme dai debiti (di chi deve pagarli e non ha i soldi, e di chi tutela le banche che li hanno prestati, e salterebbero assieme ai clienti), condita con gli egoismi nazionali. La cosa singolare è che mentre i saccenti nostrani invitano a prendere lezioni dagli altri europei, siamo noi a darne in quanto a moderazione e ragionevolezza.
Da noi, infatti, non ci sono condotte paragonabili a quella dei populisti contrari all’Unione, che ieri hanno pareggiato le elezioni politiche finlandesi, con conservatori e socialdemocratici. Né i campioni della xenofobia che crescono in Olanda, Belgio, Gran Bretagna, Austria e via così elencando. Da noi non è mai capitato, come in Francia, che il capo della destra reazionaria batta i socialisti e arrivi al ballottaggio presidenziale, spianando la strada alla rielezione di Chiraq, un uomo della destra.
Già sento il brontolio di quanti mi rimproverano d’essermi dimenticato della Lega, delle sue sparate fracassone, dei suoi deputati che si fanno accompagnare dai maiali per allontanare gli islamici (sai che ridere il giorno che s’accorgono che le bestie da noi tanto, culinariamente, apprezzate sono invise anche agli ebrei!), o i proclami lanciati in un lombardo che i giornali s’affannano a trascrivere, non conoscendolo. Ma non l’ho dimenticata affatto, al contrario: ho in mente che proprio Umberto Bossi, fondatore, animatore e collante della Lega, ha fermato le polemiche contro l’Unione Europea, sul più che delicato tema dell’immigrazione. Ho in mente che un ministro leghista si sta facendo in quattro, con alterne fortune, per europeizzare la questione. Siamo così abituati a campare di luoghi comuni che le parole diventano capaci di distrarci dalla realtà.
E sarà bene che la sinistra ricordi un dettaglio: il governo socialista spagnolo spara sui clandestini, mentre il ministro leghista italiano, con mossa ardita e forse disperata, comunque consegna loro permessi provvisori e di massa. A loro, quale delle due versioni piace, per la politica europea? Quelli che ci tappano la frontiera, inoltre, non sono i governanti della sinistra francese, ma della destra. In concorrenza con altri più a destra di loro. Con chi pensa di schierarsi la sinistra italiana, con i nostri interessi nazionali o con la destra europea? Va bene che il propagandismo e l’accapigliarsi fa premio su tutto, ma stiano attenti.
E stiano attenti i governanti europei, perché se non si considerano comuni i problemi vissuti dall’opinione pubblica come i più importanti, in testa quello dell’immigrazione e delle regole per l’integrazione, non si riuscirà a trovare la formula per rendere reale l’Unione, fin qui piuttosto comunione di debitori e creditori. Non c’è più una frontiera ad Est, con il mondo comunista. C’è concorrenza con il Bric (Brasile, Russia, India e Cina) e c’è il Mediterraneo che sale. E’ cambiato lo scenario, sicché continuare a citare De Gasperi, Shumann e Monet è un’offesa alla loro memoria. Oltre che alla nostra intelligenza.
Pubblicato da Libero
Quando Sarkozy si mette a fare l’anti-italiano sui temi dell’immigrazione (e non solo), per fare concorrenza neanche più a Le Pen, ma a sua figlia, quando la Merkel riscopre l’egoismo energetico, per inseguire le paure dell’opinione pubblica e far concorrenza ai verdi, quando i leaders di ciascun Paese europeo vivono il loro ciclo elettorale interno come la principale priorità, ottengono due risultati: consegnano centralità politica ai loro avversari e fanno crescere gli anti-europeisti nel resto d’Europa. Da nessuna parte può piacere un’Europa tenuta assieme dai debiti (di chi deve pagarli e non ha i soldi, e di chi tutela le banche che li hanno prestati, e salterebbero assieme ai clienti), condita con gli egoismi nazionali. La cosa singolare è che mentre i saccenti nostrani invitano a prendere lezioni dagli altri europei, siamo noi a darne in quanto a moderazione e ragionevolezza.
Da noi, infatti, non ci sono condotte paragonabili a quella dei populisti contrari all’Unione, che ieri hanno pareggiato le elezioni politiche finlandesi, con conservatori e socialdemocratici. Né i campioni della xenofobia che crescono in Olanda, Belgio, Gran Bretagna, Austria e via così elencando. Da noi non è mai capitato, come in Francia, che il capo della destra reazionaria batta i socialisti e arrivi al ballottaggio presidenziale, spianando la strada alla rielezione di Chiraq, un uomo della destra.
Già sento il brontolio di quanti mi rimproverano d’essermi dimenticato della Lega, delle sue sparate fracassone, dei suoi deputati che si fanno accompagnare dai maiali per allontanare gli islamici (sai che ridere il giorno che s’accorgono che le bestie da noi tanto, culinariamente, apprezzate sono invise anche agli ebrei!), o i proclami lanciati in un lombardo che i giornali s’affannano a trascrivere, non conoscendolo. Ma non l’ho dimenticata affatto, al contrario: ho in mente che proprio Umberto Bossi, fondatore, animatore e collante della Lega, ha fermato le polemiche contro l’Unione Europea, sul più che delicato tema dell’immigrazione. Ho in mente che un ministro leghista si sta facendo in quattro, con alterne fortune, per europeizzare la questione. Siamo così abituati a campare di luoghi comuni che le parole diventano capaci di distrarci dalla realtà.
E sarà bene che la sinistra ricordi un dettaglio: il governo socialista spagnolo spara sui clandestini, mentre il ministro leghista italiano, con mossa ardita e forse disperata, comunque consegna loro permessi provvisori e di massa. A loro, quale delle due versioni piace, per la politica europea? Quelli che ci tappano la frontiera, inoltre, non sono i governanti della sinistra francese, ma della destra. In concorrenza con altri più a destra di loro. Con chi pensa di schierarsi la sinistra italiana, con i nostri interessi nazionali o con la destra europea? Va bene che il propagandismo e l’accapigliarsi fa premio su tutto, ma stiano attenti.
E stiano attenti i governanti europei, perché se non si considerano comuni i problemi vissuti dall’opinione pubblica come i più importanti, in testa quello dell’immigrazione e delle regole per l’integrazione, non si riuscirà a trovare la formula per rendere reale l’Unione, fin qui piuttosto comunione di debitori e creditori. Non c’è più una frontiera ad Est, con il mondo comunista. C’è concorrenza con il Bric (Brasile, Russia, India e Cina) e c’è il Mediterraneo che sale. E’ cambiato lo scenario, sicché continuare a citare De Gasperi, Shumann e Monet è un’offesa alla loro memoria. Oltre che alla nostra intelligenza.
Pubblicato da Libero
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.