E’ in discussione l’identità della sinistra
Napolitano e l’anticomunismo
Le parole del Presidente della Repubblica sulle foibe sono importanti ma non risolutedi Davide Giacalone - 13 febbraio 2007
Davvero importanti le parole del Presidente della Repubblica sulle Foibe, ma non coraggiose e non generose nel riconoscere di chi sia il merito di questo, assai tardivo, ravvedimento. Ci torno perché non è in discussione solo una pagina di storia, ma l’identità e la sorte della sinistra italiana. Ha fatto benissimo, Napolitano, e gliene va reso merito, ad avere rotto quella congiura del silenzio e della negazione (di cui egli stesso è stato artefice e protagonista) che imponeva di non ricordare il genocidio subito dagli italiani per mano dei comunisti jugoslavi di Tito. O, peggio ancora a ritenerli non “italiani”, ma “fascisti”, in qualche modo meritevoli dell’orrenda fine, talché a ricordare non fu neanche il mondo democristiano.
Le parole di Napolitano hanno suscitato il dispetto di quanti ancora si definiscono comunisti, e dei molti che hanno cambiato nome senza mutare anima, e costoro avvertono che quei fatti vanno contestualizzati, inquadrati in quei giorni di guerra e di vendetta. Dicono cosa giusta, benché credo non ne valutino le conseguenze. La storia va sempre contestualizzata e non si potranno mai capire gli eventi politici di quegli anni e dell’Italia appena repubblicana se non si ricorda che la grande parte della sinistra si trovò dalla parte del torto, al servizio di una dittatura sterminatrice, da cui riceveva aiuti economici e logistici. Questa situazione si è protratta fin dopo il crollo del muro di Berlino, e questo spiega perché i Napolitano abbiano atteso il trascorrere del secolo. La tragedia della sinistra italiana consiste nell’essere stata dominata da forze nemiche della libertà.
Le parole di Napolitano sarebbero coraggiose, oltre che vere, se egli trovasse modo di riconoscere che il merito della libertà e della verità storica va riconosciuto all’anticomunismo democratico, presente anche nella sinistra (come testimonia eccellentemente Adriano Sansa), ma vituperato e combattuto da quanti vogliono anche il privilegio di essere gli unici autorizzati a potere contestare e correggere se stessi. L’Italia ebbe un antifascismo democratico (talora trucidato dall’antifascismo comunista) come ebbe un anticomunismo democratico. Quella è l’anima della migliore sinistra, ancora sopraffatta da quanti credono sia un buon viatico l’avere molto sbagliato.
www.davidegiacalone.it
Pubblicato da Libero del 13 febbraio 2007
Le parole di Napolitano hanno suscitato il dispetto di quanti ancora si definiscono comunisti, e dei molti che hanno cambiato nome senza mutare anima, e costoro avvertono che quei fatti vanno contestualizzati, inquadrati in quei giorni di guerra e di vendetta. Dicono cosa giusta, benché credo non ne valutino le conseguenze. La storia va sempre contestualizzata e non si potranno mai capire gli eventi politici di quegli anni e dell’Italia appena repubblicana se non si ricorda che la grande parte della sinistra si trovò dalla parte del torto, al servizio di una dittatura sterminatrice, da cui riceveva aiuti economici e logistici. Questa situazione si è protratta fin dopo il crollo del muro di Berlino, e questo spiega perché i Napolitano abbiano atteso il trascorrere del secolo. La tragedia della sinistra italiana consiste nell’essere stata dominata da forze nemiche della libertà.
Le parole di Napolitano sarebbero coraggiose, oltre che vere, se egli trovasse modo di riconoscere che il merito della libertà e della verità storica va riconosciuto all’anticomunismo democratico, presente anche nella sinistra (come testimonia eccellentemente Adriano Sansa), ma vituperato e combattuto da quanti vogliono anche il privilegio di essere gli unici autorizzati a potere contestare e correggere se stessi. L’Italia ebbe un antifascismo democratico (talora trucidato dall’antifascismo comunista) come ebbe un anticomunismo democratico. Quella è l’anima della migliore sinistra, ancora sopraffatta da quanti credono sia un buon viatico l’avere molto sbagliato.
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Pubblicato da Libero del 13 febbraio 2007
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