Gates pubblicherà il codice di Windows
Microsoft si arrende alla Ue
La decisione dopo la maxi-multa.Le istituzioni europee vincono così una battaglia storicadi Alessandro D'Amato - 25 gennaio 2006
Per una volta, l’Europa è riuscita dove gli Usa avevano fallito. Microsoft si è arresa e ha fatto sapere all’Unione Europea che renderà noto il suo codice sorgente agli operatori di software del vecchio continente. La decisione arriva dopo un lungo braccio di ferro tra l’Antitrust europeo, il commissario alla Concorrenza Neelie Kroes e l’azienda di Redmond ed è stata annunciata oggi dal consigliere generale Brad Smith, spiegando che Microsoft “darà in licenza il codice sorgente di Windows” così come oggi distribuisce il sistema operativo.
Per Microsoft si tratta di un cambio di direzione storico. Neanche i tribunali americani, particolarmente duri con la società ai tempi dell"amministrazione Clinton (anche in virtù della vicinanza di Bill Gates ai Repubblicani), erano riusciti ad aprire la cassaforte del codice sorgente di Windows, il listato di programmazione, nascosto a chi usa il programma, che contiene tutte le informazioni sul sofware. Un segreto custodito gelosamente, simbolo universale della potenza quasi mitica del colosso di Redmond.
La svolta arriva al termine di un lungo braccio di ferro, iniziato a marzo del 2004, quando l’Antitrust europea guidata da Mario Monti aveva condannato Microsoft per abuso di posizione dominante nel mercato informatico, imponendo una multa di 497 milioni di euro (circa 960 miliardi delle vecchie lire, la sanzione più alta mai imposta). Ma la cosa più importante erano le sanzioni accessorie imposte all’azienda di Bill Gates: in primo luogo, di commercializzare entro 90 giorni una versione di Windows spogliata del Windows Media Player, il riproduttore multimediale incluso nel pacchetto. Questo perché il software veicolava all’utilizzo delle piattaforme di content providing proprietarie di Microsoft, creando una distorsione della concorrenza.
Ma la sanzione più importante era quella che riguardava la rivelazione delle Application Program Interface (Api) entro 120 giorni: le Api sono componenti che permettono ai programmi di interfacciarsi in maniera diretta con il sistema operativo. Utilizzando queste applicazioni (e al momento solo Microsoft sa come fare e l’informazione è coperta da copyright), gli sviluppatori possono realizzare applicazioni più performanti e stabili. Rivelando come sfruttare le API ai concorrenti, ogni sviluppatore sarà allo stesso livello di sfruttare Windows di Microsoft stessa. Quindi, la parte di codice sorgente che deve essere “rivelata” è solo quella che permette ai software di altre aziende di interagire con Windows. Bill Gates e soci avevano puntualmente saldato il debito, ma nello stesso tempo avevano chiesto la sospensione delle sanzioni.
Il 22 dicembre, la Commissione di Bruxelles aveva avviato una nuova procedura d"infrazione contro Microsoft per “non rispetto di alcuni obblighi per conformarsi alla decisione del marzo 2004”. Ancora oggi, il portavoce di Neelie Kroes, Jonathan Todd, aveva ribadito che “Microsoft è obbligata a rispettare le misure” correttive. A questo punto, per evitare una sanzione di 2 milioni di euro al giorno (che avrebbe avuto valore retroattivo dal 15 dicembre) la società di Gates ha dovuto far arrivare alla Commissione la comunicazione di resa.
Insomma, un monopolio distorsivo della concorrenza, che impediva lo sviluppo del software da parte delle aziende europee, ha oggi subito un duro colpo. Anzi, agendo in coordinamento perfetto, l’Antitrust e la Commissione hanno obbligato uno dei maggiori tycoon del mondo a piegarsi a regole che, oltre ad avvantaggiare le altre imprese, permetteranno anche ai consumatori di avere un ampio margine di scelta. Sarebbe bello che la stessa costanza venisse perpetuata anche in altri settori economici, e prendendosela anche con imprese europee con alte capacità di fare lobbying a Bruxelles.
La guerra di Microsoft, comunque, non finisce qui: il tribunale di primo grado Ue ha infatti fissato per il 24 aprile l"udienza sulla richiesta di appello da parte del colosso di Redmond. Una decisione definitiva non è attesa prima di un anno. Ma ormai la scelta di Microsoft è irreversibile, così come la prova che le istituzioni europee, qualche volta, sanno vincere le battaglie più dure.
Per Microsoft si tratta di un cambio di direzione storico. Neanche i tribunali americani, particolarmente duri con la società ai tempi dell"amministrazione Clinton (anche in virtù della vicinanza di Bill Gates ai Repubblicani), erano riusciti ad aprire la cassaforte del codice sorgente di Windows, il listato di programmazione, nascosto a chi usa il programma, che contiene tutte le informazioni sul sofware. Un segreto custodito gelosamente, simbolo universale della potenza quasi mitica del colosso di Redmond.
La svolta arriva al termine di un lungo braccio di ferro, iniziato a marzo del 2004, quando l’Antitrust europea guidata da Mario Monti aveva condannato Microsoft per abuso di posizione dominante nel mercato informatico, imponendo una multa di 497 milioni di euro (circa 960 miliardi delle vecchie lire, la sanzione più alta mai imposta). Ma la cosa più importante erano le sanzioni accessorie imposte all’azienda di Bill Gates: in primo luogo, di commercializzare entro 90 giorni una versione di Windows spogliata del Windows Media Player, il riproduttore multimediale incluso nel pacchetto. Questo perché il software veicolava all’utilizzo delle piattaforme di content providing proprietarie di Microsoft, creando una distorsione della concorrenza.
Ma la sanzione più importante era quella che riguardava la rivelazione delle Application Program Interface (Api) entro 120 giorni: le Api sono componenti che permettono ai programmi di interfacciarsi in maniera diretta con il sistema operativo. Utilizzando queste applicazioni (e al momento solo Microsoft sa come fare e l’informazione è coperta da copyright), gli sviluppatori possono realizzare applicazioni più performanti e stabili. Rivelando come sfruttare le API ai concorrenti, ogni sviluppatore sarà allo stesso livello di sfruttare Windows di Microsoft stessa. Quindi, la parte di codice sorgente che deve essere “rivelata” è solo quella che permette ai software di altre aziende di interagire con Windows. Bill Gates e soci avevano puntualmente saldato il debito, ma nello stesso tempo avevano chiesto la sospensione delle sanzioni.
Il 22 dicembre, la Commissione di Bruxelles aveva avviato una nuova procedura d"infrazione contro Microsoft per “non rispetto di alcuni obblighi per conformarsi alla decisione del marzo 2004”. Ancora oggi, il portavoce di Neelie Kroes, Jonathan Todd, aveva ribadito che “Microsoft è obbligata a rispettare le misure” correttive. A questo punto, per evitare una sanzione di 2 milioni di euro al giorno (che avrebbe avuto valore retroattivo dal 15 dicembre) la società di Gates ha dovuto far arrivare alla Commissione la comunicazione di resa.
Insomma, un monopolio distorsivo della concorrenza, che impediva lo sviluppo del software da parte delle aziende europee, ha oggi subito un duro colpo. Anzi, agendo in coordinamento perfetto, l’Antitrust e la Commissione hanno obbligato uno dei maggiori tycoon del mondo a piegarsi a regole che, oltre ad avvantaggiare le altre imprese, permetteranno anche ai consumatori di avere un ampio margine di scelta. Sarebbe bello che la stessa costanza venisse perpetuata anche in altri settori economici, e prendendosela anche con imprese europee con alte capacità di fare lobbying a Bruxelles.
La guerra di Microsoft, comunque, non finisce qui: il tribunale di primo grado Ue ha infatti fissato per il 24 aprile l"udienza sulla richiesta di appello da parte del colosso di Redmond. Una decisione definitiva non è attesa prima di un anno. Ma ormai la scelta di Microsoft è irreversibile, così come la prova che le istituzioni europee, qualche volta, sanno vincere le battaglie più dure.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.