La giustizia utilizzata per fini politici
Lo scarso fair play di via Solferino
La Procura aveva rinviato a giudizio Berlusconi. Il Corriere ne ha pubblicati gli attidi Davide Giacalone - 04 luglio 2005
Il Corriere della Sera pubblica quattro pagine (leggibili solo da addetti ai lavori) riproducendo gli atti giudiziari con i quali la procura della Repubblica chiede il rinvio a giudizio di diversi imputati. Fra questi Silvio Berlusconi, e fra questi anche chi è, nel frattempo, morto, ma non per questo viene risparmiato. Che senso ha?
La notizia, naturalmente, era già stata data, ed era rimbalzata sulle prime pagine. Allora a che serve l’odierna pubblicazione? Si dirà: serve a mettere il lettore nelle condizioni di valutare i documenti originali. Ma quella valutazione spetta solo ai giudici, mica ai passanti. E, poi, se così si procede con gli atti dell’accusa immagino lo stesso quotidiano pubblicherà tutte le memorie delle difese!
Questa pubblicazione segue una traccia vecchia e disgustosa, consistente nell’uso di materiale giudiziario ai fini della lotta politica. Si badi: di materiale giudiziario, non di sentenze, non quindi, di verità processuali, ma di mere ipotesi d’accusa. Contro questo costume qualsiasi cittadino di Paesi civili è tutelato con la presunzione d’innocenza, principio cui solo il fascismo ed il comunismo seppero rinunciare.
Lo stesso Corriere della Sera, allora diretto dalla stessa persona, già in passato pubblicò atti giudiziari di grande scalpore, diretti sempre contro il capo del governo, poi rivelatisi privi di fondamento. Si potrebbe, quindi, dire che effettivamente la storia riesce a prodursi prima nella tragedia e poi nella farsa, se non fosse che è attualmente aperta una partita concernete la proprietà di quel quotidiano, ed un certo nervosismo trasuda dalle un tempo ovattate ed autorevoli stanze di via Solferino.
Naturalmente, non ho la più pallida idea circa la colpevolezza o l’innocenza degli odierni accusati. Ma avendo evitato, a vita, di militare nei manipoli dei picchiatori squadristi, così come anche nel brodo di coltura degli sparatori della falce e del martello, rimango convinto che accertarlo non spetti altri che alla giustizia. Ogni volta che la si trascina in piazza le si fa perdere un pezzo di dignità e credibilità.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
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