Per la pacificazione del Paese
Lettera aperta
I Liberali italiani lanciano un appello a Berlusconi dopo la condanna definitiva per frode fiscaledi Raffaello Morelli - 05 agosto 2013
Egregio Senatore Berlusconi,
Le scrivo come liberale invitandoLa a contribuire alla pacificazione e con ciò alla possibilità politica di affrontare senza distrazioni i problemi del paese. I liberali, appunto perché liberali, non hanno mai votato dal 1994 le coalizioni politiche da Lei promosse e sono stati cofondatori dell’Ulivo. Allo stesso tempo, hanno sempre sostenuto che la questione non era sconfiggerLa in termini giudiziari bensì politici, cosa che non sarebbe riuscita con tesi indistinte e lontane da proposte praticabili.
Oggi solo Lei può rimuovere il macigno che paralizza il confronto politico, vista l’attenzione ossessiva ad esso dedicata. Lei ritiene la condanna definitiva in Cassazione sia frutto di persecuzione ed ha tutto il diritto costituzionale di sostenerlo (solo gli illiberali continuano a dire che le sentenze non si commentano). Peraltro è ovvio che ogni sentenza va rispettata. E siccome Lei ha espresso l’intenzione di restare in campo politico, oggettivamente si separano i Suoi destini di singolo e la Sua posizione di capo politico. Le sofisticate tecniche legali che adotterà in sua difesa, non possono più confondersi con la prospettiva delle Sue idee politiche. Il confonderli mina il governo Letta (cosa da Lei sempre esclusa) e alimenta polemiche forti e sterili sul non rispetto della sentenza (vedi strada della “grazia”).
La sentenza definitiva della Cassazione attiva due procedure, la decadenza da senatore e l’arresto. Lei separerebbe la difesa personale dalla prospettiva politica, accelerando nei prossimi giorni le procedure con due Suoi atti autonomi, le dimissioni da Senatore e il consegnarsi in carcere. E’ evidente che questi due atti costituirebbero per Lei grossi sacrifici umani, ma un capo deve avere la capacità di farli, soprattutto perché con ciò toglierebbe il grosso macigno che distrae la politica dai problemi reali e darebbe fiato all’Italia.
Lei non perderebbe il Suo ruolo di guida politica (per i cittadini sostenitori delle Sue tesi) e spianerebbe la strada a riforme su questioni essenziali per il paese, a cominciare, come ha detto il Presidente Napolitano, da quei problemi relativi all"amministrazione della giustizia, già segnalati lo scorso marzo dal gruppo di lavoro presidenziale.
Le rivolgiamo questo invito come liberali Suoi avversari politici perché convinti che togliere all’immobilismo conservatore la scusa Berlusconi sia sciogliere i vincoli dell’Italia.
Con i migliori saluti
Raffaello Morelli - Liberali Italiani
Le scrivo come liberale invitandoLa a contribuire alla pacificazione e con ciò alla possibilità politica di affrontare senza distrazioni i problemi del paese. I liberali, appunto perché liberali, non hanno mai votato dal 1994 le coalizioni politiche da Lei promosse e sono stati cofondatori dell’Ulivo. Allo stesso tempo, hanno sempre sostenuto che la questione non era sconfiggerLa in termini giudiziari bensì politici, cosa che non sarebbe riuscita con tesi indistinte e lontane da proposte praticabili.
Oggi solo Lei può rimuovere il macigno che paralizza il confronto politico, vista l’attenzione ossessiva ad esso dedicata. Lei ritiene la condanna definitiva in Cassazione sia frutto di persecuzione ed ha tutto il diritto costituzionale di sostenerlo (solo gli illiberali continuano a dire che le sentenze non si commentano). Peraltro è ovvio che ogni sentenza va rispettata. E siccome Lei ha espresso l’intenzione di restare in campo politico, oggettivamente si separano i Suoi destini di singolo e la Sua posizione di capo politico. Le sofisticate tecniche legali che adotterà in sua difesa, non possono più confondersi con la prospettiva delle Sue idee politiche. Il confonderli mina il governo Letta (cosa da Lei sempre esclusa) e alimenta polemiche forti e sterili sul non rispetto della sentenza (vedi strada della “grazia”).
La sentenza definitiva della Cassazione attiva due procedure, la decadenza da senatore e l’arresto. Lei separerebbe la difesa personale dalla prospettiva politica, accelerando nei prossimi giorni le procedure con due Suoi atti autonomi, le dimissioni da Senatore e il consegnarsi in carcere. E’ evidente che questi due atti costituirebbero per Lei grossi sacrifici umani, ma un capo deve avere la capacità di farli, soprattutto perché con ciò toglierebbe il grosso macigno che distrae la politica dai problemi reali e darebbe fiato all’Italia.
Lei non perderebbe il Suo ruolo di guida politica (per i cittadini sostenitori delle Sue tesi) e spianerebbe la strada a riforme su questioni essenziali per il paese, a cominciare, come ha detto il Presidente Napolitano, da quei problemi relativi all"amministrazione della giustizia, già segnalati lo scorso marzo dal gruppo di lavoro presidenziale.
Le rivolgiamo questo invito come liberali Suoi avversari politici perché convinti che togliere all’immobilismo conservatore la scusa Berlusconi sia sciogliere i vincoli dell’Italia.
Con i migliori saluti
Raffaello Morelli - Liberali Italiani
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.