Piccoli risparmiatori ancora a rischio truffe
Legge sul risparmio:<br>trasparenza cercasi
Il provvedimento fatica a vedere la luce a causa delle polemiche intorno al caso-Faziodi Alessandro D'Amato e Paolo Bozzacchi - 07 novembre 2005
Ricordate i risparmiatori? Quelle circa 800mila persone che hanno subito la bolla speculativa in borsa, lo sboom delle e-azioni, il caso BiPop-Carire, gli scandali obbligazionari a catena (Tango-Bond, Cirio, Parmalat e Giacomelli) e le trappole di MyWay-4You e dei reverse convertible, sembrano essere stati definitivamente dimenticati. La politica dovrebbe riconquistarne la fiducia, e ha deciso di farlo attraverso la riforma della normativa sulla tutela del risparmio, che cammina a passo di lumaca tra Camera e Senato da oltre un anno e mezzo, trainata soprattutto dalla vicenda Bankitalia.
Certo, la legge ha molte e significative caratteristiche positive: interviene sul funzionamento della governance societaria; rafforza le garanzie di indipendenza di chi fornisce informazioni ai mercati (i revisori dei conti, che spesso finiscono nelle polemiche o peggio); dà un colpo ai paradisi fiscali, anche se non sembra ancora sufficiente per ridurre al minimo lo scandalo dell’utilizzo. L’estensione degli obblighi di trasparenza dovrebbe agevolare la vendita e la circolazione di prodotti dei quali gli investitori conoscano bene le caratteristiche e soprattutto la reale rischiosità.
Ma lascia anche molti problemi irrisolti. Il primo è il disinteresse per la trasparenza come bene pubblico. Una volta il leghista Giancarlo Pagliarini disse a Telepadania che lui a chi falsifica i bilanci avrebbe dato volentieri la pena di morte. Tra questo atteggiamento e quello di Cuccia, che disse in un processo famoso “Non ho mai visto un bilancio che non fosse falso in vita mia”, ci dev’essere una via di mezzo. Al contrario in Italia viene indebolita la sanzione penale sul falso in bilancio: anche questo è un modo di mandare messaggi ai mercati finanziari. E il messaggio è questo: “Da noi depenalizziamo il falso in bilancio, quindi tutti gli amministratori delle società italiane, se fanno qualcosa di scorretto, non si devono preoccupare più di tanto”. Come volete che risponda un investitore estero a questo tipo di considerazione?
Sulla vigilanza bancaria, poi, meglio non parlare. Le acquisizioni bancarie rimangono ancora esposte a un uso discrezionale dei poteri delle autorità di vigilanza, in base a criteri di “simpatia” nei confronti dell’una o dell’altra ipotesi di aggregazione, che nulla hanno a che vedere con le garanzie di sana e prudente gestione del risparmio. E la barzelletta sul limite temporale di durata del mandato del governatore, insieme al can-can che ne è seguito, non fa più ridere nessuno.
Come non ricordare la promessa congiunta (nel gennaio del 2004, in un incontro dell’Aspen Institute) di Giulio Tremonti, Piero Fassino e Giuliano Amato, per un impegno bipartisan finalizzato alla reconquista dei risparmiatori italiani e della credibilità all’estero del sistema-Italia?
Dopo quasi due anni, giovedì si replica: di nuovo all’Aspen con Tremonti e Amato protagonisti del dibattito. Riusciranno a essere credibili con nuove promesse?
Di certo non siamo stati in grado di seguire l" esempio americano: gli States, infatti, a pochi mesi dagli scandali Enron e Worldcom (2002), sono riusciti ad approvare il Sarbanes Oxley Act, che ha stabilito che le organizzazioni devono migliorare la responsabilità, utilizzando procedure e criteri finanziari documentati e accelerando la produzione dei report finanziari che aumentino di fatto la trasparenza. Ad un certo punto la legge sul risparmio è diventato lo strumento preferito della “Caccia al Governatore” che si è scatenata quest’estate. Tutta l’attenzione si è concentrata su questo aspetto, mentre le esigenze che doveva soddisfare erano ben altre. Adesso, distratti tutti dalle polemiche tra Fazisti e anti-Fazisti, ci svegliamo e ci accorgiamo che “gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare”.
Certo, la legge ha molte e significative caratteristiche positive: interviene sul funzionamento della governance societaria; rafforza le garanzie di indipendenza di chi fornisce informazioni ai mercati (i revisori dei conti, che spesso finiscono nelle polemiche o peggio); dà un colpo ai paradisi fiscali, anche se non sembra ancora sufficiente per ridurre al minimo lo scandalo dell’utilizzo. L’estensione degli obblighi di trasparenza dovrebbe agevolare la vendita e la circolazione di prodotti dei quali gli investitori conoscano bene le caratteristiche e soprattutto la reale rischiosità.
Ma lascia anche molti problemi irrisolti. Il primo è il disinteresse per la trasparenza come bene pubblico. Una volta il leghista Giancarlo Pagliarini disse a Telepadania che lui a chi falsifica i bilanci avrebbe dato volentieri la pena di morte. Tra questo atteggiamento e quello di Cuccia, che disse in un processo famoso “Non ho mai visto un bilancio che non fosse falso in vita mia”, ci dev’essere una via di mezzo. Al contrario in Italia viene indebolita la sanzione penale sul falso in bilancio: anche questo è un modo di mandare messaggi ai mercati finanziari. E il messaggio è questo: “Da noi depenalizziamo il falso in bilancio, quindi tutti gli amministratori delle società italiane, se fanno qualcosa di scorretto, non si devono preoccupare più di tanto”. Come volete che risponda un investitore estero a questo tipo di considerazione?
Sulla vigilanza bancaria, poi, meglio non parlare. Le acquisizioni bancarie rimangono ancora esposte a un uso discrezionale dei poteri delle autorità di vigilanza, in base a criteri di “simpatia” nei confronti dell’una o dell’altra ipotesi di aggregazione, che nulla hanno a che vedere con le garanzie di sana e prudente gestione del risparmio. E la barzelletta sul limite temporale di durata del mandato del governatore, insieme al can-can che ne è seguito, non fa più ridere nessuno.
Come non ricordare la promessa congiunta (nel gennaio del 2004, in un incontro dell’Aspen Institute) di Giulio Tremonti, Piero Fassino e Giuliano Amato, per un impegno bipartisan finalizzato alla reconquista dei risparmiatori italiani e della credibilità all’estero del sistema-Italia?
Dopo quasi due anni, giovedì si replica: di nuovo all’Aspen con Tremonti e Amato protagonisti del dibattito. Riusciranno a essere credibili con nuove promesse?
Di certo non siamo stati in grado di seguire l" esempio americano: gli States, infatti, a pochi mesi dagli scandali Enron e Worldcom (2002), sono riusciti ad approvare il Sarbanes Oxley Act, che ha stabilito che le organizzazioni devono migliorare la responsabilità, utilizzando procedure e criteri finanziari documentati e accelerando la produzione dei report finanziari che aumentino di fatto la trasparenza. Ad un certo punto la legge sul risparmio è diventato lo strumento preferito della “Caccia al Governatore” che si è scatenata quest’estate. Tutta l’attenzione si è concentrata su questo aspetto, mentre le esigenze che doveva soddisfare erano ben altre. Adesso, distratti tutti dalle polemiche tra Fazisti e anti-Fazisti, ci svegliamo e ci accorgiamo che “gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare”.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.