Tsunami in corso
La strana coppia a 5 stelle
Casaleggio&Grillo non hanno inventato niente. Dureranno poco e sporcheranno molto, ma sono continuatori di fenomeni radicati e duraturi.di Davide Giacalone - 22 aprile 2013
Ci sono due cose che sono incompatibili con la ditta Casaleggio&Grillo: la legalità democratica e la democrazia interna a una forza politica. Non è la prima volta, nella storia, che una minoranza determinata e priva di freni inibitori s’infila nel sistema democratico e, negandolo, conquista spazi elettorali. La pretesa è sempre la stessa: siamo noi i soli rappresentanti del popolo vero. Cambiano i colori, i simboli, le modalità devozionali al capo, ma sono sempre e solo movimenti antidemocratici. Quando prendono la maggioranza s’avvera la tragedia, ma quando questo accade non è mai merito loro, bensì colpa di chi non ha saputo contrastarli. Nella storia li si riconosce subito, e fin dall’inizio. Se continuano la loro marcia devastatrice è perché qualcuno dei vecchi soggetti pensa di usarli contro i propri avversari. Questi cancri delle democrazie, in fondo, devastano solo i corpi devastati.
Casaleggio&Grillo non hanno inventato niente. Solo chi non sa quel che dice può credere alla galattica minchioneria della “piattaforma liquida”, al partito che si forma dal basso e ad altre rozzezze che ricalcano i vecchi moduli del populismo e della sopraffazione. La vestizione digitale può confondere solo i creduloni analogici. Quei due si sono trovati nel posto giusto al momento giusto, facendo surf su anni e anni d’inconcludenza politica e di televisione demagogica. Nel corso della loro ascesa hanno detto tutto e il contrario di tutto, ma rilevarlo è inutile, perché la coerenza e la credibilità non sono certo le doti con cui attirano i fedeli, attratti dalla dirompenza e dall’aggressività.
Ieri sono passato alla manifestazione, convocata contro l’elezione del presidente della Repubblica. Ai bordi ho trovato un vecchio conoscente, che fu nelle segreterie di Bettino Craxi e Giuliano Amato. Lo saluto e gli faccio burlesco: sei venuto a manifestare? Lui mi risponde seriamente, dice di essere del movimento e mi mostra anche l’apposita pecetta. Me ne spiega il motivo: Davide, è ora di farla finita con i ladri, si deve mandarli via. Guarda, gli ho risposto, che il ladro saresti tu, nonché gli uomini con i quali ti vantavi d’avere lavorato. M’ha guardato come se fossi stato un marziano. Vive in un talk show senza memoria. E capita così, in questi movimenti: c’è l’imprenditore che non ne può più di tasse e il disoccupato che vuole il reddito di cittadinanza, s’incontrano e chiedono che il mondo di oggi vada sulla forca, ma non s’accorgono d’essere fra loro incompatibili.
Casaleggio&Grillo non hanno inventanto nulla neanche nel linguaggio. Quando la Lega parlava di “fucili” o sventolava il cappio alla Camera non solo si tollerò, ma si teorizzò che erano parole buone per la propaganda. Non si ritenne fossero incompatibili con il prendere il ministero degli interni, dove Maroni è andato anche bene. Quando la sinistra dice d’incarnare “l’Italia migliore”, si fa finta di non capire che l’altra sarebbe l’incarnazione della peggiore. Non idee diverse, ma opposte moralità. Sono anni che le parole perdono significato. E sono anni che, dalla televisione alla scuola, dalla famiglia allo stadio le uniche parole forti sono turpiloquio. Ci s’è fatta l’abitudine. La parolaccia isolata può essere maleducazione o sberleffo, le parolacce dilaganti sono pensieracci imperanti.
Il parlare alla radio, dove si deve essere sintetici e la gente non ti guarda in faccia (ma adesso c’è la radiovisione), mi ha abituato ad ascoltare le reazioni del pubblico, via mail, sms o twitter. Non so quante volte mi son beccato del “servo di Berlusconi”, ma anche del “comunista” (giusto ieri ho detto che lo sfarinamento del Pd non è da festeggiare, e vai con “servo di Bersani”). Va bene, ci sta. Ci sono anche commenti positivi. Ma quando parlo dei pentastelluti la reazione è monocorde e plumbea: stai zitto, vergognati, sparisci. Anche quando sostenni, e ne sono convinto, che si deve essere loro grati per avere dato forma elettorale a un malessere profondo. Ma lo dicevo senza l’opportuna sottomissione.
Grillo&Casaleggio accarezzano questa roba, come anche ieri hanno fatto a Roma, contro il Parlamento. Poi candidano Prodi alla presidenza. Dureranno poco e sporcheranno molto, ma sono continuatori di fenomeni radicati e duraturi. Hanno conquistato il conformismo salottiero e quello sgancherato, si tolgano dalla testa di far tacere le persone libere.
Casaleggio&Grillo non hanno inventato niente. Solo chi non sa quel che dice può credere alla galattica minchioneria della “piattaforma liquida”, al partito che si forma dal basso e ad altre rozzezze che ricalcano i vecchi moduli del populismo e della sopraffazione. La vestizione digitale può confondere solo i creduloni analogici. Quei due si sono trovati nel posto giusto al momento giusto, facendo surf su anni e anni d’inconcludenza politica e di televisione demagogica. Nel corso della loro ascesa hanno detto tutto e il contrario di tutto, ma rilevarlo è inutile, perché la coerenza e la credibilità non sono certo le doti con cui attirano i fedeli, attratti dalla dirompenza e dall’aggressività.
Ieri sono passato alla manifestazione, convocata contro l’elezione del presidente della Repubblica. Ai bordi ho trovato un vecchio conoscente, che fu nelle segreterie di Bettino Craxi e Giuliano Amato. Lo saluto e gli faccio burlesco: sei venuto a manifestare? Lui mi risponde seriamente, dice di essere del movimento e mi mostra anche l’apposita pecetta. Me ne spiega il motivo: Davide, è ora di farla finita con i ladri, si deve mandarli via. Guarda, gli ho risposto, che il ladro saresti tu, nonché gli uomini con i quali ti vantavi d’avere lavorato. M’ha guardato come se fossi stato un marziano. Vive in un talk show senza memoria. E capita così, in questi movimenti: c’è l’imprenditore che non ne può più di tasse e il disoccupato che vuole il reddito di cittadinanza, s’incontrano e chiedono che il mondo di oggi vada sulla forca, ma non s’accorgono d’essere fra loro incompatibili.
Casaleggio&Grillo non hanno inventanto nulla neanche nel linguaggio. Quando la Lega parlava di “fucili” o sventolava il cappio alla Camera non solo si tollerò, ma si teorizzò che erano parole buone per la propaganda. Non si ritenne fossero incompatibili con il prendere il ministero degli interni, dove Maroni è andato anche bene. Quando la sinistra dice d’incarnare “l’Italia migliore”, si fa finta di non capire che l’altra sarebbe l’incarnazione della peggiore. Non idee diverse, ma opposte moralità. Sono anni che le parole perdono significato. E sono anni che, dalla televisione alla scuola, dalla famiglia allo stadio le uniche parole forti sono turpiloquio. Ci s’è fatta l’abitudine. La parolaccia isolata può essere maleducazione o sberleffo, le parolacce dilaganti sono pensieracci imperanti.
Il parlare alla radio, dove si deve essere sintetici e la gente non ti guarda in faccia (ma adesso c’è la radiovisione), mi ha abituato ad ascoltare le reazioni del pubblico, via mail, sms o twitter. Non so quante volte mi son beccato del “servo di Berlusconi”, ma anche del “comunista” (giusto ieri ho detto che lo sfarinamento del Pd non è da festeggiare, e vai con “servo di Bersani”). Va bene, ci sta. Ci sono anche commenti positivi. Ma quando parlo dei pentastelluti la reazione è monocorde e plumbea: stai zitto, vergognati, sparisci. Anche quando sostenni, e ne sono convinto, che si deve essere loro grati per avere dato forma elettorale a un malessere profondo. Ma lo dicevo senza l’opportuna sottomissione.
Grillo&Casaleggio accarezzano questa roba, come anche ieri hanno fatto a Roma, contro il Parlamento. Poi candidano Prodi alla presidenza. Dureranno poco e sporcheranno molto, ma sono continuatori di fenomeni radicati e duraturi. Hanno conquistato il conformismo salottiero e quello sgancherato, si tolgano dalla testa di far tacere le persone libere.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.