Fantasmi resuscitati o lotta per bande?
La resa dei conti che non finisce mai
Magistratura (civile) in campo: tocca ancora a Berlusconidi Elio Di Caprio - 07 ottobre 2009
Di Berlusconi si sa più o meno tutto, vita pubblica e vita privata. Egli stesso ci tiene a stare sempre in prima pagina e se non è lui sono gli avversari a dargli sempre una ribalta.
Ma la CIR? Cosa è la CIR di Carlo De Benedetti e la “guerra di Segrate”? Parliamo dell’altro secolo? Se chiedessimo informazioni e commenti ad un ventenne non saprebbe cosa rispondere sul “nuovo” scandalo e forse non saprebbero rispondere neppure alcuni dei deputati “ignoranti” che “Le Jene” si divertono ad intervistare fuori del parlamento.
Forse dovremmo spiegare al ventenne di oggi che quello che si avvia a diventare il ventennio berlusconiano è stato fin dall’inizio profondamente segnato dalla guerra per bande che ha inaugurato il passaggio dalla “prima” alla “seconda” repubblica con codazzo di magistrati e di giornalisti compiacenti. Il risultato immediato della “nuova” stagione fu la soppressione dell’immunità parlamentare per deputati e senatori, compreso il Presidente del Consiglio.
Il risultato a medio termine è stato l’entrata in politica dell’ex magistrato Antonio Di Pietro. Ma il cerchio non si è ancora chiuso: in stridente contrasto con il messaggio propagandistico di una presunta era nuova e semplificata che staremmo tutti vivendo grazie alle intuizioni del Cavaliere, l’Italia continua ad essere risucchiata all’indietro con le reviviscenze di un passato imbarazzante, riattualizzate a comando dalla magistratura penale e ora anche civile.
Sono passati quasi venti anni dal lodo Ciarrapico- Mondadori ( quanti lodi e quante sanatorie nell’Italia di sempre…) che pose fine alla guerra tra il gruppo editoriale “L’espresso” e “Repubblica” da una parte e dall’altra l’emergente gruppo mediatico di Berlusconi che si “accontentò” per conto del socialista Bettino Craxi di occupare il vecchio feudo della Mondadori. Una spartizione in piena regola sul finire della Prima Repubblica, che già faceva intravedere l’importanza futura di altre guerre combattute non più in nome dei tradizionali partiti che di lì a poco sarebbero scomparsi, ma di interessi diffusi destinati a raccogliersi attorno ai nuovi gruppi mediatici tanto potenti da indirizzare e influenzare la pubblica opinione.
In fondo si potrebbe dire che ciò che non è riuscito a Bettino Craxi - spezzare in tutti i modi la connivenza di fatto tra democristiani e comunisti avallata da “Repubblica” per fare emergere il terzo incomodo del partito Socialista - è riuscito venti anni più tardi all’outsider Silvio Berlusconi che tanto outsider non è se già allora sapeva coniugare sapientemente i suoi interessi imprenditoriali con la politica politicante.
Dopo tanto tempo è’ lui, e non Craxi, con tre reti televisive di sua proprietà più altre due del servizio pubblico sotto sorveglianza più governativa che parlamentare, ad aver surclassato il partito di “Repubblica”, che ancora esiste e resiste, ma si trova di fronte il muro del centrodestra, ampio se non compatto, comunque suffragato dal consenso elettorale, non certo scalfibile dalle famose dieci domande di Eugenio Scalfari.
Nulla da eccepire sul lavoro della magistratura per il lodo Mondadori se tira tutte le conseguenze di una corruzione provata a carico della Fininvest e del suo padrone, chiedendo un risarcimento record alla Cir di De Benedetti. Si potrebbe pure cinicamente pensare che almeno in questo caso la corruzione, se c’è stata, è servita comunque a creare un’alternativa al pensiero dominante di “Repubblica”, allo strapotere di un gruppo editoriale che è riuscito per anni a influenzare e “catturare” non solo l’intellighentia di sinistra, ma anche larghi strati della cultura e del potere cattolici.
All’epoca, non dimentichiamolo, i Pansa, gli Adornato, i Guzzanti, i Pera, i Baget Bozzo e i tanti altri giornalisti che si fregiavano dell’ ambita collaborazione al giornale di Scalfari, non contribuivano certo al pluralismo delle opinioni, solo più tardi avrebbero scoperto le loro intime pulsioni di destra che li avrebbero portati sul fronte opposto. “Repubblica” allora era un gran biglietto da visita. Dobbiamo spiegare anche questo al ventenne di oggi?
Non sappiamo dove arriverà la vicenda resuscitata del lodo Mondadori nell’ambito delle numerose traversie giudiziarie che vedono imputato il nostro Presidente del Consiglio e non conta neanche più tanto osservare che, come sempre, (a pensar male non si sbaglia quasi mai) la giustizia in Italia continua a muoversi a tempo e “ad personam”, colpendo a discrezione i personaggi della vita pubblica quando e come vuole.
Come andrà, o meglio, non andrà a finire questa volta? Certamente l’immagine del Cavaliere, già deteriorata sui media stranieri dai gossip vari sulla sua vita privata ne uscirà ulteriormente penalizzata per le vicende in corso.
Ci sono motivi sufficienti a questo punto perché Berlusconi, eletto dal popolo, si dimetta ora per una questione giudiziaria? Ci saranno nuove elezioni? O tutto rimarrà come prima con qualche rimaneggiamento formale all’interno del centro-destra? Le nostre scelte le abbiamo già fatte votando in maggioranza per due grandi partiti e diventando senza saperlo “berlusconiani” o “antiberlusconiani”.
Cosa vogliamo di più? Anche sapere se il Cavaliere è un perseguitato o se i suoi avversari hanno più di una ragione per contestarlo e non rassegnarsi al suo potere? La stampa è libera nonostante le tante dimostrazioni propagandistiche che vorrebbero far apparire il contrario, Berlusconi si tiene il suo conflitto di interessi ed è liberamente attaccato da tutte le parti. La magistratura si sveglia a intermittenza. Chi ci governa, non l’opposizione, ha intenzione di indire una grande manifestazione popolare contro un nemico inafferrabile e immaginario che vorrebbe ribaltare il responso elettorale. Ci è veramente toccata in sorte la dittatura ( o la democrazia) del grottesco, come dice Antonio Scurati?
Forse dovremmo spiegare al ventenne di oggi che quello che si avvia a diventare il ventennio berlusconiano è stato fin dall’inizio profondamente segnato dalla guerra per bande che ha inaugurato il passaggio dalla “prima” alla “seconda” repubblica con codazzo di magistrati e di giornalisti compiacenti. Il risultato immediato della “nuova” stagione fu la soppressione dell’immunità parlamentare per deputati e senatori, compreso il Presidente del Consiglio.
Il risultato a medio termine è stato l’entrata in politica dell’ex magistrato Antonio Di Pietro. Ma il cerchio non si è ancora chiuso: in stridente contrasto con il messaggio propagandistico di una presunta era nuova e semplificata che staremmo tutti vivendo grazie alle intuizioni del Cavaliere, l’Italia continua ad essere risucchiata all’indietro con le reviviscenze di un passato imbarazzante, riattualizzate a comando dalla magistratura penale e ora anche civile.
Sono passati quasi venti anni dal lodo Ciarrapico- Mondadori ( quanti lodi e quante sanatorie nell’Italia di sempre…) che pose fine alla guerra tra il gruppo editoriale “L’espresso” e “Repubblica” da una parte e dall’altra l’emergente gruppo mediatico di Berlusconi che si “accontentò” per conto del socialista Bettino Craxi di occupare il vecchio feudo della Mondadori. Una spartizione in piena regola sul finire della Prima Repubblica, che già faceva intravedere l’importanza futura di altre guerre combattute non più in nome dei tradizionali partiti che di lì a poco sarebbero scomparsi, ma di interessi diffusi destinati a raccogliersi attorno ai nuovi gruppi mediatici tanto potenti da indirizzare e influenzare la pubblica opinione.
In fondo si potrebbe dire che ciò che non è riuscito a Bettino Craxi - spezzare in tutti i modi la connivenza di fatto tra democristiani e comunisti avallata da “Repubblica” per fare emergere il terzo incomodo del partito Socialista - è riuscito venti anni più tardi all’outsider Silvio Berlusconi che tanto outsider non è se già allora sapeva coniugare sapientemente i suoi interessi imprenditoriali con la politica politicante.
Dopo tanto tempo è’ lui, e non Craxi, con tre reti televisive di sua proprietà più altre due del servizio pubblico sotto sorveglianza più governativa che parlamentare, ad aver surclassato il partito di “Repubblica”, che ancora esiste e resiste, ma si trova di fronte il muro del centrodestra, ampio se non compatto, comunque suffragato dal consenso elettorale, non certo scalfibile dalle famose dieci domande di Eugenio Scalfari.
Nulla da eccepire sul lavoro della magistratura per il lodo Mondadori se tira tutte le conseguenze di una corruzione provata a carico della Fininvest e del suo padrone, chiedendo un risarcimento record alla Cir di De Benedetti. Si potrebbe pure cinicamente pensare che almeno in questo caso la corruzione, se c’è stata, è servita comunque a creare un’alternativa al pensiero dominante di “Repubblica”, allo strapotere di un gruppo editoriale che è riuscito per anni a influenzare e “catturare” non solo l’intellighentia di sinistra, ma anche larghi strati della cultura e del potere cattolici.
All’epoca, non dimentichiamolo, i Pansa, gli Adornato, i Guzzanti, i Pera, i Baget Bozzo e i tanti altri giornalisti che si fregiavano dell’ ambita collaborazione al giornale di Scalfari, non contribuivano certo al pluralismo delle opinioni, solo più tardi avrebbero scoperto le loro intime pulsioni di destra che li avrebbero portati sul fronte opposto. “Repubblica” allora era un gran biglietto da visita. Dobbiamo spiegare anche questo al ventenne di oggi?
Non sappiamo dove arriverà la vicenda resuscitata del lodo Mondadori nell’ambito delle numerose traversie giudiziarie che vedono imputato il nostro Presidente del Consiglio e non conta neanche più tanto osservare che, come sempre, (a pensar male non si sbaglia quasi mai) la giustizia in Italia continua a muoversi a tempo e “ad personam”, colpendo a discrezione i personaggi della vita pubblica quando e come vuole.
Come andrà, o meglio, non andrà a finire questa volta? Certamente l’immagine del Cavaliere, già deteriorata sui media stranieri dai gossip vari sulla sua vita privata ne uscirà ulteriormente penalizzata per le vicende in corso.
Ci sono motivi sufficienti a questo punto perché Berlusconi, eletto dal popolo, si dimetta ora per una questione giudiziaria? Ci saranno nuove elezioni? O tutto rimarrà come prima con qualche rimaneggiamento formale all’interno del centro-destra? Le nostre scelte le abbiamo già fatte votando in maggioranza per due grandi partiti e diventando senza saperlo “berlusconiani” o “antiberlusconiani”.
Cosa vogliamo di più? Anche sapere se il Cavaliere è un perseguitato o se i suoi avversari hanno più di una ragione per contestarlo e non rassegnarsi al suo potere? La stampa è libera nonostante le tante dimostrazioni propagandistiche che vorrebbero far apparire il contrario, Berlusconi si tiene il suo conflitto di interessi ed è liberamente attaccato da tutte le parti. La magistratura si sveglia a intermittenza. Chi ci governa, non l’opposizione, ha intenzione di indire una grande manifestazione popolare contro un nemico inafferrabile e immaginario che vorrebbe ribaltare il responso elettorale. Ci è veramente toccata in sorte la dittatura ( o la democrazia) del grottesco, come dice Antonio Scurati?
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.