Web e riservatezza
La privacy del Te (Soro)
Soro non condivide il sistema Usa, dove si controlla molto e spia poco. In Italia, invece, succede il contrario.di Davide Giacalone - 12 giugno 2013
Dubito che dalle parti di Google, Facebook, Amazon, o Apple abbiano perso il sonno alla notizia che il garante della privacy italiano, Antonello Soro, ha deciso di limitare il loro potere. Si saranno domandati: who is iSoro? Non è escluso che convenga domandarcelo anche noi, facendo due conti su quel che costa e a cosa serve l’Autorità che presiede.
In poche parole Soro ha annunciato al Parlamento italiano che non si può andare avanti con i giganti del web che accumulano nostri dati personali, senza neanche consultare lui su come utilizzarli. Peccato, però, che i servizi offerti da quei soggetti non sono solo molto appetiti dal pubblico, ma comportino proprio una volontaria cessione di privacy. Non che la cosa non abbia profili delicati, naturalmente, ma vale la stessa inquietudine, ad esempio, per le carte di credito e le compagnie telefoniche, tutti operatori in possesso di dati rilevantissimi circa la nostra privacy. Eppure, fin qui, le varie Autorità non sono riuscite a fare altro che produrre montagne di moduli che ci tocca firmare, naturalmente senza mai averne letto il contenuto e senza nulla aspettarci dai loro effetti.
Per non farsi mancare nulla Soro ha anche detto che nei prossimi giorni arriverà un bel provvedimento sulle intercettazioni telefoniche, perché non è bello che siano così abbondantemente riprodotte dai media. Ha veramente ragione, ma dov’erano, lui e la sua Autorità, nel mentre venivano diffuse a pienissime mani? C’è notizia di un solo provvedimento che abbia impedito qualche cosa? Nulla. Sicché giungiamo alla prima conclusione: la relazione annuale, che l’Autorità per la riservatezza dei dati personali rende al Parlamento, è un obbligo di legge, una pura formalità, un atto dovuto. Nonché totalmente inutile.
Il primo garante della privacy fu Stefano Rodotà, già parlamentare, già presidente del Pds. Certo, anche professore di diritto. Il secondo fu Francesco Pizzetti, anch’egli professore di diritto, nonché consulente di Romano Prodi e vice sindaco di Torino. Una carriera politica di minore visibilità, ma eguale ricollocazione protetta e sicura, nonché un’efficacia altrettanto trascurabile. Il terzo è l’attuale, Soro, appunto, la cui specialità è la dermatologia e la cui carriera è quella di parlamentare dell’Ulivo. La seconda cosa è ammirevole, benché sia singolare che tutti i garanti vengano dalla stessa area politica, ma la prima porta ad una reazione epidermica. Accentuata da alcuni numeri.
Eccoli: le sanzioni comminate dall’Autorità ammontano a 3 milioni 800 mila euro; il costo (annuo) di presidente e collegio supera 1 milione; quello del personale si aggira sui 12; spese, coperte pressoché esclusivamente con soldi dell’erario, 30. Diciamo che ha una resa del 10%. So già che contesteranno tutto, ma spero non mi rimproverino di avere violato la loro privacy.
Porto il mio piccolo contributo scientifico: una cosa è controllare, altra spiare. Le telecamere per strada sono utilissime, come anche il sistema Tutor in autostrada. Monitorare quel che accade sul web aiuta a prevenire. La localizzazione dei telefoni cellulari può risultare preziosa. Tutto questo è controllo. Occuparsi dei fatti miei e usarli per sputtanarmi o ricattarmi è spiare. Dice Soro che non condivide il sistema Usa, dove si controlla molto e spia poco. In Italia si spia tanto e controlla poco. Così, a pelle, mi pare che quell’Autorità sia un costo inutile.
In poche parole Soro ha annunciato al Parlamento italiano che non si può andare avanti con i giganti del web che accumulano nostri dati personali, senza neanche consultare lui su come utilizzarli. Peccato, però, che i servizi offerti da quei soggetti non sono solo molto appetiti dal pubblico, ma comportino proprio una volontaria cessione di privacy. Non che la cosa non abbia profili delicati, naturalmente, ma vale la stessa inquietudine, ad esempio, per le carte di credito e le compagnie telefoniche, tutti operatori in possesso di dati rilevantissimi circa la nostra privacy. Eppure, fin qui, le varie Autorità non sono riuscite a fare altro che produrre montagne di moduli che ci tocca firmare, naturalmente senza mai averne letto il contenuto e senza nulla aspettarci dai loro effetti.
Per non farsi mancare nulla Soro ha anche detto che nei prossimi giorni arriverà un bel provvedimento sulle intercettazioni telefoniche, perché non è bello che siano così abbondantemente riprodotte dai media. Ha veramente ragione, ma dov’erano, lui e la sua Autorità, nel mentre venivano diffuse a pienissime mani? C’è notizia di un solo provvedimento che abbia impedito qualche cosa? Nulla. Sicché giungiamo alla prima conclusione: la relazione annuale, che l’Autorità per la riservatezza dei dati personali rende al Parlamento, è un obbligo di legge, una pura formalità, un atto dovuto. Nonché totalmente inutile.
Il primo garante della privacy fu Stefano Rodotà, già parlamentare, già presidente del Pds. Certo, anche professore di diritto. Il secondo fu Francesco Pizzetti, anch’egli professore di diritto, nonché consulente di Romano Prodi e vice sindaco di Torino. Una carriera politica di minore visibilità, ma eguale ricollocazione protetta e sicura, nonché un’efficacia altrettanto trascurabile. Il terzo è l’attuale, Soro, appunto, la cui specialità è la dermatologia e la cui carriera è quella di parlamentare dell’Ulivo. La seconda cosa è ammirevole, benché sia singolare che tutti i garanti vengano dalla stessa area politica, ma la prima porta ad una reazione epidermica. Accentuata da alcuni numeri.
Eccoli: le sanzioni comminate dall’Autorità ammontano a 3 milioni 800 mila euro; il costo (annuo) di presidente e collegio supera 1 milione; quello del personale si aggira sui 12; spese, coperte pressoché esclusivamente con soldi dell’erario, 30. Diciamo che ha una resa del 10%. So già che contesteranno tutto, ma spero non mi rimproverino di avere violato la loro privacy.
Porto il mio piccolo contributo scientifico: una cosa è controllare, altra spiare. Le telecamere per strada sono utilissime, come anche il sistema Tutor in autostrada. Monitorare quel che accade sul web aiuta a prevenire. La localizzazione dei telefoni cellulari può risultare preziosa. Tutto questo è controllo. Occuparsi dei fatti miei e usarli per sputtanarmi o ricattarmi è spiare. Dice Soro che non condivide il sistema Usa, dove si controlla molto e spia poco. In Italia si spia tanto e controlla poco. Così, a pelle, mi pare che quell’Autorità sia un costo inutile.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.