Ancora un giorno da matita nerissima
La politica del cuculo non dà frutti
La crisi si supererà se verrà superata negli Usa, a partire dal risanamento della finanzadi Angelo De Mattia - 01 aprile 2009
Ieri è stato un giorno nigro signanda lapillo, da matita nerissima, per le ulteriori previsioni di caduta del pil nei Paesi dell’area Ocse, e quindi in Italia, con l’aggiunta, per noi, dei dati su disoccupazione, deficit pubblico, produzione industriale. Unico aspetto positivo, il generale calo dell’inflazione (ma sarà anche un sia pur lontano sintomo di deflazione?). Con il suono di questa nuova campana della recessione si avvia, nella serata di oggi, il G20 di Londra.
Appare difficile che il vertice si possa concludere ecletticamente. Non ci sarebbe spazio per una terza via tra un successo – che rappresenterebbe una svolta, considerato il modo in cui di solito si concludono le riunioni della specie – e il fallimento. Nonostante lo scetticismo su di un esito positivo espresso da autorevoli personaggi, fra i quali Dahrendorf sul Corsera di ieri, l’uscita iniziale di politica estera, prima ancora che di politica economica, del Presidente Usa, non potrebbe, tuttavia, essere segnata né dall’insuccesso né da comunicati finali del summit che facciano invidia alla Sibilla cumana.
L’Europa, dal canto suo, intende partecipare al vertice con una single voice. Ci riuscirà? Per essa non dovrebbe essere difficile esternare una posizione unitaria sul rafforzamento del coordinamento internazionale e su titoli tossici, paradisi fiscali, hedge fund, rischi e patrimonializzazione delle banche, remunerazioni dei manager, riforma del Fondo monetario internazionale e allargamento del Financial Stability Forum.
Anche il Governo italiano non avrà difficoltà a convergere, avendo promosso iniziative su diversi di questi argomenti, in particolare, sul superamento dei centri offshore e sulla regolamentazione delle retribuzioni dei vertici bancari e societari. Sono, del resto, materie da tempo analizzate e rese oggetto di proposte da parte del Forum della Stabilità – che si dovrebbe trasformare in Board – presieduto dal Governatore, Mario Draghi.
Il Ministro dell’Economia ha sollevato, nei mesi scorsi, anche il tema del più generale legal standard, della riforma delle giurisdizioni in materia finanziaria, che potrebbe essere sottoposto nel G20 a una prima disamina, con riferimento alla revisione del Fondo monetario, in previsione del G8 di luglio. Insomma, al di là della verifica delle posizioni su questi argomenti dei Paesi emergenti – e la cosa non è affatto secondaria, dovendosi valutare ciò che sosterrà il Governo cinese, ora che si parla addirittura di un G2 (sino-americano) come perno della governance mondiale – dovrebbe esistere, a meno di sorprese, una non effimera convergenza sul tema delle nuove regole in specifici campi, avendo la costituzione di un nuovo ordine monetario e finanziario internazionale nello sfondo delle proposte. Se questa conclusione vi sarà, bisognerà, allora, vedere come sarà riflessa nei documenti conclusivi e come avrà un coerente seguito applicativo, in tempi rapidi e con modalità cogenti. Un’opera non affatto facile.
Dove, invece, il G20 rischia di impantanarsi è a proposito della necessità, ribadita dall’Amministrazione Usa, di procedere a un ulteriore stimolo fiscale globale contro la recessione. La linea europea prevalente è contraria all’impiego di ulteriori risorse pubbliche. In particolare, contrasta questa linea la Germania. L’Italia, anche per non allontanarsi dalla politica economica interna fin qui sostenuta, è allineata sul piano della contrarietà. Eppure, l’evoluzione della crisi, da ultimo i dati di ieri – che non è sufficiente definire esercizi congetturali – dovrebbero indurre a un ripensamento. Anche il nostro Paese che, quanto a risorse pubbliche, finora “ha speso” meno di altri in rapporto al pil, dovrebbe riconsiderare la sua impostazione.
Non si può scegliere di fruire soltanto di altrui politiche di rilancio. La crisi si supererà se verrà innanzitutto superata negli Usa, a partire dal risanamento della finanza. Allora, è difficile assumere la posizione del “vai avanti tu”. La politica del cuculo non dà frutti. Proprio ora che qualche lontano segno di luce si riesce a intravedere, sarebbe bene assestare un forte colpo antirecessivo, in stretto raccordo con gli Usa. Così si appesantiscono i bilanci pubblici, dice la Bce.
Non è, però, una ragione per stare fermi, ma per far seguire, alle politiche di stimolo, adeguate misure strutturali. Costituirebbe una scelta strategica monca ed esposta a una parziale inefficacia l’avvio della definizione delle nuove regole del credito e della finanza senza sufficienti interventi contro l’emergenza nell’economia reale. Coglierà la rappresentanza italiana gli spazi che si aprono per concorrere a superare questa differenza di linee strategiche?
Appare difficile che il vertice si possa concludere ecletticamente. Non ci sarebbe spazio per una terza via tra un successo – che rappresenterebbe una svolta, considerato il modo in cui di solito si concludono le riunioni della specie – e il fallimento. Nonostante lo scetticismo su di un esito positivo espresso da autorevoli personaggi, fra i quali Dahrendorf sul Corsera di ieri, l’uscita iniziale di politica estera, prima ancora che di politica economica, del Presidente Usa, non potrebbe, tuttavia, essere segnata né dall’insuccesso né da comunicati finali del summit che facciano invidia alla Sibilla cumana.
L’Europa, dal canto suo, intende partecipare al vertice con una single voice. Ci riuscirà? Per essa non dovrebbe essere difficile esternare una posizione unitaria sul rafforzamento del coordinamento internazionale e su titoli tossici, paradisi fiscali, hedge fund, rischi e patrimonializzazione delle banche, remunerazioni dei manager, riforma del Fondo monetario internazionale e allargamento del Financial Stability Forum.
Anche il Governo italiano non avrà difficoltà a convergere, avendo promosso iniziative su diversi di questi argomenti, in particolare, sul superamento dei centri offshore e sulla regolamentazione delle retribuzioni dei vertici bancari e societari. Sono, del resto, materie da tempo analizzate e rese oggetto di proposte da parte del Forum della Stabilità – che si dovrebbe trasformare in Board – presieduto dal Governatore, Mario Draghi.
Il Ministro dell’Economia ha sollevato, nei mesi scorsi, anche il tema del più generale legal standard, della riforma delle giurisdizioni in materia finanziaria, che potrebbe essere sottoposto nel G20 a una prima disamina, con riferimento alla revisione del Fondo monetario, in previsione del G8 di luglio. Insomma, al di là della verifica delle posizioni su questi argomenti dei Paesi emergenti – e la cosa non è affatto secondaria, dovendosi valutare ciò che sosterrà il Governo cinese, ora che si parla addirittura di un G2 (sino-americano) come perno della governance mondiale – dovrebbe esistere, a meno di sorprese, una non effimera convergenza sul tema delle nuove regole in specifici campi, avendo la costituzione di un nuovo ordine monetario e finanziario internazionale nello sfondo delle proposte. Se questa conclusione vi sarà, bisognerà, allora, vedere come sarà riflessa nei documenti conclusivi e come avrà un coerente seguito applicativo, in tempi rapidi e con modalità cogenti. Un’opera non affatto facile.
Dove, invece, il G20 rischia di impantanarsi è a proposito della necessità, ribadita dall’Amministrazione Usa, di procedere a un ulteriore stimolo fiscale globale contro la recessione. La linea europea prevalente è contraria all’impiego di ulteriori risorse pubbliche. In particolare, contrasta questa linea la Germania. L’Italia, anche per non allontanarsi dalla politica economica interna fin qui sostenuta, è allineata sul piano della contrarietà. Eppure, l’evoluzione della crisi, da ultimo i dati di ieri – che non è sufficiente definire esercizi congetturali – dovrebbero indurre a un ripensamento. Anche il nostro Paese che, quanto a risorse pubbliche, finora “ha speso” meno di altri in rapporto al pil, dovrebbe riconsiderare la sua impostazione.
Non si può scegliere di fruire soltanto di altrui politiche di rilancio. La crisi si supererà se verrà innanzitutto superata negli Usa, a partire dal risanamento della finanza. Allora, è difficile assumere la posizione del “vai avanti tu”. La politica del cuculo non dà frutti. Proprio ora che qualche lontano segno di luce si riesce a intravedere, sarebbe bene assestare un forte colpo antirecessivo, in stretto raccordo con gli Usa. Così si appesantiscono i bilanci pubblici, dice la Bce.
Non è, però, una ragione per stare fermi, ma per far seguire, alle politiche di stimolo, adeguate misure strutturali. Costituirebbe una scelta strategica monca ed esposta a una parziale inefficacia l’avvio della definizione delle nuove regole del credito e della finanza senza sufficienti interventi contro l’emergenza nell’economia reale. Coglierà la rappresentanza italiana gli spazi che si aprono per concorrere a superare questa differenza di linee strategiche?
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.