Il ministro assediato dalla galassia editoriale di Berlusconi
La parabola del divo Giulio
Non è che toccherà ora alla sinistra difendere il commissario Tremonti?di Elio Di Caprio - 27 settembre 2011
Ma allora Giulio Tremonti ci ha salvato o non ci ha salvato? Forse ha salvato più la sua immagine prevedendo nel marzo 2008 il sopravvenire di una crisi finanziaria di grandi proporzioni, ma non certo calcolando -sarebbe stato troppo- che la causa scatenante potesse essere la bolla immobiliare scoppiata negli USA. Ma non ha salvato la sua persona se il nostro Ministro è già da mesi in calo vistoso di consensi popolari e teme da tempo di essere stritolato dal “metodo Boffo” già sperimentato con successo in ambito PDL per farlo fuori ancora prima che si sapesse del mandato d’arresto al suo più stretto collaboratore , l’on. Milanese.
Dopo Fini immolato alla casa di Montecarlo tocca ora a Tremonti essere estromesso dalla cerchia più stretta di potere in epoca berlusconiana? Sembra di sì a leggere i giornali di centro-destra che fanno capo al nostro Presidente-Editore. Questa volta non c’è bisogno di chiedere aiuto a nessun Lavitola di passaggio per sbarazzarsi di un rivale politico, basta fare le pulci al carattere arrogante e scontroso dell’ex tributarista di Sondrio ed imputargli ogni sorta di sbaglio economico e comportamentale.
Proprio a lui che fino a ieri era presentato ai consessi internazionali come l’altra faccia presentabile dell’Italia, la persona seria che tutto sapeva e prevedeva, l’unico in grado di compensare le estroverse mattane del nostro Presidente del Consiglio. Cosa è successo perché il Ministro all’improvviso venga sfiduciato proprio da coloro che finora se ne facevano schermo per proclamare ai quattro venti che proprio grazie a lui e a Berlusconi non avevamo fatto la fine della Spagna o peggio della Grecia ( poveri Greci)? Sono i giornali di destra e non di sinistra ad attaccare con veemenza l’operato del nostro Ministro dell’Economia, a chiederne un passo indietro preferibile al passo indietro di Berlusconi, a volerne ridurre autorità e prestigio, a impuntarsi per spacchettare il Ministero-monstre di sua competenza creato dalla Riforma più semplicista che semplificatrice dell’ex ministro DS Franco Bassanini.
In Italia tutto si dimentica quando l’accumulo di informazioni continue e spesso contraddittorie sconfina nella disinformazione, nell’ultima immagine fermata dai media che fa dimenticare i precedenti, ma è veramente singolare che le tante incongruenze del Ministro nella sua lunga carriera vengano puntigliosamente scandagliate a ritroso e rese pubbliche più dai media di destra che di sinistra. Sono passati i tempi in cui si lasciava tranquillamente trapelare che poi non sarebbe stata una soluzione da scartare che al trascinatore per professione Silvio Berlusconi potesse succedere il tecnico Tremonti, più popolare di lui nei sondaggi e più credibile per aver “salvato” l’Italia, purchè il tutto avvenisse nell’ambito di un PDL sempre arbitro del potere. La propaganda voleva così. Noi non ci siamo salvati e ora volano gli insulti e le recriminazioni.
Così sentiamo dire ( e ricordarci) da destra che Giulio Tremonti è più ambizioso che competente, è incapace di fare gioco di squadra, dal 1994 parla a (s) proposito delle tasse di due o tre sole aliquote e ora vuole fare una riforma fiscale di 4 mila pagine con cinque documenti in Excel, prima spara contro i banchieri che hanno reso possibile lo scandalo Parmalat e ora ricerca l’assenso delle fondazioni bancarie, crea ponti con la sinistra mettendo a capo della Cassa Depositi e Prestiti Franco Bassanini, critica Prodi per come ha gestito l’entrata nell’euro e finisce per coccolare gli economisti di centro sinistra, si scaglia contro il “mercatismo” deliziando così le correnti antiliberiste del PD e del PDL e poi pretende inutilmente che le indicazioni di un piccolo Ministro della piccola Italia debbano essere adottate a livello mondiale per una nuova e più efficace governance finanziaria globale. Ma non basta: Tremonti, a sentire i suoi nuovi detrattori, si confonde e confonde quando dice di voler tassare non le persone ma le cose e non sai se si riferisca all’Iva o a una tassa patrimoniale, è persino accusato dei famosi tagli lineari al bilancio che la sinistra per prima ha sempre contestato come scioccamente indiscriminati e contrari allo sviluppo. Insomma Giulio Tremonti è trattato ora da destra come un tributarista pseudo-intellettuale diventato per caso (o per ambizione) Ministro grazie a quel Berlusconi di cui non regge più il gioco. Di questo passo, di critica in critica, ci manca solo che venga rivalutato dal PDL l’operato dell’odiato Gianfranco Fini quando nel 2005 costrinse il Cavaliere a dimissionare il suo Ministro dell’Economia perché – aveva capito qualcosa in più del Presidente del Consiglio? - troppo tutto-fare e privo di una sua statura politica al di là dei giochi di prestigio da tecnico dell’economia.
Tutto ritorna e si svilisce nei personalismi di bassa lega quando il format berlusconiano mostra la corda nella pretesa di governare da palazzo Grazioli con tanti deus ex machina, tanti commissari da lui preposti ai settori-chiave dell’azienda Italia per dare immagine e seguito al “governo del fare”, da Guido Bertolaso alla Protezione Civile a Giulio Tremonti alla guida economica per finire ora al commissariamento del suo stesso partito con la nomina a segretario di Angelino Alfano. Ma veramente così tutto si controlla e tutto si regola dall’alto, dal governo al partito ? Il “principe” può pure sbagliare nella nomina dei suoi commissari e pentirsi ma poi questi ultimi, come nel caso di Tremonti, non hanno tutti i torti a resistere per restare in sella in nome della stabilità visto che la loro nomina la debbono ad un Presidente del Consiglio eletto dal popolo e per quanto riguarda Tremonti in particolare si sapeva benissimo prima delle elezioni che il tiket da votare sarebbe stato quello di Berlusconi-Tremonti quale principale collaboratore …
Ma al di là delle aggressioni strumentali, del metodo Boffo o delle impuntature caratteriali del nostro Ministro dell’Economia, ciò che accade smentisce ancora una volta i principali postulati propagandistici in voga negli ultimi anni. Tremonti nuovo nemico? Se il Cavaliere ha accettato per anni di mettere il governo nelle sue mani, accettandone tutti i suggerimenti spericolati a cominciare dall’eliminazione dell’ICI sulla prima casa per vincere le elezioni, non può certo dare ora la responsabilità ad altri che a se stesso, non può più prendersela neppure con gli scarsi poteri che la sua carica gli conferisce rispetto al Parlamento o al Capo dello Stato. E’ lui stesso ad essersi spogliato dei suoi poteri nel settore cruciale dell’economia per dare mano libera a Giulio Tremonti, fidandosene oltre misura.
Certo nessuno pensava che la parabola finisse così, che il commissario Tremonti finisse a sua volta commissariato assieme all’Italia dall’Europa e dalla BCE.
Il cinismo e la convenienza possono suggerire altre soluzioni alternative a Tremonti ad un governo in agonia che cerca capri espiatori per mantenersi a galla. Ma, a parte ogni altra considerazione, quale surplus di fiducia potranno mai avere i mercati in un’Italia così oscillante, che vuole disfarsi del suo Ministro dell’Economia dopo averlo osannato per tre anni come l’imprescindibile guardiano dei nostri conti economici?
Dopo Fini immolato alla casa di Montecarlo tocca ora a Tremonti essere estromesso dalla cerchia più stretta di potere in epoca berlusconiana? Sembra di sì a leggere i giornali di centro-destra che fanno capo al nostro Presidente-Editore. Questa volta non c’è bisogno di chiedere aiuto a nessun Lavitola di passaggio per sbarazzarsi di un rivale politico, basta fare le pulci al carattere arrogante e scontroso dell’ex tributarista di Sondrio ed imputargli ogni sorta di sbaglio economico e comportamentale.
Proprio a lui che fino a ieri era presentato ai consessi internazionali come l’altra faccia presentabile dell’Italia, la persona seria che tutto sapeva e prevedeva, l’unico in grado di compensare le estroverse mattane del nostro Presidente del Consiglio. Cosa è successo perché il Ministro all’improvviso venga sfiduciato proprio da coloro che finora se ne facevano schermo per proclamare ai quattro venti che proprio grazie a lui e a Berlusconi non avevamo fatto la fine della Spagna o peggio della Grecia ( poveri Greci)? Sono i giornali di destra e non di sinistra ad attaccare con veemenza l’operato del nostro Ministro dell’Economia, a chiederne un passo indietro preferibile al passo indietro di Berlusconi, a volerne ridurre autorità e prestigio, a impuntarsi per spacchettare il Ministero-monstre di sua competenza creato dalla Riforma più semplicista che semplificatrice dell’ex ministro DS Franco Bassanini.
In Italia tutto si dimentica quando l’accumulo di informazioni continue e spesso contraddittorie sconfina nella disinformazione, nell’ultima immagine fermata dai media che fa dimenticare i precedenti, ma è veramente singolare che le tante incongruenze del Ministro nella sua lunga carriera vengano puntigliosamente scandagliate a ritroso e rese pubbliche più dai media di destra che di sinistra. Sono passati i tempi in cui si lasciava tranquillamente trapelare che poi non sarebbe stata una soluzione da scartare che al trascinatore per professione Silvio Berlusconi potesse succedere il tecnico Tremonti, più popolare di lui nei sondaggi e più credibile per aver “salvato” l’Italia, purchè il tutto avvenisse nell’ambito di un PDL sempre arbitro del potere. La propaganda voleva così. Noi non ci siamo salvati e ora volano gli insulti e le recriminazioni.
Così sentiamo dire ( e ricordarci) da destra che Giulio Tremonti è più ambizioso che competente, è incapace di fare gioco di squadra, dal 1994 parla a (s) proposito delle tasse di due o tre sole aliquote e ora vuole fare una riforma fiscale di 4 mila pagine con cinque documenti in Excel, prima spara contro i banchieri che hanno reso possibile lo scandalo Parmalat e ora ricerca l’assenso delle fondazioni bancarie, crea ponti con la sinistra mettendo a capo della Cassa Depositi e Prestiti Franco Bassanini, critica Prodi per come ha gestito l’entrata nell’euro e finisce per coccolare gli economisti di centro sinistra, si scaglia contro il “mercatismo” deliziando così le correnti antiliberiste del PD e del PDL e poi pretende inutilmente che le indicazioni di un piccolo Ministro della piccola Italia debbano essere adottate a livello mondiale per una nuova e più efficace governance finanziaria globale. Ma non basta: Tremonti, a sentire i suoi nuovi detrattori, si confonde e confonde quando dice di voler tassare non le persone ma le cose e non sai se si riferisca all’Iva o a una tassa patrimoniale, è persino accusato dei famosi tagli lineari al bilancio che la sinistra per prima ha sempre contestato come scioccamente indiscriminati e contrari allo sviluppo. Insomma Giulio Tremonti è trattato ora da destra come un tributarista pseudo-intellettuale diventato per caso (o per ambizione) Ministro grazie a quel Berlusconi di cui non regge più il gioco. Di questo passo, di critica in critica, ci manca solo che venga rivalutato dal PDL l’operato dell’odiato Gianfranco Fini quando nel 2005 costrinse il Cavaliere a dimissionare il suo Ministro dell’Economia perché – aveva capito qualcosa in più del Presidente del Consiglio? - troppo tutto-fare e privo di una sua statura politica al di là dei giochi di prestigio da tecnico dell’economia.
Tutto ritorna e si svilisce nei personalismi di bassa lega quando il format berlusconiano mostra la corda nella pretesa di governare da palazzo Grazioli con tanti deus ex machina, tanti commissari da lui preposti ai settori-chiave dell’azienda Italia per dare immagine e seguito al “governo del fare”, da Guido Bertolaso alla Protezione Civile a Giulio Tremonti alla guida economica per finire ora al commissariamento del suo stesso partito con la nomina a segretario di Angelino Alfano. Ma veramente così tutto si controlla e tutto si regola dall’alto, dal governo al partito ? Il “principe” può pure sbagliare nella nomina dei suoi commissari e pentirsi ma poi questi ultimi, come nel caso di Tremonti, non hanno tutti i torti a resistere per restare in sella in nome della stabilità visto che la loro nomina la debbono ad un Presidente del Consiglio eletto dal popolo e per quanto riguarda Tremonti in particolare si sapeva benissimo prima delle elezioni che il tiket da votare sarebbe stato quello di Berlusconi-Tremonti quale principale collaboratore …
Ma al di là delle aggressioni strumentali, del metodo Boffo o delle impuntature caratteriali del nostro Ministro dell’Economia, ciò che accade smentisce ancora una volta i principali postulati propagandistici in voga negli ultimi anni. Tremonti nuovo nemico? Se il Cavaliere ha accettato per anni di mettere il governo nelle sue mani, accettandone tutti i suggerimenti spericolati a cominciare dall’eliminazione dell’ICI sulla prima casa per vincere le elezioni, non può certo dare ora la responsabilità ad altri che a se stesso, non può più prendersela neppure con gli scarsi poteri che la sua carica gli conferisce rispetto al Parlamento o al Capo dello Stato. E’ lui stesso ad essersi spogliato dei suoi poteri nel settore cruciale dell’economia per dare mano libera a Giulio Tremonti, fidandosene oltre misura.
Certo nessuno pensava che la parabola finisse così, che il commissario Tremonti finisse a sua volta commissariato assieme all’Italia dall’Europa e dalla BCE.
Il cinismo e la convenienza possono suggerire altre soluzioni alternative a Tremonti ad un governo in agonia che cerca capri espiatori per mantenersi a galla. Ma, a parte ogni altra considerazione, quale surplus di fiducia potranno mai avere i mercati in un’Italia così oscillante, che vuole disfarsi del suo Ministro dell’Economia dopo averlo osannato per tre anni come l’imprescindibile guardiano dei nostri conti economici?
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.