I limiti di un’organizzazione corporativa
La morte del sindacato
Un’Italia sempre più priva di rappresentanza e riferimentidi Davide Giacalone - 24 settembre 2008
Stiamo assistendo alla morte del sindacato, già oggi capace di rappresentare solo una minoranza dei lavoratori. Non è ai dipendenti che può essere attribuita la responsabilità della decennale agonia d’Alitalia, ma i sindacati, piloti in particolare, stanno facendo l’impossibile per attribuirsene l’esclusiva. Sono accecati, incapaci di ragionare perché concentrati sul loro chiuso mondo di camarille e concorrenze per il potere, non vedono il baratro verso cui corrono, tenendosi l’un l’altro. Non è un bene. Mi sarebbe piaciuto un potere politico capace di piegare le resistenze conservatrici e corporative, di offrire un futuro diverso al mercato ed ai giovani. Ma non è con questo che il sindacato s’è scontrato ed ha perso, è stato piallato dalla pochezza politica di cui è espressione.
Quando il segretario dell’Anpac, Berti, ha tirato fuori il folle argomento dell’insicurezza dei voli, dovuta all’incertezza vissuta dai piloti, esisteva una sola cosa che tutti gli altri, colleghi in testa, avrebbero dovuto dirgli: vattene. Non si tratta di precisare e correggere, ma di togliere di mezzo uno fuori di testa. Quando i sindacati si spaccano, alcuni accettando le condizioni poste dalla cordata che avrebbe dovuto rilevare la parte succosa della società, ed altri opponendovisi, esistono solo due strade: o si va a chiedere l’opinione dei lavoratori, la cui maggioranza non è rappresentata da nessuno di quelli che parlano ed urlano, oppure chi ci sta chiede di andare avanti, contro chi non ci sta. Hanno paura, i sindacati confederali, d’essere scavalcati dagli autonomi? Non s’accorgono che quella paura è già la loro sconfitta, la perdita d’ogni ruolo. Ha paura, Epifani, perché cresce la fronda interna alla Cgil? Quella paura è già la fine della sua leadership.
I sindacati non sanno e non vogliono contrattare veramente il futuro di Alitalia perché sono corresponsabili del passato. Certo, in partecipazione con la politica e con vertici aziendali che dovrebbero vergognarsi e, invece, sono stati premiati e profumatamente pagati. Ora, però, è contro il sindacato che si scarica la rabbia dei cittadini e quella dei lavoratori. E noi, che da anni lo andiamo prevedendo, vediamo i pericoli legati a questa sorte, che si sono meritati. Cresce l’Italia priva di rappresentanza e riferimenti.
Pubblicato su libero di mercoledì 24 settembre
Quando il segretario dell’Anpac, Berti, ha tirato fuori il folle argomento dell’insicurezza dei voli, dovuta all’incertezza vissuta dai piloti, esisteva una sola cosa che tutti gli altri, colleghi in testa, avrebbero dovuto dirgli: vattene. Non si tratta di precisare e correggere, ma di togliere di mezzo uno fuori di testa. Quando i sindacati si spaccano, alcuni accettando le condizioni poste dalla cordata che avrebbe dovuto rilevare la parte succosa della società, ed altri opponendovisi, esistono solo due strade: o si va a chiedere l’opinione dei lavoratori, la cui maggioranza non è rappresentata da nessuno di quelli che parlano ed urlano, oppure chi ci sta chiede di andare avanti, contro chi non ci sta. Hanno paura, i sindacati confederali, d’essere scavalcati dagli autonomi? Non s’accorgono che quella paura è già la loro sconfitta, la perdita d’ogni ruolo. Ha paura, Epifani, perché cresce la fronda interna alla Cgil? Quella paura è già la fine della sua leadership.
I sindacati non sanno e non vogliono contrattare veramente il futuro di Alitalia perché sono corresponsabili del passato. Certo, in partecipazione con la politica e con vertici aziendali che dovrebbero vergognarsi e, invece, sono stati premiati e profumatamente pagati. Ora, però, è contro il sindacato che si scarica la rabbia dei cittadini e quella dei lavoratori. E noi, che da anni lo andiamo prevedendo, vediamo i pericoli legati a questa sorte, che si sono meritati. Cresce l’Italia priva di rappresentanza e riferimenti.
Pubblicato su libero di mercoledì 24 settembre
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.