Il Vaticano e le polemiche sul 1 maggio
La laicità che Rivera si sogna
Farsi rappresentare da simile demagogia è quanto di peggio la sinistra possa accettaredi Davide Giacalone - 04 maggio 2007
Quel Rivera che s’è conquistato applausi, conformisti e sciocchi, recitando un copione concordato con gli organizzatori della piazzata (ove c’era di tutto, al posto dei lavoratori) non è un anticlericale e neanche un laico, è un cattolico. Lo dice lui, e vista la macedonia che si ritrova in testa, visto che non ha capito nulla dei due ladri crocefissi, né del suicidio, né delle messe funebri, fossi in Vaticano mi preoccuperei di sapere quale parroco lo ha cresciuto. Io laico lo sono sul serio e più sommessamente suggerisco di non esagerare, di non scambiare la minaccia con la scemenza, e di dedicare qualche ora in meno al calcetto e qualcuna in più al catechismo. E’ più interessante parlare con fedeli informati che con terzini mancati. Quella piazza, però, e le polemiche successive, non sembra consapevole di quale problema la chiesa sia per la sinistra.
Ai funerali di Vanessa, la ragazza uccisa da una rumena, è stato fischiato un incolpevole ed inutile Marrazzo, presidente della regione e uomo della sinistra, ma l’unico che ha avuto il coraggio di parlare di perdono, nel mentre la folla gridava contro gli stranieri, è stato il prete. Lo ha fatto per cristiana fratellanza, naturalmente, e non per ragioni politiche, ma lo ha fatto. Mentre il sinistrume se ne stava silente e con la coda fra le gambe, visto che nelle periferie non fa fico parlare d’accoglienza ed integrazione.
E ancora: nel mentre la sinistra governa aumentano i lavoratori (spesso extracomunitari) che muoiono, ma se il cordoglio degli uomini di chiesa parla la lingua della solidarietà comunitaria e del soccorso ai più deboli, quello dei governanti incespica nell’inefficienza dei controlli, nell’opposizione sindacale a far divenire ispettori gli ottomila dipendenti dei non più esistenti uffici di collocamento, e nell’evidenza che la mancata sicurezza s’accompagna al lavoro nero, divenendo un problema per le aziende sane ed in regola. Si citi anche una sola decisione di questo governo che tenti di porre rimedio.
La vera minaccia vaticana, quindi, è che gli uomini in tonaca finiscano con il dire quel che una sinistra senza identità non riesce più neanche a vedere, contentandosi di mandare un irsuto avanzo d’oratorio a far ballare e cantare la massa giovanile dei disoccupati masochisti e sindacatofili.
Pubblicato su Libero di Venerdi 4 maggio
Ai funerali di Vanessa, la ragazza uccisa da una rumena, è stato fischiato un incolpevole ed inutile Marrazzo, presidente della regione e uomo della sinistra, ma l’unico che ha avuto il coraggio di parlare di perdono, nel mentre la folla gridava contro gli stranieri, è stato il prete. Lo ha fatto per cristiana fratellanza, naturalmente, e non per ragioni politiche, ma lo ha fatto. Mentre il sinistrume se ne stava silente e con la coda fra le gambe, visto che nelle periferie non fa fico parlare d’accoglienza ed integrazione.
E ancora: nel mentre la sinistra governa aumentano i lavoratori (spesso extracomunitari) che muoiono, ma se il cordoglio degli uomini di chiesa parla la lingua della solidarietà comunitaria e del soccorso ai più deboli, quello dei governanti incespica nell’inefficienza dei controlli, nell’opposizione sindacale a far divenire ispettori gli ottomila dipendenti dei non più esistenti uffici di collocamento, e nell’evidenza che la mancata sicurezza s’accompagna al lavoro nero, divenendo un problema per le aziende sane ed in regola. Si citi anche una sola decisione di questo governo che tenti di porre rimedio.
La vera minaccia vaticana, quindi, è che gli uomini in tonaca finiscano con il dire quel che una sinistra senza identità non riesce più neanche a vedere, contentandosi di mandare un irsuto avanzo d’oratorio a far ballare e cantare la massa giovanile dei disoccupati masochisti e sindacatofili.
Pubblicato su Libero di Venerdi 4 maggio
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.