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Prediche nel deserto delle Autorità indipendenti

La fastidiosa sensazione del déjà vu

Ma chi poi si farà carico e si assumerà le responsabilità della situazione energetica?

di Elio Di Caprio - 13 luglio 2006

Sembra di sognare. E" un film già visto. Prima tocca a Sandro Ortis, presidente dell"Autorità per l"elettricità e gas, denunciare la perdurante dominanza di Eni ed Enel sul mercato italiano dell"energia, nonostante i conati di liberalizzazione contenuti in ben due decreti di Bersani e Letta, varati dal centrosinistra dell"altra legislatura per uniformarsi alle direttive europee in materia. Ora è il turno del Presidente dell"Antitrust, Antonio Catricalà che, sull"onda del clima “liberatorio” creato dal recente decreto del Governo Prodi, si allinea all"analisi di Ortis, sottolineando che l"Eni monopolizza l"import metanifero impedendo ad altri di entrare nel ricco mercato del gas e che l"Enel non è da meno condizionando i prezzi della Borsa Elettrica.
Se l"obbiettivo delle due Autorità è il medesimo per quanto riguarda il mercato dell"energia – illudendo però pericolosamente il cittadino e i politici che la liberalizzazione è di per sé sufficiente a ridurre i costi - ci si domanda perchè non sia una sola Autorità ad avere i poteri sufficienti per regolare il mercato energetico ed eventualmente sanzionare le trasgressioni che poi si ripercuotono sulla vita quotidiana di tutti noi.
E" vero che qualche mese fa l"Antitrust ha comminato all" Eni una multa salata di 298 milioni di euro per avere, tramite una controllata, interrotto il potenziamento del gasdotto di transito che, attraverso la Tunisia, ci porta l"indispensabile gas algerino.
Ma l"intervento è venuto a posteriori, a cose fatte, e non è detto che la multa non venga ridotta e annullata in pendenza di tanti ricorsi.
Le precedenti segnalazioni delle Autorità “indipendenti” sono state sempre accolte dai parlamentari di maggioranza ed opposizione con freddezza e nonchalance come se si trattasse di enunciazioni accademiche di cui si può anche non tener conto . Adesso il clima sembra cambiato ma è meglio non farsi illusioni. La platea che ascolta le relazioni annuali sulle attività svolte dalle Autorità di regolazione è di prim"ordine, va da Capo dello Stato al Presidente del Consiglio, ai presidenti delle Camere e ai Ministri, a tutto il gotha dell"industria.
Ma poi gli appelli restano inascoltati e la politica ritorna, come sempre a ripiegarsi sui problemi che sembrano più urgenti e immediati.
La liberalizzazione del mercato del gas è ancora più importante di quella dell"elettricità perchè è la fonte gas ad alimentare gran parte delle nuove centrali elettriche o di quelle recentemente convertite da olio combustibile a gas.
Giuliano Amato, già Presidente dell"Antitrust fino al 1997, nel volume di riflessioni sulla sua esperienza “Il gusto della libertà”, riconosce che “ il gas è uno di quei settori dove ci sono dei limiti oggettivi a una piena concorrenza nei Paesi che lo devono prevalentemente importare... ma qualcosa si può fare”. Ad esempio, dice Amato, “non è tollerabile che approvvigionamento e distribuzione siano nelle stesse mani, di Agip e Snam..”
E cosa è successo invece negli anni seguenti nonostante siano intervenuti i decreti di liberalizzazione energetica?
Tutto il contrario : non esistono più la vecchia Agip e la vecchia Snam. L"Eni ha inglobato Snam ed Agip e recentemente l"Italgas per la distribuzione secondaria di gas, controlla la rete di trasporto tramite Snam Rete Gas e gli stoccaggi tramite la Stogit.
Di nuovo sembra una situazione intollerabile ed è di nuovo denunciata, a 10 anni dall"esperienza di Amato, da Ortis, l"attuale Presidente dell"AEEG. Ma di chi è la responsabilità se finora sono prevalse le lobbies sugli interessi di quei consumatori che ora vengono portati sull"altare? Non è stata forse una voluta miopia bipartisan impedire che i servizi locali, compresi quelli di elettricità e gas, venissero affidati “privatamente” e non con gara ufficiale?
L"Eni, dal canto suo, ha fatto di tutto per far fallire la liberalizzazione del mercato del gas, mantenendo sotto stretto controllo i punti chiave, facendo finta di uniformarsi ai tetti di produzione e commercializzazione indicati nel decreto Letta del 1998. Ha trovato un alibi alla sua azione, enfatizzando la sua nuova missione di rispondere in via principale agli azionisti privati e facendosi forte del fatto che non è il momento di ridurre la solidità di uno dei pochi players internazionali rimastici.
Nessuno può chiedere all"Eni, quasi tutta privatizzata, di svolgere il ruolo di primo approvvigionatore per l"energia del nostro Paese e nello stesso tempo non si creano le condizioni per l"arrivo di altri operatori, italiani o esteri. Questa è la realtà.
Le autorità indipendenti pregano al deserto se nessuno sta ad ascoltarle quando indicano quelli che restano i punti critici della nostra condizione energetica : la dipendenza senza pari dalle fonti estere, la corsa indiscriminata al metano, l"uso timido del carbone, la consapevolezza che l"abbandono ventennale del nucleare ci ha fornito garanzie incerte e danni certissimi in tema di costi e di mancata autonomia.
Ma poi chi rimedia a tutto ciò?

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