Un quadro politico più confuso di prima
La destra del post Storace
E'nato il nuovo partito con la benedizione di Berlusconidi Elio Di Caprio - 14 novembre 2007
Elemento di confusione (tanto per rimettere tutto in discussione) o di chiarezza la nascita del raggruppamento di Francesco Storace alla destra della destra? Sembra una lotta impari fino a quando Silvio Berlusconi tutto copre e tutto rappresenta e si sottopone alla convention del nuovo partito al rito goliardico di di “chi non salta comunista è”. In tema di scanzonata spavalderia e di irriverenza impertinente neanche le tristi stampelle inviate da Storace ai senatori a vita e alla Montalcini riescono ad eguagliare i colpi di teatro di cui il capo di Forza Italia è maestro.
La politica spettacolo e le provocazioni non riescono a coprire le contraddizioni e le frustrazioni della destra italiana, ex missina, catapultata in primo piano proprio grazie al frettoloso e vincente “rassemblement” inventato dal Cavaliere per impedire nel "94 la vittoria del PDS degli ex comunisti, mettendoci dentro tutto quello che rimaneva dopo la scomparsa dei grandi partiti. Tutti insieme per cosa? Per far esplodere analoghe contraddizioni nel fronte opposto del centro sinistra? E" qui l"origine di un bipolarismo raccogliticcio che non riesce a trasformasi in bipartitismo e che con le sue distanze interne rischia di prolungare una transizione senza fine. Unione, federazione, partito unico, sono i nuovi e vecchi miraggi inseguiti da tutti, a destra come a sinistra, senza che venga prodotta una coerente strategia per arrivare al risultato auspicato, solo a parole, di una semplificazione del quadro politico.
Il governo Prodi è l"espressione più visibile di un"ammucchiata indistinta che va da Diliberto a Di Pietro, a Mastella, a Dini, vincitrice per un soffio alle ultime elezioni in nome di un antiberlusconismo a pelle cavalcato solo per liberarsi dell"odiato avversario. Ma non è neanche un fronte unito se si pensa che alcune componenti dell"attuale maggioranza sembrano disposte a creare un ponte con quello stesso Berlusconi considerato prima come il nemico numero uno. Il collante del potere ha sempre tenuto insieme l"intenibile, prima nel centrodestra e ora nel centrosinistra. Non c"è dunque da meravigliarsi se solo ora nel centrodestra vengano alla luce malumori e prese di distanza, non si vogliono ingoiare più rospi e un nuovo raggruppamento politico come quello di Storace invita a riscoprire le radici identitarie. In tempi ritenuti a torto o a ragione post ideologici, post comunisti, post fascisti, ma anche post democristiani e post socialisti, è forte la tentazione di rigiocare la carta identitaria per riempire il vuoto, quasi fosse possibile ripartire da punti fermi che tali non sono più. All"estrema sinistra l"ineffabile Oliviero Diliberto vorrebbe trasferire la salma di Lenin dalla Piazza Rossa in Italia per una rinnovata adorazione del leader comunista in salsa italiana, pur di non recidere vecchie radici. E a destra? Non basta dire assieme a Storace e a Berlusconi “chi non salta comunista è” per risolvere i problemi di coesione che hanno già travagliato la precedente esperienza di governo del centro destra.
Certamente un personaggio come Silvio Berlusconi - ma pure l"anti islamica Daniela Santanchè - non rientra nel dna reale o immaginario della destra classica, se per destra si intende quella storicamente emersa nell"Italia del ventesimo secolo. Eppure la destra della destra di Storace guarda con rispetto e simpatia al Cavaliere che si può permettere quella spregiudicata disinvoltura da cui rifugge il “rinnegato” Gianfranco Fini attento a non farsi risucchiare da vecchie polemiche e vecchi anatemi. Il presidente di AN, d"altro canto, proprio grazie alla sua immagine rassicurante e insieme altalenante risulta da anni uno dei leaders più popolari e affidabili, guardato con rispetto anche da quella supponente sinistra che preferirebbe competere con lui piuttosto che con Berlusconi, considerato un personaggio posticcio entrato in politica solo per difendere i suoi interessi personali. La sensazione comune è però che tutto avvenga in ritardo e in confusione, a destra come a sinistra, e allontani la soluzione dei problemi. Il ripiegamento identitario, che neppure la nascita del Partito Democratico è riuscita a contenere, denuncia l"incapacità della classe politica tutta intera di misurarsi con i problemi reali a fronte di un"opinione pubblica sempre più incerta ed inquieta. Può tornare una riedizione aggiornata del governo di centro destra. Ma che farebbe “La Destra” di Storace e Santanchè di fronte a nuove leggi “ad personam”, a nuovi condoni o a nuovi indulti oppure ad una politica estera troppo prona agli interessi degli USA? E poi come verrebbe regolata la concorrenza nella coalizione con la Lega xenofoba e antiimmigrati che però rifiuta quelle radici nazionaliste e stataliste rinverdite dalla destra di Storace? Siamo già passati in men che non si dica dall"anti Berlusconi all"anti Prodi e ritorno. Non è un ritorno al futuro, ma un ritorno al passato di una transizione che non finisce e non finirà senza un ripensamento globale delle attuali coalizioni di governo ed opposizione. L"impressione è che nè Storace e né il suo partito possono farci un gran che fino a quando Berlusconi sarà il dominus incontrastato del centro destra.
La politica spettacolo e le provocazioni non riescono a coprire le contraddizioni e le frustrazioni della destra italiana, ex missina, catapultata in primo piano proprio grazie al frettoloso e vincente “rassemblement” inventato dal Cavaliere per impedire nel "94 la vittoria del PDS degli ex comunisti, mettendoci dentro tutto quello che rimaneva dopo la scomparsa dei grandi partiti. Tutti insieme per cosa? Per far esplodere analoghe contraddizioni nel fronte opposto del centro sinistra? E" qui l"origine di un bipolarismo raccogliticcio che non riesce a trasformasi in bipartitismo e che con le sue distanze interne rischia di prolungare una transizione senza fine. Unione, federazione, partito unico, sono i nuovi e vecchi miraggi inseguiti da tutti, a destra come a sinistra, senza che venga prodotta una coerente strategia per arrivare al risultato auspicato, solo a parole, di una semplificazione del quadro politico.
Il governo Prodi è l"espressione più visibile di un"ammucchiata indistinta che va da Diliberto a Di Pietro, a Mastella, a Dini, vincitrice per un soffio alle ultime elezioni in nome di un antiberlusconismo a pelle cavalcato solo per liberarsi dell"odiato avversario. Ma non è neanche un fronte unito se si pensa che alcune componenti dell"attuale maggioranza sembrano disposte a creare un ponte con quello stesso Berlusconi considerato prima come il nemico numero uno. Il collante del potere ha sempre tenuto insieme l"intenibile, prima nel centrodestra e ora nel centrosinistra. Non c"è dunque da meravigliarsi se solo ora nel centrodestra vengano alla luce malumori e prese di distanza, non si vogliono ingoiare più rospi e un nuovo raggruppamento politico come quello di Storace invita a riscoprire le radici identitarie. In tempi ritenuti a torto o a ragione post ideologici, post comunisti, post fascisti, ma anche post democristiani e post socialisti, è forte la tentazione di rigiocare la carta identitaria per riempire il vuoto, quasi fosse possibile ripartire da punti fermi che tali non sono più. All"estrema sinistra l"ineffabile Oliviero Diliberto vorrebbe trasferire la salma di Lenin dalla Piazza Rossa in Italia per una rinnovata adorazione del leader comunista in salsa italiana, pur di non recidere vecchie radici. E a destra? Non basta dire assieme a Storace e a Berlusconi “chi non salta comunista è” per risolvere i problemi di coesione che hanno già travagliato la precedente esperienza di governo del centro destra.
Certamente un personaggio come Silvio Berlusconi - ma pure l"anti islamica Daniela Santanchè - non rientra nel dna reale o immaginario della destra classica, se per destra si intende quella storicamente emersa nell"Italia del ventesimo secolo. Eppure la destra della destra di Storace guarda con rispetto e simpatia al Cavaliere che si può permettere quella spregiudicata disinvoltura da cui rifugge il “rinnegato” Gianfranco Fini attento a non farsi risucchiare da vecchie polemiche e vecchi anatemi. Il presidente di AN, d"altro canto, proprio grazie alla sua immagine rassicurante e insieme altalenante risulta da anni uno dei leaders più popolari e affidabili, guardato con rispetto anche da quella supponente sinistra che preferirebbe competere con lui piuttosto che con Berlusconi, considerato un personaggio posticcio entrato in politica solo per difendere i suoi interessi personali. La sensazione comune è però che tutto avvenga in ritardo e in confusione, a destra come a sinistra, e allontani la soluzione dei problemi. Il ripiegamento identitario, che neppure la nascita del Partito Democratico è riuscita a contenere, denuncia l"incapacità della classe politica tutta intera di misurarsi con i problemi reali a fronte di un"opinione pubblica sempre più incerta ed inquieta. Può tornare una riedizione aggiornata del governo di centro destra. Ma che farebbe “La Destra” di Storace e Santanchè di fronte a nuove leggi “ad personam”, a nuovi condoni o a nuovi indulti oppure ad una politica estera troppo prona agli interessi degli USA? E poi come verrebbe regolata la concorrenza nella coalizione con la Lega xenofoba e antiimmigrati che però rifiuta quelle radici nazionaliste e stataliste rinverdite dalla destra di Storace? Siamo già passati in men che non si dica dall"anti Berlusconi all"anti Prodi e ritorno. Non è un ritorno al futuro, ma un ritorno al passato di una transizione che non finisce e non finirà senza un ripensamento globale delle attuali coalizioni di governo ed opposizione. L"impressione è che nè Storace e né il suo partito possono farci un gran che fino a quando Berlusconi sarà il dominus incontrastato del centro destra.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.