L’inefficienza del sistema scolastico
La costosissima fabbrica dei somari
Serve una ventata di innovazione per arrestare la fuga dei cervellidi Davide Giacalone - 05 dicembre 2007
Sprechiamo una montagna di quattrini e con quelli massacriamo i giovani rendendoli analfabeti, incapaci di far di conto e refrattari alle materie scientifiche. Abbiamo un mondo politico che un anno sì e l’altro pure vuol cambiare gli esami di maturità, che compone e scompone i corsi della scuola superiore, che inventa lauree brevi, corte, lampo e non s’accorge d’avere messo al mondo un mostro che perde progressivamente quota. Secondo un’indagine Ocse siamo messi sempre peggio, diplomando e laureando giovani progressivamente meno capaci. Del resto, che vi aspettavate? Se si condanna il merito si allevano somari.
Solo che noi i somari li mettiamo in cattedra, per formarne altri simili. Abbiamo creato un’università dove studenti e professori fanno a gara a chi ci va di meno, incontrandosi solo il giorno degli esami.
Gli uni e gli altri essendo un inutile costo per la collettività. Paghiamo tutti i docenti senza premi al merito, in modo da offrire una rendita alle bestie ed umiliare i bravi e coscienziosi, al punto da spingerli a lavorare meno. Offriamo a tutti gli studenti titoli d’eguale valore, realizzando il sogno collettivista del livellamento al grado più basso. Poi chi è ricco resta ricco, chi eredita una professione se la gode, chi ha i soldi va a studiare all’estero, e tutti gli altri se lo prendono in quel posto. Selezionando in questo modo collochiamo i cretini protetti ai vertici ed i bravi senza padrini in coda, o li facciamo scappare altrove. Il nostro sistema d’istruzione, insomma, è quanto di più ingiusto, classista, mentecatto e costoso si possa immaginare.
Abolizione del valore legale del titolo di studio, concorrenza fra istituti, fine dei finanziamenti a pioggia, valutazione dei docenti e loro licenziabilità, integrazione fra produzione, ricerca e studio, finanziamenti da privati in cambio di corsi specializzanti, cancellazione dei privilegi professionali (gli albi), tasse da pagare e borse di studio da assegnare, autonomia culturale. Facciamo entrare l’aria in quel mondo di morti, ridiamo ai ragazzi la voglia di emergere, la possibilità di vincere, l’orgoglio di essere i primi e non gli eguali. Facciamo diventare poveri i ricchi scemi e ricchi i poveri capaci. O soccomberanno tutti sotto un finnico od un estone che possono studiare veramente.
Pubblicato su Libero di mercoledì 5 dicembre
Gli uni e gli altri essendo un inutile costo per la collettività. Paghiamo tutti i docenti senza premi al merito, in modo da offrire una rendita alle bestie ed umiliare i bravi e coscienziosi, al punto da spingerli a lavorare meno. Offriamo a tutti gli studenti titoli d’eguale valore, realizzando il sogno collettivista del livellamento al grado più basso. Poi chi è ricco resta ricco, chi eredita una professione se la gode, chi ha i soldi va a studiare all’estero, e tutti gli altri se lo prendono in quel posto. Selezionando in questo modo collochiamo i cretini protetti ai vertici ed i bravi senza padrini in coda, o li facciamo scappare altrove. Il nostro sistema d’istruzione, insomma, è quanto di più ingiusto, classista, mentecatto e costoso si possa immaginare.
Abolizione del valore legale del titolo di studio, concorrenza fra istituti, fine dei finanziamenti a pioggia, valutazione dei docenti e loro licenziabilità, integrazione fra produzione, ricerca e studio, finanziamenti da privati in cambio di corsi specializzanti, cancellazione dei privilegi professionali (gli albi), tasse da pagare e borse di studio da assegnare, autonomia culturale. Facciamo entrare l’aria in quel mondo di morti, ridiamo ai ragazzi la voglia di emergere, la possibilità di vincere, l’orgoglio di essere i primi e non gli eguali. Facciamo diventare poveri i ricchi scemi e ricchi i poveri capaci. O soccomberanno tutti sotto un finnico od un estone che possono studiare veramente.
Pubblicato su Libero di mercoledì 5 dicembre
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.