Sondaggi: frutto del più cieco conformismo
L’ora del senso di responsabilità
Delirio del centro-sinistra e pure del centro-destra. Un’Italia alla quale dire “basta!”di Davide Giacalone - 11 aprile 2006
Non sono solo quelli della Nexus a dovere scappare, magari travestiti da suore, nel cuore della notte. No, c’è tutto un convento che deve alzar le gonne per correre più veloce.
La legge stabilisce che, nell’ultima parte della campagna elettorale, non si possono pubblicare i sondaggi, perché influenzerebbero il voto. Ma noi veniamo da più di un anno in cui i sondaggi hanno sempre, costantemente detto che la sinistra avrebbe sbaragliato il berlusconismo. Resta da stabilire se si tratta di un collettivo d’incapaci (che si copiano i risultati l’un con l’altro), o di uno dei frutti del più cieco conformismo. Propendo per la seconda ipotesi, dando per scontata la prima.
Quante volte mi è capitato di essere guardato con amicale compassione quando sostenevo che il risultato elettorale era ancora aperto? Quante volte ho risposto ad ascoltatori e lettori che non si capacitavano di come una persona intelligente (bontà loro) potesse non vedere l’evidente. E l’evidenza era, a sentir loro, che gli italiani ne avevano le tasche piene di Berlusconi e del centro-destra. Essendo prudente rispondevo: ma non amano nemmeno questa sinistra, e non vedo come persone avvedute possa entusiasmarsi per Prodi. Nelle mie preferenze politiche includevo la sconfitta di questa sinistra, sembrandomi la condizione necessaria per vederne nascere una diversa, seria, pragmatica, atlantista, di cui l’Italia ha bisogno. Ha bisogno. C’è una grande parte degli italiani che non ne può più di sentirsi descrivere come imbecille, o come complice di delinquenti, o come fautrice d’evasione fiscale, c’è una grande parte degli italiani che non crede al moralismo senza etica di chi predica e razzola facendo una cosa peggio dell’altra.
E c’è una grande parte degli italiani che sente le vittorie del centro destra come usurpazione del giusto, del vero, del bene, del buono. Gli uni e gli altri vittime dell’abbaglio nato nel lampo giustizialista del biennio ’92-’94. Agli uni ed agli altri vengono proposti prodotti improponibili, costretti a votare per parenti di defunti o per funzionari di partito, sempre perché agli “altri” non si deve darla vinta. Basta.
La sinistra che dice di avere vinto le elezioni è in pieno delirio, qualcuno li avverta. La destra che spera di provare la rivincita ricontando i voti cerchi di ricordare l’esempio di De Gasperi: se i voti fossero stati ricontati la vittoria, il premio di maggioranza, si sarebbe accompagnata ad una troppo forte lacerazione del Paese. Gli uni e gli altri guardino dentro il voto, e si ricordino che la nostra non è una Repubblica presidenziale. Il voto degli italiani è ragionevole e moderato, espresso in modo civile ed ordinato. Si riparta da lì. Si andrà a rivotare ben prima di cinque anni, ma non possiamo andarci fra cinque mesi. E’ l’ora del senso di responsabilità, e chi non ne ha, si tolga dai piedi.
www.davidegiacalone.it
La legge stabilisce che, nell’ultima parte della campagna elettorale, non si possono pubblicare i sondaggi, perché influenzerebbero il voto. Ma noi veniamo da più di un anno in cui i sondaggi hanno sempre, costantemente detto che la sinistra avrebbe sbaragliato il berlusconismo. Resta da stabilire se si tratta di un collettivo d’incapaci (che si copiano i risultati l’un con l’altro), o di uno dei frutti del più cieco conformismo. Propendo per la seconda ipotesi, dando per scontata la prima.
Quante volte mi è capitato di essere guardato con amicale compassione quando sostenevo che il risultato elettorale era ancora aperto? Quante volte ho risposto ad ascoltatori e lettori che non si capacitavano di come una persona intelligente (bontà loro) potesse non vedere l’evidente. E l’evidenza era, a sentir loro, che gli italiani ne avevano le tasche piene di Berlusconi e del centro-destra. Essendo prudente rispondevo: ma non amano nemmeno questa sinistra, e non vedo come persone avvedute possa entusiasmarsi per Prodi. Nelle mie preferenze politiche includevo la sconfitta di questa sinistra, sembrandomi la condizione necessaria per vederne nascere una diversa, seria, pragmatica, atlantista, di cui l’Italia ha bisogno. Ha bisogno. C’è una grande parte degli italiani che non ne può più di sentirsi descrivere come imbecille, o come complice di delinquenti, o come fautrice d’evasione fiscale, c’è una grande parte degli italiani che non crede al moralismo senza etica di chi predica e razzola facendo una cosa peggio dell’altra.
E c’è una grande parte degli italiani che sente le vittorie del centro destra come usurpazione del giusto, del vero, del bene, del buono. Gli uni e gli altri vittime dell’abbaglio nato nel lampo giustizialista del biennio ’92-’94. Agli uni ed agli altri vengono proposti prodotti improponibili, costretti a votare per parenti di defunti o per funzionari di partito, sempre perché agli “altri” non si deve darla vinta. Basta.
La sinistra che dice di avere vinto le elezioni è in pieno delirio, qualcuno li avverta. La destra che spera di provare la rivincita ricontando i voti cerchi di ricordare l’esempio di De Gasperi: se i voti fossero stati ricontati la vittoria, il premio di maggioranza, si sarebbe accompagnata ad una troppo forte lacerazione del Paese. Gli uni e gli altri guardino dentro il voto, e si ricordino che la nostra non è una Repubblica presidenziale. Il voto degli italiani è ragionevole e moderato, espresso in modo civile ed ordinato. Si riparta da lì. Si andrà a rivotare ben prima di cinque anni, ma non possiamo andarci fra cinque mesi. E’ l’ora del senso di responsabilità, e chi non ne ha, si tolga dai piedi.
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L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.