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Public Policy

Energia ed ambiente finalmente nell’agenda UE

L’Italia il fanalino di coda

Va ripensata la nostra politica energetica senza veti localistici ed ambientali

di Elio Di Caprio - 11 gennaio 2007

Se il centro sinistra volesse fare un salto di qualità dovrebbe avviare l’istituzione di un unico Ministero Energia e Ambiente, ma non affidandolo ai Pecoraro Scanio di casa nostra. I due temi di energia ed ambiente sono e saranno sempre più connessi tanto che le burocrazie dell’Unione Europea si sono finalmente svegliate e ne hanno fatto il tema di maggiore rilevanza per il futuro ambientale ed industriale dell’Unione Europea. Il problema dei gas serra che contribuiscono al riscaldamento del pianeta e al mutamento del clima, i sempre più incombenti grovigli geopolitici che già hanno dato inizio ad una rinnovata lotta internazionale per assicurarsi le risorse fossili al minor costo indispensabili allo sviluppo, vanno oltre il nostro perimetro nazionale e forse europeo.

Cosa possiamo fare dunque noi da soli se l’inquinamento globale del pianeta dipende e dipenderà dall’incontrollato e tumultuoso sviluppo industriale di enormi aree come la Cina e l’India? Basterà tagliare i gas serra del 20 o 30 %, con i conseguenti sovracosti per le nostre industrie? Come potrà mai inserirsi l’Europa con un suo potere contrattuale e condizionante nel puzzle del Golfo Persico dove sono nascoste le maggiori riserve di gas e petrolio, quando non riesce nemmeno a presentarsi in maniera unitaria di fronte alla Gazprom russa ed ai suoi ricatti?

Noi italiani ed europei siamo spettatori dei grandi giochi, non possiamo opporci ad ulteriori interventi militari unilaterali degli USA nelle zone critiche dove il terrorismo trova alibi e ragioni per opporsi all’imperialismo di chi vuole appropriarsi o controllare le fonti energetiche dei paesi islamici. Gli americani a loro volta sono per ora solo spettatori muti delle nostre difficoltà di approvvigionamento che oppongono la Russia ricca di petrolio e gas ai Paesi dell’ovest e dell’est europeo sempre più dipendenti da fonti estere.

Che fare? Basta un maggiore coordinamento a livello europeo o è necessario arrivare ad una vera e propria Maastricht dell’energia? I tempi saranno presto maturi per una risposta. Per ora i maggiori Paesi europei vanno avanti in ordine sparso : francesi, italiani, tedeschi bussano a turno alla porta di Putin perchè la Russia mantenga almeno i suoi impegni di fornitura gas e li prolunghi nel tempo. La Commissione Europea dal suo canto non ha il potere – lo ha dichiarato apertamente appena ieri il Presidente della Commissione Barroso - di obbligare i Paesi membri, compresi quelli dell’Est dipendenti in massima parte dal gas e dal petrolio russo e dal nucleare, a cambiare il loro mix energetico di base per razionalizzare e riequilibrare le fonti di approvvigionamento.

La Commissione Europea ha sottolineato che l’Italia, tra i Paesi europei più avanzati, presenta la posizione più critica. Lo sapevamo già. Si possono fare mille tavole rotonde tra esperti di energia per ribadire quanto è sotto gli occhi di tutti da anni: abbiamo un mix energetico fortemente squilibrato verso gli idrocarburi ed il gas in particolare ( con conseguente aggravio delle emissioni nocive) nessuna fonte nucleare e poco carbone e tutti concordano che le cosiddette fonti alternative, dal fotovoltaico all’eolico, alle biomasse, poco possono contribuire a fronte degli incrementi futuri dei consumi energetici. La vera fonte alternativa resta il risparmio energetico...

Ci poniamo nell’Unione Europea agli ultimi posti nella scala dell’autosufficienza energetica, importando l’85% del nostro fabbisogno contro il 50% della media europea. Per il gas siamo in buona compagnia con l’Europa intera che importa attualmente il 50% del suo fabbisogno di gas, percentuale che tra venti anni arriverà all’80% per il progressivo esaurirsi delle riserve continentali. Si può dire dunque che per l’energia i problemi europei sono anche italiani o simili ai nostri, ma non tutti quelli italiani sono paragonabili o assimilabili a quelli europei : tutti gli altri Paesi dell’UE, compresi i nuovi membri, che pur dipendono fino al 90% dall’unica fonte gas della Russia, sono maggiormente diversificati verso le fonti autoctone di carbone e nucleare. Ma da noi il nucleare viene ancora demonizzato quando si sa che è l’unica fonte pulita sicura che non emette i gas serra e consente una diversificazione stabile delle fonti energetiche. Non per nulla la Commissione europea ha invitato gli Stati membri dotati di impianti nucleari a non abbandonare tale fonte, pena un aggravio insostenibile in termini di sicurezza e di difesa ambientale.

Gli ambientalisti troveranno sempre più difficoltà ad osteggiare la fonte nucleare che, con tutti i rischi e le difficoltà di smaltimento scorie, resta incontrovertibilmente una delle poche fonti pulite disponibili. I problemi energetici ed ambientali saranno sempre più connessi per noi e per gli altri, tutti i Paesi dovranno farsene carico con scelte innovative nell’ambito di una sostenibilità complessiva. E si tratta di scelte di lungo termine che dovrebbero essere messe in cantiere già ora. Ma fino a quando ne affideremo la soluzione a personaggi come Pecoraro Scanio ed alla sinistra ambientalista , faremo pochi passi avanti.

Già abbiamo puntato in maniera sproporzionata sulla fonte gas ed i veti localistici ed ambientali ci impediscono di avere rigassificatori sufficienti. Per non scegliere ci culleremo ancora sulle fonti rinnovabili che, pur da incrementare, poco risolvono?

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